L'ordigno abbandonato vicino a un negozio Sul pacchetto una scritta: «Chi tocca muore»

L'ordigno abbandonato vicino a un negozio Sul pacchetto una scritta: «Chi tocca muore» L'ordigno abbandonato vicino a un negozio Sul pacchetto una scritta: «Chi tocca muore» FIRENZE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una bomba a mano vecchia ma funzionante. La seconda «spuntata» nel centro di Firenze in poco più di un mese. Se si guarda al giorno e al luogo di ritrovamento, si prova un brivido. Se si esaminano ordigno e confezionamento, ci si dovrebbe limitare ad una risata. L'allarme in città si è diffuso ieri, anniversario dell'attentato di via dei Georgofili quando, quattro anni fa, morirono cinque persone, altre 30 rimasero ferite e capolavori custoditi nella Galleria degli Uffizi furono danneggiati. Erano circa le 9 quando alla centrale dei carabinieri è arrivata la segnalazione di un commerciante che diceva di aver trovato una bomba davanti al suo negozio in Borgo Santi Apostoli, a due passi da via dei Georgofili. L'ordigno era stato infilato, si suppone durante la notte, tra la saracinesca a maglie e la vetrina della gastronomia di Giorgio Tassini, 48 anni, perugino trasferitosi a Firenze una ventina d'anni fa. Quando il commerciante, verso le 8, aveva alzato il bandone si era accorto che in terra c'era uno strano pacchetto rinvoltato nel nastro adesivo dal quale spuntavano due fili. Su alcuni fogliettini attaccati ai lati si potevano leggere, tracciate con pennarello blu e nero, scritte inquietanti e ridicole: «Actung bomber», «Chi tira muore», «Non ci credi...?», «Bomba». «Ho visto questo pacchettino - racconta Giorgio Tassini -, ho pensato ad uno scherzo e l'ho messo da una parte perché avevo da fare. Solo dopo un'oretta mi è tornato in mente e l'ho aperto. Ho visto che la bomba c'era davvero e l'ho anche presa in mano. Io non ho mai avuto minacce o problemi di sorta, per cui la storia della bomba non l'avevo presa sul serio. Confesso che all'anniversario dell'attentato ai Georgofili non avevo nean- La bomba ritro ata a Firenze che pensato». In realtà l'ordigno, contenuto in una scatola blu da bomboniere con l'interno a fiori, era vero e funzionante, anche se antiquato e non molto potente. Gli artificieri hanno accertato che si trattava di una bomba «Oto» modello 35, uscita di produzione prima della Seconda guerra mondiale. Era ancora munita delle due sicure di trasporto e di lancio e al suo interno erano contenuti circa 70 grammi di tritolo. E' stata fatta brillare sul greto dell'Arno nello stesso punto dove era stata fatta brillare un'altra bomba a mano trovata il 18 aprile scorso in un cortile di Palazzo Capponi, sempre nel centro della città. In quell'occasione non ci furono rivendicazioni e perse rapidamente consistenza la pista che puntava sul fondamentalismo islamico perché l'ordigno era stato lasciato vicino allo studio di un pittore che aveva insegnato per qualche anno a Teheran. «Il negozio dove è stata messa la bomba è vicino a via dei Georgofili, il giorno scelto è significativo - afferma il procuratore reggente Francesco Fleury -: faremo delle indagini per capire se ci sono legami con l'anniversario della strage oppure se si tratta solo di una coincidenza. Se è uno scherzo si tratta di un'azione molto incauta. I bigliettini hanno un tono abbastanza scherzoso, ma ritrovamenti come questo o come quello di poco più di un mese fa lasciano una certa inquietudine». E sullo scherzo di pessimo gusto, probabilmente organizzato da un mitomane, sfruttando una data particolare per avere più risonanza, punta anche il tenente colonnello Mariano Angioni, comandante del reparto operativo provinciale dei carabinieri, il quale ha confermato che nessuno ha rivendicato quella che sembra più che altro una bravata. Francesco Matteini La bomba ritrovata a Firenze

Persone citate: Francesco Fleury, Francesco Matteini, Giorgio Tassini, Mariano Angioni

Luoghi citati: Firenze, Teheran