Le Pen: ecco chi non dovete votare di Enrico Benedetto

Le Pen: ecco chi non dovete votare Le Pen: ecco chi non dovete votare La lista di proscrizione del Fm primo Juppé PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le Pen il Rosso. Anche se definisce il ticket Madelin-Séguin (l'ultima spiaggia del Centro-Destra per ribaltare i sondaggi) un «coccoleone» - animale fantastico che vorrebbe ruggire ma piange lacrime di coccodrillo - nel bestiario elettorale '97 meriterebbe il podio l'imaginifico leader Fn. Si riteneva avesse per ecosistema la Droite. Ma da ieri sera la Francia scopre l'evoluzione darwiniana in specie gauchiste. L'rpr e l'udf si illudevano, nei giorni scorsi, che le minacce di far votare a Sinistra i suoi elettori nel II Turno fossero pretattica o le abituali pressioni ricattatorie. Ora dovranno rassegnarsi. Con perfidia nuova ma astio antico arringa i f edehssimi nel comizio finale, a Parigi, spiegando come la maggioranza governativa debba cadere e gli elettori della fiamma tricolore negarle la menoma fleboclisi. Anche nei ballottaggi triangolari che gli sono sfavorevoli, il Front National non predica - tranne casi sporadici locali - la desistenza. E rende pubbliche «Uste di proscrizione» (Alain Juppé, il sindaco strasburghese Catherine Trautmann, il segretario pcf Robert Hue, i ministri Frangois Bairou e Philippe Douste-Blazy) per eliminare i nemici più invisi. I suffragi che otterrà serviranno quantomeno ad affossare la «cricca» - parole sue - che da 4 anni governa il Paese con il tandem BalladurJuppé. Non potendo vincere, Le Pen già pregusta la maligna soddisfazione di far perdere l'aborritissimo Chirac. Arbitro, dunque. E poi, Challenger. A 48 ore dallo scrutinio definitivo, intravede orizzonti di gloria. Jacques Chirac dimissionario. Nuove Presidenziali. E un frontista all'Eliseo. Lui. Possiamo lasciarlo sognare a occhi aperti. Sempre meglio che gli incubi della «squadra» rpr-udf. La riunione notturna per concludere una campagna disastrosa che in 5 settimane ha accumulato incertezze, errori, guerriglie fratricide e gaffes varie si svolgeva allo «Zénith». L'unico apogeo in circolazione era tuttavia l'appellativo del locale. Discorsi, proclami, battimani. E la speranza nel «miracolo Séguin». In panni da taumaturgo, il presidente dell'Assemblée Nationale che per due anni ha atteso la sua chance dietro il sipario ma le cui velenose congiure anti-Juppé non erano un mistero, riceve un'investitura tardiva e forse inutile. Tranne la sua, non si registra alcun'altra seria candidatura per Matignon, qualora gli chiracchiani vincessero in extremis. La stessa ipotesi Balladur pare tramontata. In compenso, emerge al suo fianco quale virtuale plenipotenziario economico dell'esecutivo un Alain Madelin che Juppé cacciò dal suo governo per mdisciplina e tatcherismo recidivo. Strana coppia. Un populista umorale che adora de Gaulle e predica la Terza via su Maastricht e l'alfiere del liberalismo classico. L'udf mal digerisce il primo. E i gollisti doc il suo compare. Ma insieme potrebbero drenare i consensi sfuggiti al dilapidatore Juppé. L'ardua sentenza domenica. Ci vorrà però ben altro che l'ennesimo appoggio offerto da Claudia Cardinale a Chirac - sponsorizzando il suo successore alla Mairie parigina Jean Tiberi - per frenare la sinora irresistibile Valanga Rosa. L'Eliseo tace. E dopo cinque esternazioni in linea di massima cuntroproducenti non gli si può dare torto. Déjeuner in tète- à-tète fra Chirac e Juppé. Poco trapela. Deve arrivare Cassam Uteem, il presidente di Mauritius che era in udienza a Palazzo, per descriverci uno Jacques Chirac «sereno». Ha già un piede nella coabitazione. E pare esserne conscio. Nel '93 che vide implodere il governo Bérégovoy e la Sinistra ridursi a un'ottantina di seggi su 577 invocò le dimissioni di Frangois Mitterrand. Improbabile che ribadisca il 2 giugno a suo discapito quel lontano auspicio. Bisognerà quindi «coabitare». Ed Alain Juppé che rassegnerà il mandato lunedì prossimo - profetizza un clima «teso». «Credo nella vittoria» dice. A parole i suoi lo seguono ancora. Ma vincere la guerra con un generale pensionando e quello di riserva che ancora non comanda richiede enorme fortuna. Se almeno l'elettorato conservatore dimenticasse l'astensionismo per mobilitarsi contro Jospin. Possibile. Ma pochi ci scommetterebbero. E la rassegnazione si fa strada. Bernadette Chirac e Charles Pasqua hanno inaugurato assieme un «Jardin des limbes». Piacerebbe tradurlo «limbi», come quello presidenziale se il ps arrafferà Matignon. Ma in francese è anche un termine botanico. Ancora due giorni, comunque, e sapremo se il «Paradiso perduto» ha firma Chirac. Enrico Benedetto Il leader del Fronte nazionale Jean-Marie Le Pen

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