« Le verità nel mio film »
« Le verità nel mio film » « Le verità nel mio film » // regista di «Le mani forti»: «Spero che qualcuno si penta» ROMA. Si chiama Dario Campisi. 38 anni, ex para, poi uomo dei servizi segreti, coinvolto nella strage di piazza della Loggia. E' lui l'uomo che ordina di lavare la piazza, qualche ora dopo l'esplosione, per cancellare le tracce dell'esplosivo. Anni dopo si «pente», confessa, fornisce le prove ad un giudice, accetta di testimoniare al processo. Peccato che Campisi non esista che in un film: «Le mani forti», uscito all'inizio dell'anno, con la regia di Franco Bernini. Il primo film che presenti un uomo dei servizi segreti come coautore di una «strage di Stato». Beraini, lei con la fiction ha anticipato di qualche mese la realtà. «In realtà il film, definito impropriamente "di denuncia", non denuncia niente di nuovo. Alla sua presentazione il giudice Casson ha detto che negli atti della Commissione stragi e in molte istruttorie ci sono parecchi nomi di uomini dei servizi. E che il meccanismo delle stragi è stato da tempo individuato: un vertice occulto, che utilizza una manovalanza e poi la copre. E' avvenuto praticamente sempre. Ora, almeno per piazza della Loggia, ci sono dei tasselli in più». Il personaggio di Campisi è di fatto un pentito. Ma sappiamo che non esistono pentiti nel ramo servizi segreti. Perché lo ha inventato? «E' un personaggio romanzesco, è vero. Non ha precedenti. Per farlo parlare mi sono ispirato a molte deposizioni di pentiti di mafia, Buscetta e Calderone soprattutto. C'è stato un momento, nella loro vita, in cui sono entrati in crisi. Ed è stato quando hanno capito che la realtà di Cosa nostra era diversa dai cosiddetti principi della mafia. Forse era un'altra generazione di mafiosi... comunque hanno capito che le parole non corrispondevano più alle cose». Lei ha detto che la speranza del film è che succeda, magari il prossimo anno, che un uomo dei servizi si «dissoci», che accetti di raccontare la verità. «Il film ricorda che esiste il problema politico, ma soprattutto morale, del controllo delle zone d'ombra che possono crearsi in uno Stato, non solo in quello italiano. C'è una zona grigia che sfugge alla legge, c'è un meccanismo destinato a ripetersi. Non in forma di strage, io spero. Ma questo meccanismo va smontato. La storia di Campisi si conclude del '98. E' una data di fantasia, ma volevo indicare che la soluzione del problema non è così lontana, se c'è la volontà di scoprirla». Brunella Giovara
Persone citate: Brunella Giovara, Buscetta, Calderone, Campisi, Casson, Dario Campisi, Franco Bernini
Luoghi citati: Roma
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