le porte aperte del Cavaliere

le porte aperte del Cavaliere le porte aperte del Cavaliere «Non vogliamo fare guerre di religione» LA STRATEGIA DEL POLO LROMA A', nel cortile del Palazzo di via del Plebiscito, Silvio Berlusconi pronuncia la sua dichiarazione di buona volontà, «di impegno costituente». Anche se in Bicamerale martedì prossimo sarà approvata la proposta del premierato, il Polo non si ritirerà sull'Aventino ma collaborerà per migliorarla. Il Cavaliere, che è di buon umore, scherza con il cronista che ha indagato sul suo stato di salute: «Si metta una sciarpa al collo che prende freddo». Poi spiega la situazione davanti al fido Gianni Letta: «Noi - giura - non faremo guerre di religione. Anzi, credo che nessuno in Bicamerale abbia assunto un atteggiamento del genere. Loro (l'Ulivo) in questo momento stanno tentando di compattare la maggioranza di governo. Noi martedì in commissione voteremo a favore del semi-presidenzialismo. Il semi-presidenzialismo è nel nostro programma elettorale, è una proposta che abbiamo sposato davanti all'opinione pubblica, è la nostra bandiera. Vogliamo andare a vedere, visto che nell'Ulivo non sono pochi quelli che si sono schierati a favore di questo modello. Ma se passerà in commissione il premierato faremo la nostra parte per migliorarlo, non faremo saltare la Bicamerale. Vogliamo collaborare. E credo che la votazione di martedì sarà affrontata con lo stesso spirito dall'altra parte. Non c'è neppure bisogno di dirlo. Se mi aspetto che Occhetto voti il semipresidenzialismo? Non sono io che debbo contare i voti. Se Fisichella si asterrà? Non chiedetelo a me». E uno. La seconda dichiarazione di «impegno costituente» - per usare una formula solenne - la rende Massimo D'Alema sul portone di Montecitorio. Qualcuno ha visto nel testo della proposta di «premierato» presentata da Cesare Salvi un tentativo di ricompattare la maggioranza di governo, ma il presidente della Bicamerale fa capire che si tratta di uno schema «momentaneo», che potrebbe cambiare in futuro. «Salvi spiega - ha sviluppato il testo tenendo conto delle posizioni degli attuali sostenitori del premierato. Poi, dopo il voto, si potrà discutere. Ad esempio, tutti sanno cosa pensa il sottoscritto sui poteri di scioglimento del premier. Berlusconi dice che non gli piace nessuna delle due proposte? Ne faccia una terza. Se c'è la volontà politica di arrivare ad un accordo? Dovete dirmelo voi, io ci spero». E due. E' quasi pletorico aggiungere che 0 pomeriggio anche Gianfranco Fini, passeggiando nei corridoi di Montecitorio, promette che, se il «premierato» avrà la meglio, «il Polo è pronto a fare la sua parte per migliorarlo», precisando che si aspetta un atteggiamento analogo dall'Ulivo nel caso vincesse il semipresidenzialismo. E tre. Allora, c'è da prendere sul serio queste dichiarazioni? Probabilmente sì. E' presto per parlare di accordo sulle riforme visto che il cammino è ancora lungo e l'esito incerto. Un dato, però, è sicuro: in questo momento nessuno ha interesse ad interrompere il cammino della Bicamerale. Neppure Fini. Ecco perché, malgrado l'approccio dei maggiori leader alla questione sia ricco di retropensieri e di tatticismo, la Bicamerale affi onta una tappa delicata come i voti della prossima settimana con una rete di protezione, con margini di sicurezza. Garanzie che i tre leader si sono scambiati reciprocamente nel colloquio telefonico a più voci di ieri mattina. E' facile che nei prossimi giorni D'Alema e Berlusconi si incontreranno lo stesso, ma quel dialogo sul filo che Massimo D'Alema ha intessuto dal suo studio al Bottegone con Berlusconi, Fini e Gianni Letta, riuniti nella stanza del capogruppo di Forza Italia Beppe Pisanu, è servito proprio a questo scopo. A concordare la sceneggiatura della commedia che dovrebbe essere messa in scena la prossima settimana. Ancora una volta si è dimostrato che la Bicamerale è davvero - per usare un'ironia fin troppo facile formata da due stanze: quella «pubblica» dove i due schieramenti fanno sventolare le loro proposte di bandiera; quella segreta dove vengono prese le decisioni. In quel colloquio, dopo i convene- voli di rito, gli auguri di D'Alema al Cavaliere per l'operazione («è in forma»), è stato affrontato il problema del da farsi. Il presidente della Bicamerale ha sondato i suoi interlocutori e gli ci è voluto poco a capire che né Berlusconi, né tantomeno Fini erano nelle condizioni di abbandonare il semi-presidenzialismo di punto in bianco, senza passare attraverso un voto in Bicamerale. «E' una proposta - ha spiegato Berlusconi - che fa parte del nostro programma, non possiamo abbandonarla così. Dopo quel voto siamo pronti anche a confrontarci sul premierato, se questa sarà la proposta che la Commissione adotterà. Concorreremo a modificare l'attuale testo per garantire al nostro Paese un sistema bipolare perfetto, magari attraverso una legge elettorale adatta». Discorsi che più o meno sono risuonati sulla bocca di Fini: «Se riuscite a far passare il premierato noi siamo pronti a trattare». Così le due parti si sono salutate con un «arrivederci». E nei due quartier generali si sono messi all'opera i ragionieri del voto. Nel Polo solo Giuseppe Calderisi e gli uomini di Alleanza nazionale sperano in una vittoria del semi-presidenzialismo. I numeri di Botteghe Oscure invece dimostrano che la gara si deciderà sul filo visto che Rifondazione ha deciso di non parteggiare per nessuna delle due proposte: il premierato dovrebbe prevalere per un voto scontando l'astensione di D'Alema, che non vuole pronunciarsi in ossequio al suo ruolo. Queste le previsioni. E in fin dei conti un passaggio del genere va bene a tutti. «Dopo quel voto - ha spiegato Berlusconi ai suoi - nessuno, né Segni, né Cossiga, potrà accusarci di aver tradito il semi-presidenzialismo. Abbiamo fatto la nostra pane». Anche D'Alema ha di che guadagnarci. «Non votando per il premierato - ha ragionato con i suoi collaboratori - Rifondazione violerà per prima la solidarietà di maggioranza. Si assumerà la responsabilità di aver aperto la strada al presidenzialismo per non volersi sporcare le mani. Un domani non potranno rinfacciarci nulla». Un discorso che vale per le riforme, ma che potrebbe tornare utile anche per il governo se Bertinotti continuerà a fare orecchie da mercante oggi sul Dpef e in rutunno sulla Finanziaria. Augusto Zinzolini «Collaboreremo Se passerà il premierato noi cercheremo di migliorarlo» Il leader del pds e presidente della Bicamerale Massimo D'Alema