Riforme verso il semipresidenzialismo

Riforme, verso il semipresidenzialismo Martedì prossimo la votazione finale sulle due ipotesi che ha presentato Cesare Salvi Riforme, verso il semipresidenzialismo Patto in Bicamerale: chi perde non farà resistenza ROMA. In quel «battutalo» a mota libera che è diventato il Transatlantico di Montecitorio, la più spiritosa e più calzante battuta della giornata la pronuncia Silvio Berlusconi: «Il bipolarismo? E' come un bel vestito: se è indossato da una modèlla sta bene, ma se lo metti addosso ad una italica massaia, quella si strozza...». Come dire: all'Italia non è detto che si adattino i modelli ricopiati dall'estero. Una battuta efficace quella di Berlusconi. Perché racconta il senso di una giornata convulsa, nel corso della quale il Polo ha sì deciso di sostenere ufficialmente il semi-presidenzialismo in salsa francese, ma contestualmente ha preso un impegno in tutt'altra direzione. E la vera novità della giornata è proprio questa: Berlusconi, Fini, Buttiglione, Casini - d'intesa con D'Alema e Marini - si sono impegnati in un «giuramento» non scritto, a distanza, ma egualmente importante: martedì 3 giugno la Bicamerale sarà chiamata a votare le due proposte in competizione - semi-presidenzialismo e premierato - ma qualunque sia l'esito del voto, i «perdenti» non sbatteranno la porta e si impegneranno anzi a «migliorare» il testo risultato vincitore. Un'intesa informale che persino il «signor No» Gianfranco Fini sottoscrive: «Se passa il modello del premier, non è che per noi la Bicamerale è fallita. Presenteremo emendamenti e anzi già ci stiamo lavorando». Gli fa eco dall'altra parte della barricata il leader del ppi Franco Marini: «Se passa il semipresidenzialismo noi non pensiamo assolutamente a far saltare la Bicamerale. Mi sembra che oggi il clima sia migliorato». Dunque tra Ulivo e Polo non è ancora «accordo», non è la svolta, ma una rete di protezione che quasi tutti i leader hanno steso in vista dell'appuntamento-clou della Bicamerale: la votazione sulla forma di governo che dovrebbe tenersi martedì prossimo. L'accordo per andare comunque avanti è il frutto dell'ennesima giornata di passione, nel corso della quale soprattutto nel centrodestra, è stato detto tutto e il contrario di tutto. Dopo aver ascoltato l'ennesima relazione di Cesare Salvi (che ha ri- presentato, riveduti e corretti, i due modelli in discussione da mesi), i «costituenti» del Polo si sono trasferiti in una saletta di Montecitorio per decidere il da farsi: rompere o lasciare una porta aperta? Per primo ha parlato Berlusconi: una relazione aperta la sua, senza opzioni decise. Ma prima che parlino gli altri leader del Polo, si «materializza» D'Alema. Il presidente della Bicamerale «preme» dalla cornetta del telefono, vuole sapere come vanno le cose. La riunione del Polo si deve interrompere, giusto il tempo di andare a rispondere. Al telefono vanno in tre: Ber¬ lusconi, Fini e Letta. Ma la chiacchierata è più lunga del previsto: durerà circa mezz'ora, il tempo di trovare un'intesa di massima sulle procedure di voto. Le due opzioni dovrebbero essere votate contestualmente, «di fatto - spiega D'Onofrio - i due schieramenti non si tro¬ veranno a votare contro una delle due ipotesi, ma a favore, in modo da consentire successivamente l'emendabilità del testo risultato "vincitore"». E finita la telefonata «a quattro» con D'Alema, si riapre la partita dentro il Polo, che alla fine si risolve con un compromesso tra Firn e Berlusconi. D primo ottiene che il centro-destra uscirà dalla riunione dichiarando formalmente la propria adesione al semi-presidenzialismo, mentre Berlusconi strappa l'impegno: in caso di sconfitta sul modello francese, il Polo si impegna a migliorare il modello del premierato. E l'accordo di massima tra le due anime del Polo formalmente regge l'urto delle telecamere. Fini esce baldanzoso e dichiara: «La battaglia sul semi-presidenzialismo si può vincere e noi andremo fino in fondo su questa strada». Berlusconi con la coda dell'occhio vede Fini intervistato dalle tv e scherza: «Ne approfitto e faccio spiegare tutto a lui!». Fin qui le dichiarazioni a caldo. La sorpresa è che una volta sciolta la riunione, ognuno va per la sua strada. Certo, il semi-presidenzialismo è la bandiera, ma qualche ora prima Berlusconi aveva già suggerito una subordinata: «Non