E Accornero rilancia di Gabriella Bosco

E Accornero rilancia E Accornero rilancia «La corsa ai record non ci interessa» D OTTOR Accornero, c'è un rosario di critiche. Da dove incominciamo? D «Quello che colpisce è un 6% in meno di pubblico, fisiologico invece a una condizione generale della società». Si dice che mancano visitatori perché è calato l'interesse. «Non è vero. C'è uno stato di crisi generale. E il libro è un prodotto considerato superfluo, in più. I giornali, per risparmiare, mandano un inviato in meno e, così, la gente fa i conti». I conti sono un biglietto a 15 mila lire, posteggio, panini e via dicendo. Senza sconti sui libri. «Il prezzo era fermo da quattro anni. Ho visto Saloni a Bologna o a Parigi con prezzi molto più alti, fino a 25 mila durante la settimana e 35 mila la domenica senza ridotti per categorie. Sono convinto che il passaggio a 15 mila abbia avuto un effetto soltanto psicologico». Far pagare la differenza agli espositori? «Abbiamo cercato di evitarlo. Non volevamo penalizzarli, rappresentano dimensioni diverse. Il biglietto, comunque contenuto, se ne va per il 25% in tasse, tra Iva e Siae». E gli sconti? «Gli sconti sono una non politica. Un vero progetto, come sostengono i francesi, è quello dei prezzi, non quello degli sconti». Si metta nei panni di una famiglia di visitatori. «Su di noi si riverberano problemi legati alla struttura fieristica che ci ospita. Noi li faremo presenti. Il nostro lavoro è sui contenuti». Quanto ai contenuti, vi addebitano la stanchezza del tema, l'eccesso di convegni prigio¬ nieri della linea dell'anno. «Non credo fossero troppi, i convegni. Penso vadano ripensati. Per esempio, dilatarli, aumentarli la sera, i principali, e lasciare i più vari nel pomeriggio. Il tema non è gabbia, anche se mi rendo conto che passare dalla Donna all'Immortalità abbia spiazzato qualcuno. Il tema, però, è forte e unificante. Lo dimostrano gli editori, che grazie al tema hanno visto riscoperti titoli sepolti nei cataloghi». Ottenevate di più quando eravate pieni di divi vaganti come Valeria Marini. Meglio i divi dei contenuti? «No. Noi facciamo questa fiera e questo pubblico su due principi: i contenuti e i libri. Il resto è fatto di strumenti. I divi sono cambiati. Sono Ligabue o Baglioni, tolti casi di grande partecipazione come per Violante o don Ciotti. C'è stato 0 divo Pennac. Noi abbiamo dieci anni di storia, dieci anni in crescendo. Ma le cifre non sono il nostro obiettivo, sono un punto d'arrivo, e il miglioramento sta qui: non puntare a chi riempie l'Auditorium, bensì a chi può trasmettere cose. Se voglio riempire il Salone del Libro lo trasformo in Salone della Musica con i divi della canzone. Ma io voglio portare il pubblico sia al libro, sia alla musica». E che cosa farete per questo? «Studieremo le critiche. Come ho detto rivedremo alcuni aspetti. Non ci interessano soglie di visitatori che fanno trionfo. E dopo i trecentomila? E dopo i quattrocentomila? Prima o poi si torna indietro, non fosse che per calo demografico. Non è quello l'obiettivo. L'obiettivo è la fiera che crea la città, la fiera del libro che crea la città della lettura. Quello che miglioreremo è questo rapporto, anche attraverso i work-shop con editori e librai, magari alla fine anziché all'inizio, quando più forte è il confronto, dopo la presenza del pubblico. E dovremo integrarci sempre meglio, se vorranno, con l'ente che ci ospita e con la città». [m. nei.] Gabriella Bosco

Persone citate: Accornero, Baglioni, Ligabue, Pennac, Penso, Valeria Marini

Luoghi citati: Bologna, Parigi