Tra Clinton e Blair un patto per i giovani Al G7 di Denver un'offensiva congiunta per l'occupazione di Fabio Galvano

Tra Clinton e Blair un patio per i giovani Il Presidente Usa a Londra dal suo «clone politico»: torna il flirt dell'era Reagan-Thatcher Tra Clinton e Blair un patio per i giovani AlG7di Denver un 'offensiva congiunta per l'occupazione LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dalla Casa Bianca alla Sala Bianca di Downing Street, per riallacciare quello che era stato - altri tempi, altra politica - il «rapporto speciale» fra Maggie Thatcher e Ronald Reagan. Ma dal caloroso incontro fra Tony Blair e Bill Clinton, in una giornata londinese di round in round sempre più congeniale a quelli che sono stati definiti «i due cloni» della politica atlantica, sono emersi temi che toccheranno un po' tutti: l'entusiasmo di Blair per «una nuova generazione politica», una filosofia per il futuro aperta a chiunque vorrà rinunciare agli schemi partitici del passato, spiana la strada a una comune iniziativa dei due leader - la proporranno il mese prossimo al vertice G7 di Denver - per una «battaglia dell'occupazione». Ma da Clinton, che con Blair ha discusso anche di allargamento della Nato, di integrazione europea, di Bosnia, è venuta inoltre un'iniezione di fiducia per la pace in Ulster: purché, ha precisato, «ci sia un'inequivoca tregua e l'Ira deponga le armi». Che fra Londra e Washington si fosse tornati a un passato fhrt anche se non proprio al «love-in» suggerito dai commentatori televisivi - è apparso fin dalle prime battute, sili tappeto rosso sistemato per l'occasione davanti al numero 10. Fra democratici americani e laboristi inglesi c'è un rapporto sicuro già dal 1995, rinsaldato dopo il vano aiuto elettorale che Major aveva dato l'anno scorso a Dole. Per giunta i due si rispettano, si ammirano e, oltre ad avere entrambi studiato ad Oxford, hanno due mogli guarda caso - entrambe avvocati di grido. Hanno legato, insomma; e ieri lo si è visto subito. La cantilena del «Bill and Tony» è cominciata non appena Clinton è entrato nella sala in cui si svolgeva la settimanale riunione di gabinetto, onore concesso in passato soltanto a Nixon, nel 1969. Ma la meritava, questo presidente americano che per il premier laborista ha progressi- vamente trasformato la sosta a Londra (di ritorno dall'Aia) in un'intera giornata sulle rive del Tamigi. «Una nuova epoca di comprensione e di collaborazione», ha detto Blair. E Clinton, di rimando, ha lodato quest'Inghilterra «forte in Europa e forte nei suoi rapporti con gli Stati Uniti», ma anche questo premier «ener- gico, vigoroso e ottimista». Consigli per Blair? «Semmai ne vorrei io, da uno che ha conquistato una maggioranza di 179 seggi». «Ma io - ha ribattuto Blair - vorrei sapere come vincere una seconda volta». Il clima di questa giornata baciata dal sole - «una splendida primavera inglese», ha detto Clinton - era segnato. Ma poi i colloqui seri: intensi, a tre riprese. Prendendo la parola a una conferenza stampa congiunta nel «giardino delle rose» di Downing Street, Tony Blair ha insistito sulla svolta politica, sulla «nuova generazione - ha detto - che preferisce la ragione alla dottrina, con forti ideali ma indifferente all'ideologia, capace di giudicare un governo non dai grandi progetti ma dai risultati, al di là delle vecchie divisioni di destra e sinistra». La strada del pragmatismo, insomma: «Un radicalismo di centro - ha insistito Blair -. Stesso terreno ma orizzonti nuovi». E se Clinton non si è sentito di seguirlo su quel percorso, non in pubblico, l'unanimità è stata esplicita sul fronte dell'occupazione. Stati Uniti e Gran Bretagna, è stato annunciato, presenteranno a Denver la nuova iniziativa, rivolta soprattutto alla disoccupazione giovanile: un programma per creare occupazione accrescendo la flessibilità del mercato del lavoro e riducendo i costi per l'industria. E Londra, che l'anno prossimo avrà la presidenza del G7, convocherà a gennaio un minivertice per esaminare - ha detto Blair - «un comune programma per identificare le azioni da intraprendere, quali riforme abbiano funzionato e dove, quali siano fallite». Ma Clinton, che ha annunciato un'imminente visita di Blair a Washington per suggellare anche sull'altra sponda dell'Atlantico «questa partnership così unica, fatta di comuni valori e aspirazioni», ha insistito soprattutto sulla pace in Ulster. A 18 mesi dalla sua trionfale visita a Belfast e Londonderry, quando la pace pareva davvero a portata di mano, il presidente americano ha ricordato con commozione quella grande speranza. «Questa - ha detto - è una pace che dev'essere fatta dalle due parti coinvolte, anche se noi saremo molto attivi e coinvolti a ogni passo». Ma con un monito ai nazionalisti cattolici: «Ritengo che il Sinn Féin debba partecipare al negoziato, ma anche che l'Ira debba rispettare la precondizione della tregua. Non si può dire: discutiamo e spariamo. Ogni processo di pace è lotta per un compromesso; e questo significa che alla fine nessuno è contento al cento per cento». Blair sorrideva: l'avallo dei suoi «passi saggi e giudiziosi», in Ulster, valeva bene il tappeto rosso delle grandi occasioni. Fabio Galvano «Consigli per Tony? Ne vorrei io da uno che ha avuto una maggioranza di 179 seggi al voto» Forte appello del leader americano alla pace in Ulster: «L'Ira rispetti la tregua, non può discutere e sparare» Clinton con Blair alla seduta di gabinetto a Downing Street, un onore concesso solo a Nixon