«Così la moneta unica parte destabilizzata»

«Così la moneta unica parte destabilizzata» «Così la moneta unica parte destabilizzata» INTERVISTA PARLA UNO DEI CINQUE «SAGGI» IBONN L professor Horst Siebert presiede uno dei massimi istituti di studi economici tedeschi, l'Ifw dell'Università di Kiel, e fa parte della cerchia dei «cinque saggi», i consulenti economici del cancelliere Helmut Kohl. Al telefono parla con voce decisa, soppesando però le parole. Siamo forse agli inizi di una crisi tra Bundesbank e governo come quella del 1990, quando l'allora presidente dell'istituto di emissione Karl-Otto Poehl rassegnò le dimissioni per protestare contro il troppo costoso valore di cambio tra marco occidentale e marco orientale? «Non so se si debba inquadrare la questione in questi termini. Di certo la rivalutazione delle riserve d'oro va fatta, ma solo nel momento in cui si entra nell'Uem, ossia il ^gennaio 1999. Mi pare invece infelice procedere fin d'ora, dal 1997, ad una rivalutazione delle riserve d'oro per ascriverne una certa parte nel bilancio federale. E ciò perché nella prospettiva dell'Uem, tutti i Paesi d'Europa stanno fissando, con un gioco strategico, le condizioni per la moneta unica. Se la Germania procede a una rivalutazione delle sue riseive, gli altri Paesi si comporteranno in modo analogo e l'Uem partirà in una cattiva disposizione d'animo e non in uno spirito di stabilità». Non sarebbe stato preferibile trovare in altro modo i miliardi necessari? «Si doveva impostare il progetto molto più sul versante delle uscite e delle sovvenzioni. Perché un aumento delle tasse avrebbe nel lungo periodo effetti disastrosi, come anche del resto sul piano congiunturale». Quali effetti avrà sul deficit pubblico questo trasferimento di risorse? «Da una parte consentirà di rispettare il criterio del debito pubblico complessivo e d'altra parte ridurrà il peso dei tassi». La Germania riuscirà così a rispettare il criterio del 3 per cento o saranno necessari altri sacrifici? «A questa domanda preferirei non rispondere, per il momento». Il suo istituto non ha stime sulla possibile incidenza della rivalutazione sul rapporto deficit-Pil decisivo per l'ingresso nell'Euro? «Dalle ultime previsioni comuni ai nostri istituti, risalenti a tre o quattro settimane or sono, risulta che, in assenza di questo provvedimento, il deficit si collocherebbe, secondo le stime di allora, al 3,2 per cento». Lei ritiene che si possa adoperare la parola «trucco» per descrivere una tale operazione, o questo è troppo forte? «Non lo considero adeguato. Diciamo che se i criteri dell'Unione monetaria vengono visti solo come un salto in alto episodico, per il quale basta non buttare giù l'asticella e che poi tutto il resto non conta più, ebbene allora si dà un'interpretazione sbagliata. Occorre invece un rispetto duraturo dei criteri». Quali sarebbero le conseguenze per l'Italia se il piano di Waigel fallisse e quali invece se riuscisse? «Non so quanto l'Italia sarà distante, alla fin fine, dal 3 per cento nell'anno 1997. Ma, come dicevo prima, credo che non dobbiamo prendere in considerazione soltanto il fatto se uno rispetta i criteri in un dato momento. In quel caso l'Unione monetaria partirebbe sotto una cattiva stel¬ la». Il modello tedesco potrebbe fungere da esempio in Europa. Ci sono altri Paesi che ancora non hanno compiuto un tale passo ma che potrebbero farlo? «Molti hanno già rivalutato a un livello vicino a quello di mercato». [a. g.] Horst Siebert presiede l'istituto di ricerca Irw «Certo, senza rivalutazione il deficit salirebbe al 3,2%» «I criteri dell'Unione non vanno visti solamente come un salto in alto senza abbattere l'asticella» Il Cancelliere Helmut Kohl

Persone citate: Helmut Kohl, Horst Siebert, Waigel

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia