« Il cemento ha le ore contate »
« Il cemento ha le ore contate » « Il cemento ha le ore contate » «Adesso c'è la volontà politica di agire» IL DIFENSORE DEI TEMPLI FAGRIGENTO ORSE è la volta buona. Spero che questa volta si possa affrontare organicamente la questione dell'abusivismo edilizio, individuando la soluzione giusta. Non dico che dovranno arrivare, sic et simpliciter, le ruspe, penso ad un intervento graduale e mirato: potrebbe essere l'abbattimento, nell'immediato, degli immobili incompleti e abbandonati. E solo successivamente, quando si predisporrà un alloggio da fornire in cambio della casa abbattuta, la demolizione delle altre costruzioni abusive». Parola di Beppe Arnone, 37 anni, capo della segreteria del sottosegretario ai Lavori Pubblici Gianni Mattioli, ma soprattutto ex presidente siciliano di Legambiente, promotore della battaglia per la tutela del patrimonio archeologico della Valle dei Templi. Arnone non nasconde il suo ottimismo, anche se nella vertenza degli abusivi si profila una mediazione che ancora una volta sa di compromesso. «Se compromesso significa farsi carico dei problemi e risolverli ben venga il compromesso - spiega l'ex leader di Legambiente -. Se significa scelte pilatesche che mirano a rinviare o a cambiare tutto per non cambiare niente non faremmo che incancrenire quella cultura dell'abusivismo che ormai è una piaga anche dal punto di vista della democrazia e della convivenza civile». Ma perché, dopo 30 anni, questa dovrebbe essere la volta buona per Liberare la Valle dei Templi dal cemento? «Perché finalmente c'è la volontà politica, a Roma come a Palermo, di affrontare la questione. L'impe¬ gno dei ministri Paolo Costa, ai Lavori Pubblici, e del vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, dei sottosegretari Willer Bordon e Gianni Mattioli e anche dell'assessore regionale siciliano ai Beni culturali Giuseppe D'Andrea mi pare diretto non verso le solite inutili grida manzoniane - il massimo della severità per poi non ottenere nulla - ma verso la volontà di calarsi nel merito delle questioni individuando una mediazione politica, la più utile ed alta possibile». Che cosa ha finora impedito che i 600 edifici abusivi che deturpano la Valle dei Templi fossero demoliti? «Gli abusivi hanno alcune fondate ragioni di protesta contro lo Stato, se consideriamo che per molti anni i cantieri illegali, bloccati dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, venivano poi riaperti proprio da sindaci e pretori, anche quando si trattava di palazzoni costruiti nelle aree vincolate. Questo vergognoso andazzo è terminato solo nell'89 dopo una durissima battaglia di Legambiente contro l'ex pretore Giuseppe Miceli che seguiva tutte le vicende edilizie e che oggi è sotto procedimento del Csm. E non è tutto. Il sindaco di Agrigento Calogero Sodano, quando era l'assessore preposto alle demolizioni, ha pubblicato con i soldi del Comune, un libro dove si poteva leggere che l'abusivismo edilizio ad Agrigento è la risposta fisiologica determinata da un vincolo assurdo ed iniquo che ha fatto della Valle dei Templi non il tesoro, ma la piovra che ha distrutto l'economia. Basta questo esempio per capire come nell'abusivismo vi sia un evidente concorso di colpa da parte dello Stato che oggi deve farsi carico dei costi per la sua soluzione». I presunti diritti degli abusivi che invocano una sanatoria sono stati riconosciuti anche dal vescovo Carmelo Ferraro che si è scagliato apertamente contro lo «Stato padrone». Che ne pensa? «La risposta migliore l'ha data il presidente Scalfaro, qui ad Agri gento nel '95, quando ha detto che lo Stato deve garantire un alloggio a chi ha costruito nella Valle, ma che la Valle deve essere liberata dal cemento illegale. Dobbiamo capirci: se si rivendica il diritto alla casa, il consenso può essere ampio, ma se si rivendica il diritto a quella casa e a quella villa perché vi è un problema di rendita fondiaria elevatissima per il posto in cui si trova, allora non si è in presenza di un vero problema sociale ma di qualcos'altro». Sandra Rizza «Per anni i cantieri illegali bloccati dalla Soprintendenza venivano subito riaperti» Beppe Arnone
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