ci vede contrari un primo turno che riguardi i parlamentari con il sistema maggioritario e un secondo che metta davanti i due leader». E' la proposta avanzata dal costituzionalista Augusto Barbera, che non entusiasma D'Alema. Ma sarà la votazione di martedì a decidere da che parte pende la bilancia: sulla carta i numeri sono incerti. Su un plenum di 70 commissari, voteranno in 64, visto che i 6 della Lega sono assenti volontari. A favore del semi-presidenzialismo voteranno i 26 commissari del Polo (tutti tranne Fisichella che potrebbe astenersi), ai quali dovrebbero aggiungersi almeno tre commissari dell'Ulivo: il laburista Valdo Spini, Stefano Passigli e Natale D'Amico di Rinnovamento italiano che portano lo schieramento «francese» a quota 29. Dall'altra parte della barricata, a favore del premierato sono in 28. E visto che il rappresentante altoatesino voterà due «no», a decidere saranno i sei incerti: tre pidiessini (Achille Occhetto, Claudia Mancina ed Enrico Morando), Mario Rigo del gruppo misto, Guido Dondeynaz dell'Union Valdótaine. E il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema voterà o si asterrà? Fabio Martini I DUE MODELLI PROPOSTI DA SALVI GOVERNO DEL PREMIER 1 La candidatura alla carica di premier avviene attraverso il collegamento con i candidati all'elezione del Parlamento. Sulla scheda elettorale, accanto ai candidati delle coalizioni, compare il nome del candidato premier 2 II Presidente della Repubblica nomina automaticamente premier il candidato al quale é collegata la maggioranza dei parlamentari eletti 3 II premier nomina e revoca i ministri 4 Entro 10 giorni dalla formazione del governo, il premier presenta il suo programma al Parlamento 5 Non serve il voto di fiducia iniziale del Parlamento: la fiducia è presunta 6 Al premier è affidato il potere di scioglimento del Parlamento. La richiesta di scioglimento, però, non può essere avanzata dopo la presentazione di una mozione di sfiducia costruttiva, che contenga il nome del nuovo premier e sia firmata da un terzo dei parlamentari 7 Con questo meccanismo il Parlamento può cambiare premier durante la legislatura e sono possibili cambiamenti di maggioranza 8 In caso di dimissione, morte o impedimento del premier, il Parlamento deve eleggere il successore entro due votazioni, altrimenti viene sciolto 9 II premier può chiedere che un disegno di legge del governo sia votato entro una data determinata 10 Per la candidatura alla carica di premier la legge può stabilire e regolamentare lo svolgimento di elezioni primarie 11 Si prevede la regolamentazione della par condicio degli accessi tv durante le campagne elettorali e del conflitto di interesse tra cariche pubbliche e attività economiche private 12 II Presidente della Repubblica è eletto per 7 anni. Deve avere compiuto i 40 anni ed è eletto da un collegio formato dai parlamentari nazionali, europei eletti in Italia e da un numero di rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali pari a quello dei parlamentari nazionali SEMIPRESIDENZIALISMO 1 II Presidente della Repubblica è eletto per 5 anni direttamente dai cittadini. Può essere rieletto una sola volta 2 Può essere eletto ogni cittadino che abbia compiuto 40 anni 3 II Presidente: presiede il Consiglio dei ministri o delega a presiederlo il primo ministro; nomina il primo ministro e, su sua proposta, gli altri membri del governo; può sciogliere il Parlamento; può chiedere il riesame delle leggi; presiede il Consiglio supremo di difesa e dichiara lo stato di guerra deliberato dal Pariamento 4 II premier dirige l'azione del governo. E' responsabile della difesa nazionale, esercita il comando delle forze armate ed è responsabile della politica della sicurezza 5 II Parlamento può sfiduciare il governo approvando una mozione a maggioranza assoluta 6 II premier può chiedere che un disegno di legge del governo sia votato entro una data determinata 7 II Parlamento può far decadere il Capo dello Stato per violazione della Costituzione con la maggioranza dei 2/3 GLI SCHIERAMENTI SULLA CARTA PER IL SEMIPRESIDENZIALISMO 31 [12 FI, 9 an, 3 ccd, 2 cdu, 3 sd, 1 ri, 1 sf PER IL GOVERNO DEL PREMIER 25 [13 sd su 19,7 ppi, 2 verdi, 1 ri su 2, 1 misto, 1 an] RIFONDANONE 4 LEGA 6 INCERTI 6 | Cesare Salvi in Bicamerale guida il comitato sulla forma di governo

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