Negli Stati Uniti è febbre di fusioni

Negli Stati Uniti è febbre di fusioni Negli Stati Uniti è febbre di fusioni At&1 tratta con Sbc, in vista un gruppo da 80 mila miliardi NEW YORK. La «merger-mania», la febbre delle fusioni aziendali, torna a mietere vittime negli Usa e questa volta colpisce due colossi delle telecomunicazioni. La At&T e la Sbc Communications, ha anticipato ieri il Wall Street Journal, sono in trattative per fondersi: se l'operazione da 50 miliardi di dollari (oltre 80 mila miliardi di lire) andasse in porto polverizzerebbe qualsiasi record precedente. La At&T non ha per ora né confermato né smentito l'esistenza di trattative con la Sbc, che opera principalmente in California e negli Stati della costa Ovest. Se l'operazione andasse in porto, nascerebbe una nuova società con oltre 80 miliardi di dollari di fatturato, più di 230.000 dipendenti e con il controllo del 60 per cento del mercato mondiale della telefonia a lunga distanza. Con la fusione, l'At&t, che tra l'altro ha in discussione un'alleanza con Stet, riacquisterebbe una delle sette «Baby Bells» che fu costretta a cedere nell'84 in seguito a una massiccia azione antitrust da parte delle autorità federali. La Sbc controlla infatti la South Western Bell e ha recentemente acquistato la società telefonica regionale Pacific Telesis per 16,7 miliardi di dollari. Secondo gli esperti, una conferma delle trattative di fusione potrebbe arrivare entro il fine settimana. Intanto fonti vicine ad At&t hanno confermato che «le discussioni per una possibile fusione si sono decisamente intensificate in aprile». Dall'unione di At&t (attiva nel settore «long distance») e di una grande compagnia locale come Sbc, che ha interessi anche in Messico, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e punta al Sudafrica, nascerebbe una terza grande alleanza che andrebbe a contrapporsi agli altri due consorzi in concorrenza sul piano internazionale: quello della Mei Communications con la British Telecom, ancora in fase di completamento; e la joint venture della Sprint con France Telecom e la Deutsche Telekom. Roberto Gavazzi tosegretario del pds alle Poste: «Ho letto la normativa di altri Paesi europei e posso dire che non solo non siamo il fanalino di coda ma ci siamo messi in un buon gruppo di testa». Con Vita concorda anche il portavo¬ ce di An, Adolfo Urso, che ha inoltre assicurato che «il Polo non frapporrà ostacoli all'iter del ddl Maccanico alla Camera». Condivide invece le critiche di Van Miert l'anmiinistratore delega¬ to di Omnitel, Silvio Scaglia. «Siamo ai tempi supplementari - dice - o le cose si fanno ora o tutto il processo di liberalizzazione perderà definitivamente di credibilità. Van Miert è stato chiaro: ripetiamo le stesse cose Il ministro Antonio Maccanico da più di un anno. Si vede la volontà del governo di definire uno scenario competitivo nel futuro, ma per ora siamo ancora nella fase delle parole, mentre rimangono importanti fatti del passato».

Persone citate: Adolfo Urso, Antonio Maccanico, France Telecom, Maccanico, Mei, Roberto Gavazzi, Silvio Scaglia, Van Miert

Luoghi citati: California, Francia, Gran Bretagna, Messico, New York, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Usa