Jospin in trionfo nella città di De Gaulle
Jospin in trionfo nella città di De Gaulle A Lille in diecimila applaudono il leader socialista, Jack Lang candidato agli Esteri Jospin in trionfo nella città di De Gaulle Un sondaggio: alla gauche 62 seggi in più ! LILLA v DAL NOSTRO INVIATO Che tirata. «On a un premier ministre qui bouge», sorride orgogliosa Arlette, 19 anni, che vota per la prima volta: socialista. In effetti Idonei Jospin non può essere accusato di immobilismo: due ore fa, alle 20, era negli studi parigini del telegiornale di Tfl, a martellare Chirac e i suoi dioscuri Séguin-Madelin. Per una volta ha preso l'aereo e non l'auto delle sue campagne elettorali, una Peugeot Cabriolet (185 mila chilometri in 4 anni). Adesso è qui, trafelato, al Grand Palais di lilla, con i colleghi comunisti e Verdi e diecimila multanti, a ripetere a voce più alta gli stessi slogan: «Chirac rinnega in corsa il suo Juppé per affidarsi a un anti-europeo, Philippe Séguin, che reclama più Stato, e a un anti-sociale, Alain Madelin, che lo Stato se potesse lo abolirebbe. Questa non è politica, è bricolage. E' tempo di una maggioranza e un primo ministro di sinistra». Ovviamente, lui. I fans, che lo hanno accolto con nove minuti di applausi, saltellano: «On va gagner», vinceremo. Forse sono loro ad aver quasi mandato in tilt il sito Internet del «Journal de Genève», per leggere gli ultimi sondaggi - vietati in Francia - che attribuiscono alla sinistra 320 seggi contro i 258 della destra. «Nous aussi, on bouge», salta e ride la signora Arlette, 75 anni, che ha votato innumerevoli volte, sempre allo stesso modo: socialista. Le due Arlette sono nonna e nipote. Entrambe hanno la maghetta con la scritta verde «I giovani con Jospin» e una rosa in mano. In piedi sui gradini ci sono tre generazioni dì militanti della Gauche, ragazzini e comunisti d'antan con bandiera rossa. Come Jacques, seduto accanto alla signora Arlette, che lo guarda con diffidenza. Arlette dice che per anni si è ritrovata in minoranza di fronte al pcf, che dopo i leader della sua giovinezza, Jean Jaurès, Leon Blum, la sinistra riformista ha vissuto solo umiliazioni. Fino a quando non è arrivato Frangois Mitterrand. L'ombra del presidente, morto un anno e cinque mesi fa, aleggia sul Grand Palais. Sono le prime elezioni senza di lui, e già lo rimpiangono i fedelissimi: Jack Lang, che in un governo Jospin potrebbe essere il ministro degli Esteri; Laurent Fabius, per cui è pronto lo scranno di presidente dell'Assemblea Nazionale; Pierre Mauroy, che ieri sera ha inflitto ai checimila un bignamino di storia della Gauche, dalla Comune a re Frangois. I comunisti, però, ne parlano come del diavolo. «Mitterrand era un essere maligno», ha detto garbatamente la settimana scorsa Georges Marchais, l'ex segretario pcf. «Ci ha fatto perdere due terzi dei voti - si accalora Jacques -. Ci ha usati, succhiato il sangue e gettati via». Dal palco, Jospin lo tranquilhzza: «Con il pcf abbiamo fatto un patto chiaro. Voghamo costruire un'Europa che non riconosca solo la forza del potere e del denaro, ma abbia un respiro più ampio. Voghamo fare l'Europa senza disfare la Francia». Le due Arlette e Jacques applaudono all'unisono. Non è un caso che la Gauche, per chiudere la campagna elettorale che potrebbe restituirle la guida del Paese, si sia ritrovata qui a Lilla, la città dove alla fine del '700 nacque l'industria francese e nell'800 gli operai tessili lavoravano 14 ore al giorno e vedevano morire tre figli su quattro, suscitando la commozione di Victor Hugo. «Lilla, capitale del socialismo e delle lotte contro l'ingiustizia», arranca ormai senza voce Martine Aubry, vicesindaco, accanto al suo capo, appunto Mauroy. La Aubry è arrivata con la borsetta, la giacca rossa e un'aggressività che sorprenderebbe suo padre, Jacques Delors. Si concede qualche nota di demagogia («Non voghamo una destra che serve i più forti e abbandona i più deboli lungo la strada», chiama i (hecimila «camarades» (Mauroy preferisce «citoyens») e usa l'ultimo filo di fiato per sibilare: «No alla società liberale». Papà disapproverebbe. Le due Arlette invece annuiscono, Jacques sventola la sua bandiera rossa, la folla riprende il coro. Ma la Lilla che stasera plebiscita la sinistra ha anche un cuore di destra. Qui è nato Charles de Gaulle, qui Jacques Chirac ha aperto, il 2 marzo 1995, giorno di San Carlo, la campagna che l'ha condotto all'Eliseo. «Ora la destra assicura che terrà fede alle promesse e alle aperture sociali del '95 - ironizza Jospin -. Ma quelli erano discorsi di circostanza, che Chirac ha rinnegato un minuto dopo aver preso il potere. Dice che le nostre sono idee di ieri. Ma io vi chiedo: l'istruzione è un'idea di ieri? l'ecologia è un'idea di ieri? la parità tra uomo e donna è un'idea di ieri?». Gli rispongono diecimila no, scontati ma vigorosi. Lo speaker chiama sul palco, affollato di ragazzini, tutti i candidati di Lilla e della regione, accolti uno per uno da un boato come giocatori dell'Nba. Ecco gli ambasciatori comunisti e Verdi: al meeting finale Jospin non ha invitato il leader pcf Robert Hue, meglio non «paventare indecisi e astensionisti del primo turno con lo spauracchio rosso. Stamattina, però, lo accompagnerà in un'uscita simbolica, su un mercato della banlieue parigina. Esaurita la corvée, per il weekend Jospin ha un programma formidabile: sabato sera, finale del campionato di rugby al Parco dei Principi e tifo indiavolato per la sua squadra, lo Stade di Tolosa, che affronta il Bourgoin; domenica, voto nel suo feudo dell'Alta Garonna e ritorno a Parigi, per il responso. Lunedì, se i sondaggi saranno confermati, trasloco a Matignon, residenza del primo ministro. «Se ce la faremo, il merito sarà vostro», proclama. Altro boato. Arlette, la nonna, estrae dalla borsetta una mezza bottiglia di rosso e brinda alla vittoria. «La sinistra siete voi», chiude la Aubry, e stavolta non è demagogia. Aldo Cazzullo L'ultima carta della Destra l'euroscettico Séguin al posto dell'ex premier, Madelin vice Nella foto grande il Presidente francese Chirac e qui sopra il presidente dell'Assemblea nazionale Séguin (candidato a succedere a Juppé) e Madelin
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