Manette americane per Rovelli jr di Susanna MarzollaNino Rovelli

Manette americane per Rovelli jr L'ordine di carcerazione chiesto dal Pool che sospetta una maxitangente di 67 miliardi Manette americane per Rovelli jr Sir-Imi, preso negli Usa ilfiglio del petroliere MILANO. Ieri mattina (ora locale) gli agenti del Custom service americano hanno suonato alla porta di una casa a Indian Head Road, nella cittadina di Riverside (Connecticut). Dovevano eseguire l'arresto di una persona dal nome italiano, che per loro significava assai poco ma che qui riporta a una famiglia di petrolieri e a uno scandalo miliardario: Felice Rovelli. E' da febbraio - si è saputo adesso - che il gip milanese Alessandro Rossato ha firmato, su richiesta della procura, l'ordine di carcerazione per il figlio del petroliere Nino (morto il 30 dicembre del '90) accusato di concorso in corruzione in atti giudiziari. L'ordine è poi diventato un mandato di cattura internazionale perché Rovelli junior, 38 anni, vive da tempo negli Stati Uniti. Lunghe pratiche burocratiche e, ieri, l'arresto. Rovelli è stato arrestato alle 6,45 di mattina, mentre una limousine lo aspettava fuori in strada per portarlo di gran carriera in aeroporto: destinazione Houston. Ora è detenuto e l'udienza per la sua estradizione in Italia è stata già fissata per giovedì prossimo. Il giudice del Connecticut Thomas Smith, infatti, di fronte al quale l'industriale italiano è apparso, ha respinto l'istanza di libertà provvisoria presentata dai suoi legali. Sempre a febbraio il gip aveva firmato l'ordine di custodia anche per la vedova di Nino Rovelli, nonché madre di Felice, Primarosa Battistelli. Ma lei non soltanto vive fuori Italia, precisamente in Svizzera, ma è anche ormai cittadina di quel Paese: arrestarla ed estradarla risulta quindi parecchio complicato. L'arresto di Felice Rovelli fa capire meglio anche la richiesta pre- sentata ieri dalla procura allo stesso gip Rossato: una nuova proroga delle indagini (la seconda) sulla tangente che sarebbe stata pagata dagli eredi del petroliere per ottenere sentenze a loro vantaggio nella causa che li opponeva all'Imi per la vicenda della Sir (fallita nel '79). Per capire quanto accaduto ieri bisogna fare un passo indietro, esattamente a dodici mesi fa. Il 17 maggio del '96 infatti vengono arrestati gli avvocati romani Giovanni Acampora e Attilio Pacifico; viene iscritto sul registro degli indagati (arrestarlo è impossibile perché è stato rieletto in Parlamento) l'ex ministro della Difesa Cesare Previti. Il reato contestato è la corruzione in atti giudiziari perché - secondo l'accusa - avrebbero ricevuto soldi dagli eredi Rovelli per oliare alcuni magistrati romani. Nell'inchiesta ci sono alcune certezze e alcune ipotesi. E' certo, innanzitutto, che i Rovelli vinsero la causa con l'Imi (Istituto mobiliare italiano) condannato a pagare agli eredi del petroliere un assegno da 680 miliardi netti. Una cifra così cospicua che la Svizzera, visto il notevole ingres¬ so di liquido nelle sue banche, concesse ai Rovelli uno sconto sulle tasse. E' certo che nei vari gradi del procedimento civile successero cose strane. Ad esempio la sparizione della procura speciale firmata dall'Imi ai suoi legali, dimodoché il suo ricorso venne dichiarato inammissibile. E' certo ancora che gli eredi Rovelli pagarono a Pacifico, Acampora e Previti circa 67 miliardi (esattamente il 10 per cento del rimborso ottenuto) e che i pagamenti vennero effettuati nel '94 dopo che la vertenza ImiSir si era definitivamente chiusa. Sul perché di quei pagamenti si entra nel campo delle ipotesi. «Corrompere magistrati», sostiene la procura milanese che però non ha ancora esplicitato i loro nomi. «Regolari parcelle per i nostri incarichi», sostengono i tre avvocati. «Esecuzione di una precisa volontà del nostro congiunto di cui non conosciamo i motivi», dichiarano Primarosa e Felice Rovelli. Ed è sul loro ruolo che si accentra il prosieguo dell'indagine, per rispondere ad una domanda: davvero non sapevano nulla della destinazione finale del denaro? E la risposta (della procura) è che lo sapevano perfettamente. A base di questa ipotesi mettono i continui contatti telefonici tra Felice Rovelli, Acampora e Pacifico: contatti che si infittiscono nelle fasi calde della causa civile. E c'è poi il fatto che i pagamenti avvengono attraverso una società di nome Pitara: in termine tecnico un «trust» di cui si conosce solo il nome del gestore (l'avvocato svizzero dei Rovelli Rubino Mensch) mentre proprietario e beneficiari rimangono occulti. Se erano regolari pagamenti di parcelle - si chiedono in procura - perché tanto mistero? Susanna Marzolla La famiglia vinse la causa con l'Imi che sborsò 680 miliardi Nino Rovelli

Luoghi citati: Connecticut, Indian, Italia, Milano, Stati Uniti, Svizzera, Usa