«Contro la Lega servono armi politiche»

«Contro la Lega servono armi politiche» «Contro la Lega servono armi politiche» Mancino ai partiti: troppe ambiguità con Bossi Silvio BerluscA destra: Napolitano IL PRESBDENTE DEL SENATO ROMA. EL suo appartamento di Palazzo Madama, Nicola Mancino si alza dal tavolo da pranzo e, prima di andarsene, saluta i due camerieri che lo hanno servito («grazie») e gli dà la mano. Un tratto da gentiluomo (non aristocratico) del Sud ma poi il discorso cade subito sulla secessione del Nord: «Oggi il fenomeno-Lega è preccupante, ma fino a quando la secessione resta a livello di proposta politica, non la si può criminalizzare. Certo, quando si passa dalla proposta ai comportamenti violenti o di fatto secessionistici, allora le forze dell'ordine e la magistratura non possono non intervenire». In altre parole: la propaganda anche estrema si combatte con la politica? «La Lega va combattuta con le armi della politica. E con un convincimento: che nei confronti di movimenti secessionistici la conventìo ad excludendum sarebbe un atto di lealtà nei confronti del Paese». Vuol dire che fino ad oggi tutti i partiti hanno «civettato» con la Lega? «C'è stata un'attenzione calcolata, opportunistica, un'ambiguità di fondo». Anche lei fu criticato per aver autorizzato la dizione «Per la Padania indipendente» per il gruppo del Senato della Lega... «Una cosa è il fatto scissionistico, altro è un pensiero rivolto a realizzare l'indipendenza di una parte del Paese. E comunque c'è stata qualche disinvoltura sia quando si è formata la combinazione Forza Italia-Lega, sia quando c'è stato il ribaltone». Beh, quella volta anche lei, da capogruppo ppi, ha utilizzato la Lega... «Quando Buttiglione concordò con D'Alema la mozione di sfiducia al governo Berlusconi, io non la firmai». Come non la firmò? La mozione di sfiducia era accompagnata da un lungo elenco di firme... «Non la mia. Né quella dei senatori popolari. La mia tesi era che, avendo accettato tutti la logica del maggioritario, il Polo dovesse poter governare. Il bipolarismo deve rispondere a regole certe: chi vince governa, chi perde controlla e prepara l'alternanza». A Buttiglione cosa disse? «Durante la riunione del gruppo del ppi, gli dissi: questa mozione da noi non sarà mai firmata». Berlusconi lo ha saputo? «Con Berlusconi ne abbiamo parlato diverse volte». Sull'esito della Bicamerale è più ottimista oggi o tre mesi fa? «Ho sostenuto da mesi che nella Bicamerale si confrontano proposte diverse e che nessuno può esercitare veti. Mi pare che si vada in questa direzione». Sembra questa la novità delle ultime 48 ore, ma reggerà? «Il lusso di esercitare un potere di interdizione non ce l'ha più nessuno, pena gli interessi del Paese: chiunque "perde" dovrà collaborare». Presidente, una previsione: la Grande Riforma quando sarà licenziata dal Parlamento? «Non prima della fine del 1998 e non è detto che non si debba andare al 1999. Le questioni sono tante: forma di Stato, bicameralismo, garanzie, cosiddetto federalismo. Se i ritmi del Parlamento restano quelli di oggi e non c'è consapevolezza dell' ine vitabilità di adeguare i regolamenti, continueremo a discutere con i riti della cultura proporzionalistica». Tra Prima e Seconda Repubblica nessuna novità? «Una novità c'è: prima con il più forte pc d'Occidente si discuteva in aula, oggi si gioca a colpi di fiducia o di verifica del numero legale, piuttosto che affrontare il confronto di merito. Fatte le debite eccezioni». L'esecutivo sarà più forte. Anche i parlamentaristi più coerenti alla fine si sono convinti: come mai? «Subito dopo la caduta del fascismo si temeva che il governo potesse avere troppo potere. Poi nel corso degli anni i governi si sono via via indeboliti». Molti dicono per colpa della legge elettorale... «Non è così. Governi stabili li abbiamo avuti quando la politica è stata forte. Durante il centrismo si è fatto in breve tempo l'intervento straordinario nel Mezzogiorno e la riforma agraria. Durante il primo centro-sinistra si è data attuazione alle Regioni, è stato approvato 10 Statuto dei lavoratori. Con quale sistema elettorale?». Il proporzionale... «Appunto. Il guaio ò che oggi per fare una legge di incentivazione di attività produttive ci vogliono mesi, se non anni». Come se ne esce? «Si deve recuperare la centralità dell'esecutivo, con un governo forte, autorevole, duraturo. Ma anche il Parlamento deve conservare 11 suo ruolo centrale, avendo la possibilità di sostituire l'esecutivo. Non all'infuiito e comunque soltanto all'interno dell'area che è stata premiata dall'elettorato. Il ribaltone ò politicamente e moralmente inammissibile». Un governo onnipotente? «No. Se il governo si dimostra incapace o ha un primo ministro non più all'altezza o folgorato da cesarismo, il Parlamento deve utilizzare il potere della sfiducia costruttiva. Il nuovo sistema deve ruotare attorno a due centralità: l'una influenza l'altra, ma nessuna delle due può prevaricare l'altra». Il (muovo» Senato che sta uscendo dalla Bicamerale non dà la fiducia al governo e interviene soltanto su alcune leggi. A che serve una Camera così? «Ho sempre sostenuto un Senato eletto a suffragio universale, che non escluda le rappresentanze delle autonomie, ma senza snaturarne il ruolo di Camera Alta. La seconda Camera dovrà avere funzioni differenziate, conservando la natura bicamerale in tema di riforme costituzionali, leggi elettorali, libertà individuaU e collettive che sono la qualità della democrazia». Presidente, ma così resta il bicameralismo... «No. E per evitare la navetta, occorre che sulle leggi richiamate dal Senato, la Camera abbia l'ultima parola con un quorum qualificato». Fabio Martini «La grande riforma? Non prima dei '99 Si continua a discutere con i riti della cultura proporzionalistica» «Io non firmai la sfiducia a Berlusconi. Avendo tutti accettato il maggioritario, il Polo doveva governare» nti e severi della libera alità eversio più ampio orze demozioni e nella el principio l'indivisibi preoccupa¬ prime reazioni, infatti, c'è stata quella dell'Associazione nazionale magistrati: «La magistratura italiana ha fatto e continuerà a fare il proprio dovere in difesa della legalità, ispirandosi ai valori costituzionali nei quali coni Nicola Mancino A destra: Scalfaro alla festa della Polizia 2l2aB1B1s«ConManc«La grande rifoNon prima deSi continua a disccon i riti della cuproporzionali Silvio Berlusconi A destra: Napolitano Nicola Mancino A destra: Scalfaro alla festa della Polizia

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