Gli intellettuali tornano a casa

Gli intellettuali tornano a casa Già finito il breve flirt con la Destra Gli intellettuali tornano a casa Già finito il breve flirt con la Destra DEL VOTO PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Gli infatuati per Chirac sono delusi, gli indignati per Mitterrand disposti a perdonare, gli euroscettici interessati alla svolta di Jospin. Così la Gauche pare aver riconquistato, oltre a tre milioni di voti, anche gli intellettuali. Il sociologo Alain Touraine, il matematico Laurent Schwartz, l'antropologo Maurice Godelier, lo storico Jacques Le Goff sono molto più vicini al partito socialista rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Régis Debray simpatizza per il Mouvement des citoyens del «gollista rosso» Jean-Pierre Chevènement. Il pcf può contare su un'ondata di adesioni eccellenti: l'ex presidente dell'organizzazione umanitaria «Médecins sans frontières» Rony Brauman, l'editore Claude Guillebaud. Perché gli intellettuali, considerati in Francia alla stregua di una categoria, come i metalmeccanici, tendono a tornare nella casa natale della Gauche? E la loro scelta può avere influenzato quella dei francesi? «No - risponde un intellettuale considerato molto lontano dalla sinistra, Alain de Benoist -. L'elettorato non segue pulsioni razionali, anzi: negli ultimi 16 anni ha sempre votato contro il governo e la maggioranza uscente. Nell'81 l'Assemblea Nazionale passò da destra a sinistra, nell'86 tornò a destra, nell'88 a sinistra, nel '93 a destra, e ora la Gauche è in testa. Secondo me Chirac la spunterà ugualmente, perché la Droite ha riserve di voti più ampie tra gli astenuti di domenica. Ma il dato politico non cambia: vince la protesta, l'insoddisfazione permanente. La mappa politica della Francia è sconvolta, e non coincide più con la mappa degli uomini di pensiero. Pochi si riconoscono in un partito. Non io. Negli ultimi tempi votavo Verdi, ora che sono alleati con il ps mi sono astenuto. Al secondo turno sceglierò il candidato meno sgradevole. E' vero, altri colleghi si sono espressi per la Gauche. Sa perché? Perché fi¬ nalmente hanno sentito pronunciare a sinistra parole contro l'Europa delle monete e i criteri di Maastricht. Avevano creduto a Chirac quando parlava di Europa sociale. Adesso pure lui si è convertito all'euro, mentre il ps esprime riserve, è il pcf condanne. Sa cosa le dico? Al ballottaggio non escludo di votare anch'io a sinistra». A sinistra ha votato l'ex por- tavoce di Mitterrand Max Gallo, nel V arrondissement di Parigi: Mouvement des citoyens. «Ma resto critico nei confronti del ps, che non ha ancora regolato i conti con l'ombra di Mit- terrand. Jospin balbetta, Fabius tace. Neppure sull'Europa i socialisti hanno fatto chiarezza. Viviamo in una sorta di omertà: nessuno affronta il tema della fine della sovranità nazionale: se ne parla senza dirlo, per allusioni. No, io non sono meno critico. E' vero però che giornalisti e intellettuali sono più che mai ostili all'Eliseo. Chirac non li ha mai affascinati: forse perché loro non affascinano lui. I pochi che l'avevano sostenuto alle presidenziali, più per ostilità verso Balladur, questa incarnazione del conservatorismo, che per convinzione, ora si sono volatilizzati. I giornali dell'intelligencija, "Le Monde" e "Le Nouvel Observateur", sono schierati apertamente per Jospin. "Liberation" non si era mai esposto tanto in una battaglia politica. Jean-Frangois Kahn, il direttore dello "Evénement du Jeudi", ha addirittura fondato una testata, "Marianne", per disporre di un'altra bocca di fuoco nella sua guerra all'Eliseo, che accusa di aver tradito le promesse della campagna con la sua svolta liberale e monetarista». «Gli intellettuali che si schierano con il pcf - ironizza André Glucksmann - si incaricano di dimostrare l'assioma di Marx: la prima volta è la tragedia, la seconda la commedia. Cadere nell'illusione totalitaria, come fece Sartre, era un errore tragico. Votare Hue e il "nuovo" partito comunista è ridicolo. Una farsa. No, io non mi schiero. Neanche Sartre, del resto, amava le dichiarazioni di voto. E nessuno sa per chi votava Victor Hugo. Perché il compito dell'intellettuale è tentare di spiegare le cause dei fenomeni, e magari anticiparli, non illuminare le masse e decidere per loro. Io non ho lumi da accendere, sono disorientato come tutti di fronte alla totale assenza di credibilità dei politici. E poi non potrei mai sostenere un partito - il ps - che non ha ancora rinnegato le follie di Mitterrand, il presidente che armando gli Hutu ha innescato il macello in Ruanda, non ha sostenuto i movimenti anti-totalitari dell'Europa dell'Est e non è intervenuto mentre i serbi massacravano i musulmani». «E invece, secondo me, Chirac sta vivendo la sindrome di Mitterrand - spiega Jean d'Ormesson -. Lusingato dagli intellettuali all'inizio, abbandonato al momento della scelta di una politica realista. Mitterrand seppellì il sogno gauchiste di trasformare la società, Chirac ha segnato la fine del gollismo storico e ha aperto anche in Francia l'era del liberalismo. Scrittori e registi, che, come da voi in Italia, guardano tradizionalmente a sinistra, sono scesi in piazza per i sans-papiers e contro il Presidente. Soltanto io gli sono rimasto fedele, anche se la politica mi interessa meno di quattro anni fa, quando mi battevo contro Mitterrand... e sono anche fiducioso. Il voto di domenica ha espresso innanzitutto il rifiuto di Juppé - e dopo il suo ritiro il problema è risolto - e in secondo luogo la delusione per Chirac. Ma Jacques è uomo di battaglia, non di gestione: non ama regnare, bensì combattere. Il potere lo addormenta: è in campagna elettorale che dà il meglio di sé». Aldo Cazzutlo EK0RMESS0N «Si è votato soprattutto contro Juppé il Presidente alla fine vincerà» GALLO «Resto critico il ps non ha regolato i conti con l'ombra ingombrante di Mitterrand» DE BENOIST «Prevale la protesta e sono stati attirati dalle parole anti-Maastricht della sinistra» GLUCKSMANN «Marx aveva ragione, la prima volta è la tragedia la seconda una farsa»