Riedle: io la stampella del Borussia

L'ex laziale carica la squadra di Hitzfeld, che combatte gli acciacchi con riti scaramantici L'ex laziale carica la squadra di Hitzfeld, che combatte gli acciacchi con riti scaramantici Riedle; io, la stampella del Borussia «Palle alte e ci divertiamo» dona un sorriso scatenando un diluvio di flash. Diluvio non casuale: secondo i cronisti al seguito del Dortmund, una delle ultime volte in cui l'eternamente accigliato allenatore aveva riso risale giusto a un anno fa proprio qui, all'Olympiastadlon, quando Moeller & C. conquistarono lo scudetto. Ecco chiarita, dunque, anche la definizione di Monaco «campo amico». Definizione smaccatamente ruffiana, tant'è che i bavaresi stupiscono non poco visto che da queste parti il Dortmund è considerato un rivale storico. Che ha pure soffiato all'amato Bayern due vittorie di fila in Bundesliga: nel maggio del '95 e del '96. Il resto del dire di Hitzfeld consiste in una critica al «golden gol» («Idea assurda, lo sosterrò anche nel caso dovesse premiarci») e in un monito: «Bisogna pensare in positivo». Che, per l'appunto, è il monito di chi proprio non riesce a farlo. La formazione anti-Juve è bell'e fatta, l'allenamento serale all'Olympiastadion insinua però un dubbio: che il mastino Kree, duro quanto lento, sia spedito in panchina per la gioia di Feiersinger, più rapido anche se meno marcatore. Per il resto, la squadra di «mezzi rotti» rabberciati dal dottore nazionale sarà quella ampiamente prevista. E su questa realtà dei «mezzi rotti» i pri¬ mi a scherzarci su sono i diretti interessati. Alla fine dell'allenamento, Riedle ride: «Beh, nessuno s'è infortunato, va già bene». Poi, serio: «Juve favorita, ma datemi dei palloni alti e allora ci divertiremo anche noi». Insomma, datemi palloni alti e vi solleverò l'Europa è lo slogan dell'ex laziale, che i cronisti tedeschi ascoltano interrompendo di spettegolare sui prodi gialloneri: «Lunedì sera in ritiro si sono fatti delle grandi bevute». Se anche così fosse, perché scandalizzarsi: insomma, oltre a evocare Magath, bisogna pur farsi coraggio in qualche modo... Claudio Giacchino Andy Moeller arrivò alla Juve quando aveva soltanto 23 anni I NUMERI DELLA SFIDA 1 Una sola finale di Coppa Campioni ha messo di fronte italiani e tedeschi: nel 1983 ad Atene, quando l'Amburgo superò la Juventus con un gol di Magath. 2 Le Coppe Campioni assegnate all'Olympiastadion di Monaco: 10 nel 1979 del Nottingham sul Malmoe; stesso risultato nel 1993 del Marsiglia sul Milan. 10 Le finali con l'appendice dei tempi supplementari: in cinque occasioni la Coppa venne poi assegnata ai rigori. Dal dischetto, all'Olimpico di Roma, la Roma cedette al Liverpool nel 1984; sempre nella Capitale la Juventus sconfisse l'Ajax l'anno scorso. 20 Le squadre che hanno vinto la Coppa Campioni, di 10 Paesi. Il Real Madrid, con 6 titoli, è la società più titolata. L'Italia, con 9 successi, guida la classifica per nazioni: Milan 5, Inter e Juventus 2 le nostre formazioni vittoriose. 98 Le partite disputate dalla Juventus nella Coppa Campioni. Il bilancio è largamente con i bianconeri: 55 vittorie, 19 pareggi e 24 sconfitte. I gol fatti 166, quelli subiti 84, i bianconeri in Coppa sono imbattuti da 11 partite. 127.621 II numero record di spettatori per una finale di Coppa dei Campioni: accorsero il 18 maggio 1960 sugli spalti del Celtic Park di Glasgow per vedere il Real Madrid di Puskas e Di Stefano (4 gol il primo, 3 il secondo) strapazzare i tedeschi dell'Eintracht Francoforte pet 7-3.