«Referendum o sarà guerra civile»

«Referendum o sarà guerra civile» Il senatur invita anche «i padani a non versare F8 per mille alla Chiesa cattolica» «Referendum o sarà guerra civile» «Sparata» di Bossi, che poi fa dietrofront ROMA. O il referendum sulla secessione, o la guerra civile. Il diktat, firmato Umberto Bossi, è contenuto in un'intervista che il leader della Lega ha rilasciato al «Borghese», periodico storico della destra italiana, da poco riapparso in edicola. Naturalmente, come al senatùr è accaduto non poche volte, non appena la rivista ha «lanciato» tramite agenzia i passi significativi dell'intervista, Bossi ha smentito. «Non ho mai pronunciato alcune frasi a me attribuite da Daniele Vimercati. In particolare smentisco di avere detto "Il potere romano deve decidere: o il referendum decisionale, o la guerra civile". E non ho mai nemmeno detto "la mano corre alla fondina"». Daniele Vimercati, giornalista che è stato molto vicino alla Lega, e che per questo divenne anche direttore dell'«Indipendente» ha raccolto in realtà un lungo sfogo dell'inventore della Padania libera. In serata, il direttore del «Borghese» ha precisato che quella frase, «un passaggio in un lungo colloquio», Bossi l'ha pronunciata, pur facendola seguire dal chiarimento da parte di Bossi: «nessuna violenza della Lega, i violenti sono i signori di Roma». «Aggiungo anche - ha dichiarato Vimercati - che in alcuni passaggi il linguaggio di Bossi è stato anche più crudo di quanto riportato. Evidentemente Bossi è abituato a gonfiare i dati dei suoi referendum e a sgonfiare le frasi che dice il giorno prima. E anche le vendite dei giornali che non sono al suo servizio». Tra le altre cose, Bossi ha invitato i cattolici a non pagare l'8 per mille della propria dichiarazione dei redditi alla Chiesa, «meglio versarlo ad altre religioni». Tutti i padani, dunque, «non devono dare una lira al Papa». Sotto accusa sono le dichiarazioni di Giovanni Paolo II e della Conferenza episcopale italiana sul federalismo e sull'unità d'Italia: «I vescovi tramano contro la libertà dei popoli». E chissà quanto il suggerimento del leader della Lega verrà seguito nel cattolicissimo Veneto. Ma, forse, Bossi considera quella parte della Padania già fuori dalla propria influenza. Poi Bossi scende nei dettagli, e spiega la propria strategia per arrivare alla Padania libera. Bastano quattro mosse, a detta del senatùr. «Sbullonare la Bicamerale, regolare i conti con la magistratura che ha avviato centinaia di processi contro la Lega, imporre un nuovo referendum istituzionale, che sia riconosciuto dallo Stato e dalla comunità internazionale». La data limite, Bossi la fissa al¬ l'autunno: se in settembre il cambiamento non sarà ancora avvenuto, bisognerà «presentare a Venezia le nuove istituzioni padane e chiedere al popolo di rifiutare obbedienza alle autorità italiote». Evidentemente, Bossi pensa anche a «cavalcare» quanto accaduto con la presa del Campanile di San Marco: la scelta della città dei dogi non è casuale. Come non è casuale che ieri la Lega Nord abbia chiesto di veder sventolare nei luoghi pubblici, «Monte Bianco compreso», il gonfalone della Serenissima insieme alla bandiera italiana e a quella europea, e in alternativa, ma solo in alternativa, di affiancare quella della Padania. Infine, il segretario leghista manda un avvertimento agli altri partiti: «Ci diano il referendum istituzionale al più presto, se vogliono evitare la guerra civile». Bossi ha attribuito questa frase, che ha una gravità intrinseca, al «linguaggio immaginifico che Damele Vimercati è solito usare». Nessuna forza politica, comunque, ha preso sul serio la sparata bossiana. Il sottosegretario all'Interno Nicola Smisi, interpellato dall'Agi, ha dichiarato «non staremo certo a guardare», mentre il capo della Polizia Ferdinando Masone ha aggiunto che «se ci sono gli estremi di reato si riferirà alla magistratura come già da tempo si sta facendo». E sono dichiarazioni quasi da atto dovuto, tant'è che Masone ha precisato «nessuna preoccupazione da parte nostra, ma attenzione al fenomeno sì». Solo Alfonso Urso di Alleanza Nazionale ha preso sul serio le dichiarazioni di Bossi, definendo il suo «un disegno criminale che va combattuto con forza». [r. r.] La settimana prossima partirà il dibattito sugli emendamenti A sinistra il ministro Flick A destra Umberto Bossi

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