«5000 miliardi riciclati dalla mafia»
Blitz a Palermo «5000 miliardi riciclali dalla mafia» Blitz a Palermo «5000 miliardi riciclali dalla mafia» PALERMO. Operazioni finanziarie oscure per cifre da capogiro, nell'ordine di cinquemila miliardi di lire, hanno portato in prigione quattro palermitani. Fax e lettere di credito partivano da Palazzo Gamma, sede di convegni, mostre e convention di tutti i partiti i cui titolari già anni fa avevano avuto una controversia col Comune: l'aveva fatto chiudere ritenendolo abusivo. Poi la riapertura e la ripresa dell'attività. I quattro sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di certificati di deposito e di valuta estera di illecita provenienza. Gli inquirenti ritengono che il fiume di denaro possa essere provento di affari della mafia. Ad alimentare questo sospetto è l'imprenditore Armando Glorioso, 46 anni, uno dei quattro che sono stati scortati nella tarda mattinata dai carabinieri nel carcere dell'Ucciardone, al termine della prima fase dell'operazione «Fax money». Fratello della contitolare e responsabile organizzativa di Palazzo Gamma, Glorioso quindici anni fa fu arrestato a New York con cinque chili di eroina e vari gioielli insieme con Matteo Romano, indicato come uno dei «picciotti» del clan siculo-americano di John Gambino. Un fratello di Romano due anni fa è stato inghiottito dalla «lupara bianca» e quanto a Glorioso, in qualche modo era riuscito a tirarsi fuori. Ma adesso è stata «Tesori in Sicilia», una sua società, a metterlo nuovamente di fronte alla giustizia: i carabinieri sono certi che la centrale operativa del riciclaggio internazionale di moneta si celava dietro l'insospettabile facciata a vetri di Palazzo Gamma, dove essa ha sede legale. Gli altri tre arrestati sono gli imprenditori Ugo e Vincenzo Corsaro, di 37 e 34 anni, e il consulente finanziario Alfredo Catalano, 44 anni. Sono state varie operazioni in dinari libici e irakeni a insospettire più delle altre gli inquirenti e i sei-vizi di vigilanza dell'Ufficio italiano cambi. Si tratta di monete che, a causa degli embarghi intemazionali contro Saddam Hussein e Gheddafi, vengono osservate sempre con attenzione. E parecchie di queste operazioni non erano state definite proprio perché banche sia italiane sia estere avevano riscontrato varie irregolarità nelle procedure seguite. Molti dei certificati di deposito utilizzati per «Fax money» erano stati rubati tempo fa vicino a Roma, a Capena, alla società Transcoop. Non avrebbe avuto successo poi la negoziazione di pesos argentini, mentre tutto sarebbe filato liscio per altre monete europee. Gli ordini di custodia cautelare in carcere sono stati firmati dal giudice per le indagini preliminari Vincenzina Massa su richiesta del sostituto procuratore Erminio Amelio, fratello del regista Gianni Amelio. Antonio Ravidà
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