«I voti nei gazebo falsi e inattendibili» di Ale. Mon.
Per Violante «sono solo stupidaggini» «I voti nei gozebo falsi e inattendibili» IL REFERENDUM DEL CARROCCIO Il presidente della Camera Luciano Violante i Per Violante «sono solo stupidaggini» «I voti nei gozebo falsi e inattendibili» ROMA AFFICA di reazioni al referendum leghista pro-secessione. Tutti concordi nel negare legittimità e credibilità all'iniziativa in particolare sotto l'aspetto dei numeri -, ma se qualcuno la archivia come una ridicola sagra paesana, altri (una parte dei vescovi del Nord, le Acli...) si dicono preoccupati dal malessere che esprime, dal precedente che in ogni caso rappresenta per il futuro. E puntano sulle riforme in Bicamerale. C'è per esempio chi - come Irene Pivetti - dequalifica il tutto «ad una manifestazione politica di partito»: «Trovo abbastanza esilarante che venga preso sul serio. E' comprensibile solo per la dimensione folkloristica che l'ha accompagnata». «La secessione è una cosa seria o preoccupante, non lo è invece il referendum», le fa eco Edo Ronchi, ministro dell'Ambiente, pur mettendo in guardia da interpretazioni troppo riduttive. Sarà, ma la raccolta di firme sotto i gazebo «non si può certo definire un referendum ma una semplice raccolta di bigliettini», interviene Tiziano Treu, ministro del Lavoro. «Non è un gesto di grande rilievo politico», concorda Armando Cossutta. Duro Gianfranco Fini. «Quella di domenica è stata soltanto un'iniziativa propagandistica, per molti aspetti ridicola», taglia corto il presidente di An. Quanto a Maurizio Gasparri, invita Bossi a finanziare il referendum «con qualche lotteria o baraccone» e non dallo Stato. Via, «non é un referendum serio», considera l'ex presidente della Confindustria, Luigi Lucchini. Ma quale referendum - spiega il ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini - é una manifestazione di propaganda politica. E la risposta dev'essere politica». «Una vera e propria pagliacciata», rincara la dose Leo Valiani, senatore a vita e uno degli ultimi «padri» della Repubblica. Tra l'altro, «un referendum vero sulla secessione non avrebbe successo», rileva Mino Martinazzoli, sindaco di Brescia. Solo una «pagliacciata», allora? L'Osservatore Romano non ci sta e rilancia, bollando l'iniziativa come «fuori da ogni legge» e quindi preccupante perché «troppo spesso fatti simili sono stati il preludio a gravi tragedie». Inquieta «la mentalità distorta» nella quale si insinua «il germe della ribellione»; «Certo, non è stata una cosa seria». Seria no ma comunque «grottesca» - avverte Franco Passuello, presidente delle Acli - invitando «tutte le forze autenticamente democratiche» ad «isolare» il Carroccio. «Il punto vero è rispondere ai problemi che sono alle spalle della secessione: cioè lo scarto tra i tributi che il Nord paga e i servizi che riceve dallo Stato ragiona il presidente della Camera Luciano Violante -. Questo è il ragionamento serio. Il resto sono stupidaggini». «Nella campagna della Lega c'è una violenza, una carica di rottura dell'unità nazionale, una venatura di razzismo che sono intollerabili - commenta Massimo D'Alema», rinviando alle riforme in gestazione in Bicamerale. «La Lega lavora sul terreno simbolico - riflette Fausto Bertinotti - le sue azioni anche se grottesche sono gravi». Nessuno si illuda, siamo in presenza di «un fatto grave che non può essere liquidato come una goliardata o una battuta di spirito», concorda Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Nemmeno Carlo Callieri - vicepresidente di Confindustria - se la sente di sottovalutare il fenomeno. Attenzione, avverte, al Nord, infatti, il disagio c'è ed eccome. Ecco perché, spiega Callieri, se la legge Bassanini rappresenta un primo passo in avanti, & progetto di riforma federale presentato da D'Onofrio appare «riduttivo» in quanto «configura un nuovo centralismo delle regioni che peraltro esistono da più di venti anni e hanno dimostrato di non saper operare», [ale. mon.]
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