I pericoli del ritorno alle origini

I pericoli del ritorno alle origini I pericoli del ritorno alle origini RHRJTRRRRJ Dalle leggerezze nel valutare l'accesso ai programmi di protezione si è arrivati alle espulsioni troppo affrettate messa. Una gestione forzatamente «artigianale» aprì le porte a Buscetta, Calderone, Contorno e Mannoia, mandando in crisi la collaudata capacità di tenuta di Cosa nostra. La scomparsa di Falcone e Borsellino, nella tragica estate del '92, funzionò poi da moltiplicatore esponenziale e fu una vera e propria corsa al pentimento. Fu creata da nulla una struttura di polizia che si dedicasse esclusi- I PROTETTI DALLO STATO Numero collaboratori: 1214 (1153 uomini e d) 61 donne) dei quali liberi: 739 Testimoni: Famigliari: Segnalazioni di comportamenti scorretti: 182 Programmi revocati: 59 (27 uomini, 32 5747 (3197 uomini e 2550 donne compresi 2106 minori) Fonie: MINISTERO DELt'INTERNO vamente ai «pentiti», che intanto assumevano un ruolo centrale, tra enfasi ed ipervalutazione di personaggi non sempre all'altezza. Nacque male, il cosiddetto corpo dei «Marshall» italiani. Arrivarono funzionari demotivati perché convinti di dover svolgere un ruolo di secondo piano, senza «vetrina» rispetto ai colleghi che - sotto l'occhio delle telecamere - accompagnavano in carcere i boss accusati dai pentiti che loro proteggevano. Si verificò una nefasta coincidenza: da una parte l'eccesso di richieste di accesso ai programmi di protezione, sottoscritte da magistrati non sempre precisi nella valutazione del reale «valore» dell'aspirante collaboratore; dall'altra l'assoluta mancanza di filtro, da parte di un «Servizio di protezione» burocratizzato al massimo, ma nello stesso tempo abilitato ad una gestione ainministrativa troppo familiare, praticamente senza limiti e senza neppure eccessivi controlli. Il risultato non era sotto gli occhi di tutti, perché non «appariva». Ma chi stava dentro, avrebbe dovuto prevedere il disastro. Oggi si ammette, da più parti, che allora fu creato un sistema squilibrato: bastava la telefonata di un magistrato - dicono in molti - perché il collaboratore fosse accontentato in tutto. Perdendo d'occhio, così, il reale obiettivo del (o^inserimento sociale» del pentito «strappato a Cosa nostra» per dargli il cosiddetto «progetto di vita». I collaboratori crescevano di numero, ma la macchina della protezione riusciva ad assicurare a malapena lo «stipendio» e l'alloggio. Ancora oggi sono pochissimi i personaggi che sono riusciti nel «cambio dell'identità» e ad inserirsi nell'attività produttiva del territorio dove vivono. Questo è il vero fallimento, difficilmente recuperabile dal nuovo corso inaugurato dal questore Antonio Manganelli. Questo, insieme con lo squilibrio creato con le «liquidazioni mihardarie» elargite con eccessiva disinvoltura. Soldi che hanno creato aspettative, oggi non più assecondabiÙ. Di qui la «ri¬ volta», il ritorno alle origini del mafioso, il ricorso alla sola cosa che sa fare. Una sorta di vendetta contro lo Stato di tanti collaboratori che si considerano vittime di sperequazioni. Troppo repentino il ricorso al freno. Come accade spesso, in occasione di atteggiamenti anche «dimostrativi», la mannaia non ha più distinto caso da caso. Le espulsioni dal programma di protezione sono centinaia e qualche volta riguardano persone che si trovano ora disperate, senza aver mai trasgredito né tradito l'impegno preso con lo Stato. Per un Avola che torna alle rapine, c'è un Carmelo Mutoli angosciato. Si tratta di un ragazzo che non vuole più delinquere, ma ha avuto lo «sfratto», gli è stato tolto il piccolo contributo. Non serve più allo Stato che lo ha «licenziato» forse per un ritardo burocratico della procura di Bari, forse perché il suo apporto era limitato. Insomma non aveva fatto stragi. Ma Carmelo ha rotto i ponti con Palermo, con la moglie figlia di boss che lo ha rinnegato e privato dei due figli. Oggi si ritrova senza casa, senza lavoro. Ha una nuova compagna, madre di due bambine. Chiede un lavoro, ma la commissione ministeriale non risponde. Può essere questo il rimedio ai guasti del passato? Francesco La Licata RISPETTA IL CODICE. KlSPIiTTA TE STESSO.

Persone citate: Antonio Manganelli, Borsellino, Buscetta, Calderone, Contorno, Francesco La Licata, Mannoia

Luoghi citati: Bari, Falcone, Palermo