«Tatò chieda scusa a Nesi» di Antonella Rampino
«Tato chieda scusa a Nesi» «Tato chieda scusa a Nesi» ROMA. Malcostume, sinonimo di corruzione. Una settimana fa, leggendo che Franco Tato (durante l'audizione presso la commissione Industria alla Camera che da Nesi è presieduta) aveva definito proprio come «un malcostume» la richiesta di Ruggeri (ppi) di dimissioni del vertice dell'Enel, Nerio Nesi ha preso carta, penna e fotocopiatrice e ha scritto a Violante: il Parlamento è stato oltraggiato. Il presidente della Camera ha inoltrato la missiva a Tato «perché possa chiarire il suo pensiero». E Tato ha risposto: mi spiace, ma ero seccato per la richiesta di dimissioni. [an. ram.] la maggioranza. I principi: «Vogliamo che la lotta all'evasione fiscale sia considerata un obiettivo da raggiungere, come l'inflazione. E che la stessa indicazione riguardi anche la lotta alla disoccupazione: deve scendere sotto il 10 per cento, e occorre specificare come», punta i piedi Bertinotti. E dunque i tecnici troveranno il modo di tagliare le pensioni senza pronunciare mai le parole «tagli» e «pensioni», D'Alema si sobbarcherà l'onere di ripetere il più sovente possibile che «la spesa sociale in Italia è bassa, e dunque tagli non se ne faranno». Ma intanto la palla passa a Cofferati. Solo a sentirne parlare, la voce di Bertinotti tradisce nervosismo: «Naturalmente, il confronto con i sindacati è legittimo. Ma non ci si illuda che, se Cofferati dovesse seguire il governo nelle sue richieste, il nostro II ministro per l'Economia Ciampi va piuttosto fiducioso che allo Stato non sarebbe rimasto alcun nocciolo duro. Ma poi, superato lo scoglio dello Stato sociale, resta sempre il problema delle riforme istituzionali. «Ricordatevi che le finanziarie si fanno ogni sei mesi, le riforme istituzionali ogni volta che si cambia Repubblica» ha ammonito, battagliero, Cossutta. Antonella Rampino
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