«Col pcf, ma non è un Fronte popolare»

«Col pdf, ma non è un Fronte popolare» «Col pdf, ma non è un Fronte popolare» «Abbiamo trasformato ilpiombo in oro. Sì alla coabitazione» INTERVISTA IL LEADER CPARIGI OME giudica la svolta della campagna della destra col preannuncio della destituzione di Juppé e poi l'intervento di Chirac? «Ritirando Juppé, hanno voluto sottrarre al giudizio dei francesi un primo ministro impopolare; ma così hanno rafforzato l'impressione che la campagna della coalizione Rpr-Udf sia in preda alla confusione, se non allo sbando. A mio avviso non ci hanno guadagnato. Per quanto concerne l'intervento del Presidente nella campagna elettorale, noi non lo contestiamo in via di principio. Non credo che peserò in modo decisivo». Ma dopo questo intervento è ancora ipotizzabile una «coabitazione» con Chirac? «Il Presidente si è interessato delle Legislative ma questo non pone nessun problema alla coabitazione». Al primo turno lei ha proposto un «patto di cambiamento». Concretamente, di che si tratta? «Chiediamo cambiamenti di leggi, ma anche di comportamenti. Voghamo garantire l'imparzialità dello Stato e l'indipendenza della magistratura, in modo che i giudici possano istruire liberamente le inchieste. Poi prevediamo novità in politica economica a favore dell'occupazione». Secondo lei il primo turno ha avuto il significato di un semplice voto di protesta contro la destra? O invece gli elettori hanno detto sì a questa singolare alchimia di donne socialiste, di candidati verdi sconosciuti, di comunisti in via di «mutazione», pronunciandosi allo stesso tempo in favore del rinnovamento della sinistra e del suo personale politico? «Questa impressione di cambiamento in più direzioni è una realtà. E' il risultato di un lavoro e di un dialogo che durano da due o tre anni. C'è una diversità nella sinistra, che si esprime. Gli stereotipi sulle vecchie coalizioni social-comuniste non hanno più ragion d'essere. Siamo in un altro periodo storico. Non credo che al primo turno si sia trattato di un mero voto di protesta. Del resto, non si possono contrapporre rifiuto e indicazione positiva. Se l'alchimia, per riprendere il suo termine, è nuova, è anche perché un certo numero di donne e di nuovi candidati hanno trasformato il piombo in oro». Sembra esserci qualche divergenza di obiettivi all'interno della sua coalizione. I verdi vogliono la settimana di 35 ore «subito», in base a un accordo con lei. I comunisti puntano invece a un aumento dei salari, difficilmente compatibile, richiamandosi alla dichiarazione comune Ps-Pcf. «Fra quello che hanno detto i socialisti in campagna elettorale e gli accordi che abbiamo firmato con i verdi, i comunisti e i radical-socialisti non vedo alcuna contraddizione, quanto agli orientamenti. Quanto ai tempi, ho sempre detto di voler lavorare sulla durata. Non voglio suscitare fiammate che poi sarebbero spente dall'acqua fredda del realismo e della disillusione. Per le trentacinque ore, non si tratta di introdurle subito, questo sia chiaro. Abbiamo una tabella di marcia di tre anni, che prevede innanzitutto una legge quadro, poi l'apertura di negoziati fra le parti sociali. Per i salari, dobbiamo puntare a una crescita progressiva - un recupero - della loro quota rispetto al reddito nazionale, divenuta troppo modesta. Quanto alla moneta unica, siamo per entrarvi fin dal primo momento. Si può essere contro l'euro, è una posizione rispettabile, ma non sarà quella del governo». Michel Rocard ha detto che «i comunisti non entreranno nel governo se non cambieranno posizione sull'Europa». «Credo che questa frase sia stata pronunciata a Roma. Non è quello che si dice a Parigi». Lei esclude, in caso di vittoria della sinistra, la formula del «contratto di governo» reclamato da Robert Hue? «Per il partito comunista ha ripetuto di non voler più fare un programma comune. Perciò non ci abbiamo neanche pensato. Non vedo come, non avendolo fatto quando ne avevamo tutto il tempo, potremmo farlo adesso che il tempo non c'è più». Dunque non ci sarà un programma comune come quello del 1972, ma l'emergere di una nuova maggioranza di sinistra potrebbe sfociare in una nuova costellazione politica? «Per me si tratterà di una maggioranza pluralista per il cam¬ biamento. Non immagino altre compagini politiche se non quelle i cui contorni e le cui proporzioni saranno state fissate dal voto dei francesi. A partire dal momento in cui l'insieme di queste forze avrà avuto una maggioranza, si appoggerà su di essa. Non mi passa per la testa alcuna ricomposizione politica. Bisogna smettere di rendere complicato quello che è semplice». L'alta percentuale di voti del Fronte nazionale vi ha spinti a modificare la vostra strategia contro l'estrema destra? «Nell'ipotesi che tocchi a noi la responsabilità di governo, sarà attraverso l'azione - cioè puntando a risolvere i problemi della Francia - che cercheremo di far regredire il Fronte nazionale. Sarà un'altra sfida». Ariane Chemin Michel Noblecourt Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» il segretario socialista Lionel Jospin (a destra) conta su una larga affermazione della sinistra al secondo turno

Persone citate: Ariane Chemin Michel Noblecourt, Chirac, Lionel Jospin, Michel Rocard, Robert Hue

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Ome, Parigi, Roma