Riforme D'Alema lancia il Senato «misto»
«Antipresidenzialistiper amore dell'Ulivo» Il leader della Quercia propone una Camera di parlamentari e rappresentanti di Regioni Riforme, D'Alenici lancia il Senato «misto» «Antipresidenzialistiper amore dell'Ulivo» ROMA. La premessa, da parte di tutti o quasi (Rifondazione non è della partita perché ha già detto un «no» secco) è che il testo D'Onofrio sul federalismo va bene, ma che abbisogna di svariati aggiustamenti. Morale della favola: alla fine della Bicamerale di quella bozza originaria resterà poco o niente. E Francesco D'Onofrio non batte ciglio: «Riscriverò il testo» annuncia. Il capo dei comunisti unitari, Famiano Crucianelli, fotografa così la situazione: «Questa storia - dice mi ricorda quelle riunioni del pei, in cui gli oratori cominciavano i loro discorsi dicendo: "Sono d'accordo con la relazione del segretario, tuttavia..."». Paragone calzante, quello di Crucianelli. D'altra parte, il futuro della bozza D'Onofrio era già scritto da giorni. Ma la sentenza definitiva è di ieri, prima con la direzione del pds, poi con la Bicamerale. A quest'ultima riunione brillano per la loro assenza gli «osservatori» del Carroccio. Il presidente D'Alema, però, non si scompone: «Noi stiamo facendo le riforme - dice - Bossi faccia quello che vuole, le riforme le faremo con o senza la Lega». In mattinata, a Botteghe oscure, c'è molto scontento per quella bozza. D'Alema cerca di circoscrivere le perplessità, attribuendo a D'Onofrio «il merito» di aver «aperto la questione del federalismo». Ma lo stesso segretario del pds annuncia che quel testo va modificato. Sempre sull'argomento il leader della Quercia avanza anche una proposta: il Senato misto, composto da parlamentari e rappresentanti di Regioni, Province e Comuni. Nella riunione di direzione Gavino Angius sostiene che quella bozza «contiene qualcosa di assai preoccupante: vi si afferma - spiega - un principio implicito di separatezza che non può essere accettato». Ancora più duro Augusto Barbera, che non nasconde gli errori del suo partito in questa materia, prendendosela con gli «ammiccamenti opportunistici» nei confronti della Lega. Quindi, l'attacco alla bozza D'Onofrio: «Prevede - dice il costituzionalista della Quercia - un federalismo imperiale che contrasta con ogni minimo di sopravvivenza di una comunità politica». D'Alema, che a questo punto si sente messo sotto accusa per aver dato inizialmente spago a D'Onofrio e per aver aperto le porte alla Lega, è costretto a precisare che non è mai stata sua intenzione rincorrere Bossi e che ha rivolto un appello alla Lega perché il suo ruolo istituzionale glielo imponeva. A Botteghe oscure la discussione finisce, e si sposta a Montecitorio, in Bicamerale. Tutti i partiti, tranne il prc (che presenterà un contributo alternativo), sono disposti ad accettare come «testo base» la bozza D'Onofrio, a patto di riscriverla. Gianclaudio Bressa esplicita il «sì» con ri¬ serva del suo gruppo parlamentare: quello del ppi. Il pidiessino Fabio Mussi chiede «fortissime garanzie di unità nazionale». L'esperimento «similspagnolo» di D'Onofrio non convince il capogruppo della Quercia, che osserva: «Il testo va bene, ma deve essere emendato perché c'è qualche sapore di flamenco di troppo». E modifiche chiede anche U Polo: per Gianfranco Fini, poi, devono essere sostanziali. Il tema dei lavori pomeridiani della Bicamerale è il federalismo, ma l'attenzione di molti componenti della commissione è rivolta alla forma di governo e alla legge elettorale, anche perché, dalla prossima settimana, in commissione si comincerà a votare. Il segretario del ppi Franco Marini parla di questi argomenti in due incontri distinti con Fini e con il ecd di Casini e Mastella. E su questi temi si incentra anche gran parte della replica con cui D'Alema chiude la direzione del suo partito. Il segretario del pds parte da questa premessa: «L'importante dice - è uscire dalla Bicamerale con un successo». Poi replica così a quelli che nel suo partito prediligono l'elezione diretta del capo dello Stato: «Noi siamo impegnati a combattere il semipresidenzialismo per amore dell'Ulivo. Se seguissimo interessi partitocratici dovremmo preferire il sistema francese che ci garantirebbe, in quanto partito di mag¬ gioranza, un candidato alla presidenza della Repubblica e una forte quota di seggi in Parlamento». Il leader di Botteghe oscure ribadisce quindi la sua propensione per il doppio turno: «Laddove - dice - ci sono due forze della sinistra, di cui una conservatrice, questo sistema non risolve i problemi, però aiuta». La riunione termina con D'Alema che rimprovera la sinistra del pds e gli ulivisti, entrambi «rei» di voler riaprire la discussione sulla legge elettorale e sulla forma di governo: «E' difficile - ironizza il segretario della Quercia - che il Polo aderisca alle nostre posizioni se queste vengono cri ticate anche nel nostro partito». ore dell'Ulivo» gioranza, un candidato alla presidenza della Repubblica e una forte quota di seggi in Parlamento». Il leader di Botteghe oscure ribadisce quindi la sua propensione per il doppio turno: «Laddove - dice - ci sono due forze della sinistra, di cui una conservatrice, questo sistema non risolve i problemi, però aiuta». La riunione termina con D'Alema che rimprovera la sinistra del pds e gli ulivisti, entrambi «rei» di voler riaprire la discussione sulla legge elettorale e sulla forma di governo: «E' difficile - ironizza il segretario della Quercia - che il Polo aderisca alle nostre Il presidente della Bicamerale D'Alema e il leader di An Gianfranco Fini posizioni se queste vengono cri ticate anche nel nostro partito». Maria Teresa Meli Replica a Bossi: noi facciamo le riforme Lui continui a fare quello che vuole Maria Teresa Meli Replica a Bossi: noi facciamo le riforme Lui continui a fare quello che vuole Il presidente della Bicamerale D'Alema e il leader di An Gianfranco Fini
Luoghi citati: Roma
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