E' guerra aperta sul prezzo del latte
V guerra aperta sul prezzo del latte Gli allevatori minacciano di occupare i caseifìci e il blocco delle consegne V guerra aperta sul prezzo del latte Rotta la trattativa fra produttori e industriali ROMA. Sul prezzo del latte si è arrivati allo scontro. La trattativa per il rinnovo del contratto interprofessionale, che si trascinava da oltre tre mesi, è stata rotta ieri, dopo la decisione di Assolatte, l'associazione che riunisce la parte industriale, di non aderire alla proposta di mediazione fatta dal ministro Pinto, nel corso di un incontro al ministero delle risorse agricole. Tutti si aspettavano che questo vertice tra le parti sfociasse in un risultato positivo, anche perché la proposta del ministro era già stata siglata da TJnalat, Pubhlat e Unionalimentare. Ma, dopo il rifiuto di Assolatte, il dialogo, ripetutamente sfilacciato e recuperato in exstremis, si è definitivamente interrotto. La proposta di mediazione fatta da Pinto prevedeva un prezzo di 709,18 lire più Iva per litro di latte refrigerato alla stalla, questo con retrodatazione al primo gennaio '97. Ma, afferma¬ no gli industriali, l'aggiornamento a ieri della trattativa era stato fatto proprio per dar modo ad TJnalat ed Assolatte di valutare l'opportunità di accettare un «lodo» del ministro per un prezzo medio di 700 lire il litro dal primo gennaio di quest'anno al 31 dicembre del 1998. «L'atteggiamento di totale chiusura dimostrato da TJnalat su tale proposta - dice un comunicato di Assolatte - ha sostanzialmente impedito al ministero di svolgere il ruolo di mediazione riproponendo il lodo e conseguentemente la trattativa si è conclusa con la rottura ed il recupero della piena autonomia negoziale delle parti». Da parte loro Confagricoltura, Coldiretti, Confederazione italiana agricoltori e TJnalat definiscono «(incomprensibile e pretestuoso» l'atteggiamento degli industriali. Le organizzazioni agricole valuteranno ora tutte le iniziative sindacali da prendere per tutelare gli interessi dei propri associati e dalla Coldiretti di Milano e Lodi è già partito un appello al presidente del consiglio, Prodi, «affinchè non si limiti ad assistere alla guerra tra produttori e industriali». E gli allevatori ad una guerra sono preparati da tempo: il loro piano di battaglia prevede azioni di protesta che vanno dal blocco delle consegne alle industrie alla occupazione degli stabilimenti di trasformazione, oltre all'istituzione di un presidio permanente davanti alla sede nazionale di Assolatte, a Milano. Intanto, già ieri, picchetti di agricoltori si sono schierati davanti agli stabilimenti Polenghi Lombardo di Lodi e Kraft-Invernizzi di Caravaggio. Analoghe manifestazioni si sono svolte in Emilia Romagna, dove i produttori hanno presidiato gli stabilimenti della Polenghi a Ferrara), della Parmalat a Collecchio presso Parma) e della Giglio a Reggio Emilia. «Voghamo un accordo che abbia validità dal primo aprile 1997 e che riconosca un prezzo di 709 lire al litro più Iva - hanno detto i rappresentanti degli allevatori - nella scorsa campagna agli agricoltori era riconosciuto un prezzo di 772 lire al litro più Iva. Il ribasso è l'ultimo segno di disponibilità della parte agricola». Queste, commentano le organizzazioni agricole, sono state manifestazioni pacifiche, ma d'ora in avanti non sarà più così. Vanni Cornerò Il ministro dell'Agricoltura Pinto
Persone citate: Polenghi, Polenghi Lombardo, Prodi, Vanni Cornerò
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