«Dietro il premierato c'è Lenin»

«Pietro il premierato c'è Lenin» «Pietro il premierato c'è Lenin» Cossiga: il pds attenta alla Repubblica L'EX PRESIDENTE SI APPELLA AL POLO CROMA HE al convegno dei presidenzialisti, promosso a Roma da Segni, Cossiga e Scognamiglio, sarebbe accaduto qualcosa era nell'aria. Lo si è capito subito, quando la platea, che applaudiva le «entrate» degli ospiti, ha tributato il più sonoro battimani a Silvio Berlusconi, ovvero al più tiepido dei presidenzialisti presenti in quella sala. E il finale è stato degno dell'esordio: Gianfranco Fini è salito sul palco degli oratori per bocciare l'appello al Polo a non tradire il sistema francese per il premierato, che era stato lanciato poco prima da Cossiga e Segni. Con un'abile «regia», degna del fu partito comunista, il centrodestra ha inviato proprio colui che più era riluttante a intraprendere la strada della Bicamerale a dire che occorre «fare tutto il possibile per vedere se i lavori di questa commissione possono andare in porto», a spiegare che, se il presidenzialismo non passerà, sarà necessario confrontarsi sull'elezione diretta del premier. Si sono quindi separati - almeno per ora, giacché in politica nulla è immutabile - i destini del Polo e quelli dei «superpresidenzialisti». Eppure Segni ci sperava. Il leader referendario, infatti, ha pronunciato un discorso tutto rivolto al centrodestra: «L'accordo in Bicamerale - ha detto - sarebbe assai di più di un mediocre compromesso: sarebbe la resa alla concezione che la sinistra ha dello Stato, sarebbe il suicidio politico per il Polo». E Segni ha anche suggerito di presentare una legge costituzionale che preveda il referendum propositivo, in modo che il popolo possa scegliere la forma di governo che preferisce. Quindi è stata la volta di Scognamiglio. L'ex presidente del Senato ha sostenuto la «non legittimazione dell'attuale Parlamento a fare le riforme istituzionali». Il trio presidenzialista si è chiuso con Cossiga, che ha esordito ironizzando sul fatto che in Italia si faccia un referendum per la privatizzazione della Centrale del latte di Roma, mentre le grandi riforme vengono affidate a 70 persone nel chiuso della Bicamerale. La verità è, a giudizio dell'ex capo dello Stato, che sta riprendendo piede il «sistema partitocratico» e che all'orizzonte si prò- fila «il grande affresco leninista dei soviet». Per l'ex presidente non ci sono dubbi: con un'accorta regia D'Alema sta aprendo la strada alla resa del Polo sul premierato. Questo è quel che sta prepa¬ rando quel «gran furbo di Salvi: un attentato alla Repubblica - ha osservato Cossiga - più grave di quello di Bossi». L'ex presidente, nella parte finale del suo intervento, ha rivolto un appello al Po- lo, ricordando le sue origini, le ragioni riformiste per cui è nato e concludendo così: «Prima di accettare questa abile conduzione della Bicamerale, chiedo a Berlusconi, a Fini, a Casini e a Butti¬ glione di essere coerenti con il loro coraggio di allora». All'ex capo dello Stato ha replicato un Fini dai modi spicci e dai toni secchi. «Noi - ha ricordato il presidente di An - non abbiamo la maggioranza in Parlamento, e lo dico perché, affascinati da Cossiga, alcuni potrebbero dimenticare questa circostanza». Quindi, dopo aver sottolineato che non si può «diffidare del Polo», Fini ha profetizzato che chi «ha dovuto fare ammenda» già una volta sulla tenuta del Polo dovrà farlo ancora. Perciò, se il presidenzialismo, in Bicamerale, verrà battuto, il Polo si confronterà sulla proposta di Salvi con l'obiettivo di «darle sostanza». D'altra parte, ha aggiunto il presidente di An, «quel testo contiene un particolare di non poco conto, cioè le primarie». «A Segni e a Cossiga - ha spiegato poi Fini - voglio dire che anche l'ipotesi di elezione diretta del premier può rientrare nel presidenzialismo, come sa bene Mario che la propose». Infine un avvertimento nemmeno troppo implicito ai presidenzialisti: «Non temiamo la concorrenza». E Berlusconi? Dal palco non è intervenuto, ma seduto in platea ha dissentito, in modo anche fin troppo evidente, da alcuni passaggi dei discorsi di Scognamiglio e Cossiga, poi si è avvicinato a Fini per preparare con lui la replica. Solo qualche parola, prima di andarsene: «In Bicamerale - ha detto il leader di Forza Italia - stiamo facendo un tentativo coraggioso: il presidente Cossiga abbia fiducia in noi». E per finire una promessa: se non ci saranno vere riforme il Polo chiederà la Costituente e ingaggerà battaglia sul referendum confermativo. Ma più che una minaccia, questa di Berlusconi, sembrava una formula di rito. Maria Teresa Meli

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