Oro degli ebrei, le colpe italiane di A. B.

Oro degli ebrei, le colpe italiane STORIA L'autore, giornalista italiano a Tel Aviv: c'è tutto nei nostri archivi di Stato Oro degli ebrei, le colpe italiane Un libro: mai fatto un censimento dei beni razziati TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Così come la Svizzera ed altri Paesi europei, anche l'Italia potrebbe essere presto chiamata a riaprire alcuni vecchi archivi per spiegare alla propria comunità ebraica che fine abbiano fatto ingenti patrimoni e beni immobiliari requisiti negli anni 1939-45. E' questa la conclusione principale del libro «Oro di razza» (Il Mondo 3 Edizioni) presentato ieri dal suo autore, il corrispondente dell'Ansa a Tel Aviv Furio Morroni. In trecento pagine dense di documenti e di dettagliate ricostruzioni della gigantesca rapina ai danni del popolo ebraico compiuta durante la seconda guerra mondiale, Morroni descrive la relazione di simbiosi fra il Terzo Reich e le banche svizzere, i sofisticati meccanismi di riciclaggio da parte di queste ultime delle riserve d'oro razziate dai nazisti, la vicenda dei conti bancari delle vittime dell'Olocausto congelati per mezzo secolo nelle casseforti svizzere. Morroni valuta (sulla base di documenti pubblicati di recente dal Congresso ebraico mondiale, WJC) che le perdite degli ebrei durante le persecuzioni naziste ammontino complessivamente a otto miliardi di dollari (72 miliardi di dollari, al valore attuale). Da questo sconfortante atto di accusa, la sola Danimarca esce a testa alta fra i Paesi europei. Le pagine dedicate al caso italiano sono amare. In ossequio alla logica delle Leggi razziali, i fascisti - scrive Morroni nel 1938 incaricarono un apposito Ente gestione e liquidazione immobiliare (Egeli) di requisire agli ebrei italiani «beni immobiliari in eccedenza». Alla gestione di quei beni - la cui consistenza aumentò drammaticamente negli anni 1943-45 - presero parte attiva 19 banche e istituti di credito. Nel presentare ieri il libro Morroni ha notato con stupore che «non è mai stato effettuato un censimento delle proprietà irnmobiliari requisite agli ebrei italiani, né tantomeno un elenco dei beni restituiti che consenta un confronto». Quasi certamente, ha osservato, la documentazione dell'Egeli è tuttora conservata negli Archivi di Stato: ma si tratta ancora di «terra vergine». Le cifre, afferma Morroni sulla base di una documentazione ancora incompleta, sono ragguardevoli: le confische compiute dal regime fascista negli anni 1938-43 equivalgono ad almeno 300 miliardi di lire di oggi, quelle compiute dalla Repubblica di Salò ad altri 500. Secondo Morroni una novantina di «pur lodevoli» provvedimenti approvati nel dopoguerra non danno affatto la certezza che la comunità ebraica sia stata risarcita della prolungata «rapina di Stato». «Spero - ha concluso - che la pubblicazione del libro induca il governo italiano ad ordinare un'inchiesta che faccia luce su una vicenda rimasta nell'ombra per mezzo secolo», [a. b.]

Persone citate: Furio Morroni, Morroni

Luoghi citati: Danimarca, Italia, Svizzera, Tel Aviv