Umiliare i potenti uno sport americano

UNO SCANDALO IN ROSA UNO SCANDALO IN ROSA Umiliare ipotenti, uno sport americano B NEW YORK B ELLA differenza con Tony Blair, protestano in questi giorni le teste d'uovo repubblicane come Irwin Stelzer sul «Weekly Standard»: pensate, mentre il giovane primo ministro inglese è, moralmente parlando, un padre di famiglia esemplare e un «churchgoer», cioè uno che va a Messa tutte le mattine, dall'altra parte Bill Clinton, lo scanzonato, l'improvvisatore, il comunicatore, è uno che se la spassa. Tutti i giornalisti del suo seguito raccontano divertiti dei suoi flirt con le hostess dell'Air Force One presidenziale, quando fa il galletto, presidenziale per di più. E' una vecchia storia. Chi ha vfeto i luoghi di nascita e della giovinezza del presidente, può capire: sua madre - la sua prima donna, per così dire - era una simpaticissima e sgangherata donna con i capelli tinti di viola, la vita scombinata, un gruppo di vecchie amiche più matte di lei. Il presidente ha preso il cognome Clinton dal più stabile degli ex mariti di sua madre, e ha sempre considerato con aria sconsiderata la solida stabilità familiare e la rinuncia alle donne. La sua donna più pericolosa e importante della sua vita ovviamente è Hillary, anche perché tutti i duecento e passa milioni di abitanti degli Stati Uniti sanno bene che la coppia presidenziale, quando non era ancora presidenziale, ebbe un sacco di problemi, ovvero alcune divagazioni alluse e confesse. Ma Hillary procurò a Bill un fastidio in più quando il 20 luglio 1993 si suicidò in circostanze controverse e misteriose Vincent W. Foster, un amico molto, molto stretto di Hillary, al punto che si disse che fosse stato anche qualcosa di più nel periodo in cui Bill la faceva soffrire. Ma la storia con Paula Jones è esemplare di uno stile di vita nella piccola Casa Bianca di Little Rock. Naturalmente non ci sentiamo di anticipare il futuro verdetto del processo per molestie sessuali che Clinton dovrà subire come un normale cittadino, senza sconti, rinvìi né privilegi. di f h l i gMa sta di fatto che la vita a Little Rock doveva essere veramente dolce: Hillary godeva della massima considerazione come avvocato, per il naturale privilegio di poter presentare personalmente le pratiche al governatore, suo marito. l ,E la ragazza Paula, se è vero la metà di quel che dice, potrebbe essere stata scambiata dall'esuberante governatore per una delle tante febei conigliette del suo harem: carine, servizievoli, affettuose e desiderose di fare carriera. La stessa Paula, che è rimasta scandalizzata e colpita dall'immagine del governatore (dice lei) con la metà inferiore del corpo pericolosamente esposta alle intemperie, non esitò a correre a un appuntamento d'affari convocato non esattamente in un ufficio, ma in una stanza d'albergo. l ll'lb gE' vero, dice Paula, nell'albergo in sé non c'è niente di male, perché tutti gli uomini d'affari e anche i politici usano gli hotel per riunioni, incontri riservati e anche riservatissimi. La Jones non immaginava davvero, in Sulle tv impazza la disavventura sessual-costituzionale dell'uomo più potente del mondo quel giorno del 1991, di essere stata ammessa, senza concorso, al grado di riservatezza massimo, e con insistenza tanto ravvicinata da consentirle di compiere osservazioni tanto delicate e ingrandite, da poterle in seguito consentire il ricordo di particolari di natura anatomica, tanto che si favoleggia di un tatuaggio che dovrebbe costituire di per sé, se non è stato rimosso e se esisteva davvero, una prova suprema. Ieri la ragazza che si è opposta al Presidente degli Stati Uniti d'America navigava davanti ai cronisti come un'anuniraglia: vistosa senza essere bella, un SERVIZI SEGRETI Con la condizionale NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Presidente o non Presidente, questo processo s'ha da fare: la Corte Suprema ha parlato e le speranze di Bill Clinton di aspettare il giorno in cui abbandonerà la Casa Bianca, eoe nel novembre del 2000, sono finite. Prima di quel giorno il Presidente sarà processato per rispondere delle accuse di «molestie sessuali» lanciategli da Paula Jones, e già tutti pregustano il momento «clou» che quel processo avrà, e cioè la verifica di «che cosa c'è» nella zona genitale di Clinton. l gPaula Jones, come si ricorderà, era un'impiegata dell'amministrazione dell'Arkansas quando Clinton ne era il governatore. Un giorno del 1991 - ha raccontato - c'era un convegno in un albergo di Little Rock e lei stava lavorando al desk. Il governatore, che aveva preso una stanza in quell'albergo per preparare il suo intervento al con¬

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