« II rimedio? Una cura di sberle »
Il padre di un ragazzo: «La politica non c'entra E poi ai party senza invito si va da sempre» « II rimedio? Una cura di sberle » Il padre di un ragazzo: «La politica non c'entra E poi ai party senza invito si va da sempre» MILANO. Mezz'età, professionista, un nome che conta ma «quello no, preferisco». E poi un figlio, «imbucato» alla festa a casa di Roberto Vecchioni e finito davanti al magistrato. Brutta storia, eh? «Questi ragazzini vanno presi a sberle. Primo per essere andati a una festa senza essere invitati, poi per quello che hanno fatto». Però qualche altro genitore come lei ha giustificato i propri figli. Ha detto che è stata una ragazzata, hanno cercato di minimizzare... «Mi sembra normale. Davanti alla polizia si deve sostenere che è stata tutta solo una leggerezza, una ragazzata». Perché? «Bisogna minimizzare per non far mancare la solidarietà ai propri figli, ma a casa sono sicuro che è andata diversamente. Chi non sta dalla parte dei ragazzi, anche in questo caso, non è un genitore. La cosa che però non sopporto sono i facili sociologismi». Quali? «Non si può dire che questi ragazzi, siccome vengono tutti da famiglie benestanti, agiate, compiono atti di destra. Ma che c'entra la politica, con queste cose... Sarebbe come dire che i figli di genitori dell'Ulivo fanno invece altri reati. Sono tutte stronzate, quando come in questi casi la si butta in politica». Quindi, secondo lei, non c'è da preoccuparsi? «Quando si hanno figli che hanno 16 o 17 anni c'è sempre da preoccuparsi. Ma credo che sia più grave se un figlio si droga, non se va ad imbucarsi a una festa. Queste cose si fanno da sempre, non è una moda di oggi. Anch'io, quando avevo 16 anni, cercavo di andare alle feste anche se non ero invitato. Magari solo per andar dietro a una ragazzina...». Secondo lei, cosa può essere scattato in suo figlio, nei suoi amici... «Sarebbe facile dire che questi sono tempi in cui noi genitori siamo troppo permissivi. Più attenti a capirli che non a intervenire, magari severamente. Ecco, se posso dire, i nostri figli, oggi, prendono meno sberle, meno pedate di quante ne abbiamo prese noi». Mano forte, allora? «A 16 anni sono scemi, non capiscono nulla di quello che è la vita. Forse eravamo tutti così, a 16 anni. Ma adesso, pensiamo a quegli otto che hanno una denuncia e magari non capiscono ancora quello che hanno fatto». E a questo punto, che si fa? «Ci sarà sicuramente anche una mancanza di valori, in certi ragazzi. Ma non generalizziamo. Chi va a rubare in una casa può essere anche un cleptomane. E i cleptomani ci sono sempre stati. Non li abbiamo scoperti con questa vicenda. Non finiranno certo adesso che sono finiti sui giornali o che ne parla la tv anche se poi li chiama teppisti. Alla mancanza di valori credo vada aggiunta un'altra cosa: noi genitori siamo da troppo tempo molto permissivi con i nostri figli. Ogni cosa chiedano, viene soddisfatta. Adesso, mi sa che ne stiamo pagando le conseguenze», [f. poi.] Giovani di fronte ad un bar nel centro di Milano
Persone citate: Roberto Vecchioni
Luoghi citati: Milano
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