Il premier sconfitto: domenica sera me ne vado

77premier sconfitto: domenica sera me ne vado 77premier sconfitto: domenica sera me ne vado PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Juppé getta la spugna. O meglio, è il trainer Chirac a farlo nella speranza di salvare dal baratro con il sacrificio supremo la maggioranza governativa cui la Gauche ha inflitto domenica la peggior débàcle dal 1959. Adieu, Alain. Dopo due anni a Matignon, se ne va - «anche se vinceremo, occorre mi nuovo primo ministro» - nel giorno che doveva segnare il suo trionfo. I sondaggi non gli attribuivano ancora giovedì almeno 100 parlamentari di vantaggio sulla Sinistra? Sconfessato dagli elettori, sceglie l'esilio. E certo doveva fargli rabbia, ieri sera, ascoltare i suoi fratelli nemici - Alain Madelin, Francois Léotard, Balladur e lo stesso Séguin - tesserne l'elogio funebre con ipocrisia inferiore solo alla iattanza. Non rimane ora che attendere il Verbo presidenziale. Dopo una prima notte insonne e di febbrile rimuginio, Chirac ha deciso: caccia il premier in carica e si rivolge alla nazione - stasera - sollecitando nel II Scrutinio una novella investitura per le malconce truppe rpr-udf. Mai inter- vento presidenziale fu più atteso. La cena con Eltsin & signora, indi l'udienza a Bill Clinton nel giorno dello storico accordo Nato-Russia lo «caricheranno» a dovere? Ci attendiamo un discorso fermo e sobrio nel genere - gollista per eccellenza - «Vi ho compreso». Paese visceralmente forcaiolo, la Francia non riesce a trattenere la classica smorfia di soddisfazione nel veder ghigliottinare Juppé. La testa cade nel paniere. Avanti il prossimo! L'uomo più solo di Francia è ormai un ex. Il suo esilio si chiamerà Bordeaux. Dove è sindaco, ma potrebbe ancora - le sciagure arrivano in compagnia vedersi soffiare lo scranno di parlamentare. Già il suo avversario ironizza: «Parigi ci rifila un nobile decaduto». Un pietoso epitaffio giunge invece dal ministro dell'Economia Jean Arthuis. «Gli hanno fatto fare il lavoro sporco, e adesso lo gettiamo via». Fa pena, Juppé. L'inquilino di Matignon paga, in misura non trascurabile, errori altrui. Le insostenibili promesse con le quali Jacques Chirac tappezzò la sua Lunga Marcia verso l'Eliseo, una congiuntura economico-sociale sfavorevole, le dissidenze intesti- ne. Lo descrivevano gelido computer umano. Eppure fa pena. E oltre a un lavoro, dovrà pure cercarsi casa entro martedì prossimo: viveva nell'ala residenziale dell'Hotel Matignon. Con quattro giorni appena che separano la Francia dalla sentenza definitiva sul futuro politico che l'attende, vano - tuttavia - recriminare. l'«autosospensione» di Juppé imprime un ritmo forsennato alla macchina elettorale spiazzando le forze in campo. Prendiamo Jospin. La Sinistra non se l'aspettava. Era così rassi- curante tirare a occhi chiusi sull'antico, abituale bersaglio. Bisognerà cambiare slogan, armi, strategia. E' il secondo uppercut di Chirac. Non può che riuscirgli meglio. Il primo - le elezioni anticipate - dovevano rivelarsi un boomerang per l'Eliseo. A scaricare Juppé il bilancio sarà forse positivo. Ma la politica francese, per decenni virtuosa, ricorda ormai più il poker che Montesquieu. La Presidenza ce l'ha comunque fatta a riprendere l'iniziativa, e nell'ora più difficile. «Slancio condiviso»? Lasciando a terra il suo - finora - principale artefice, la parola d'ordine che guida la campagna governativa è ancor più enigmatica. E tuttavia, mollata la zavorra Juppé, Jacques Chirac riprende forza. Jospin è sulla difensiva. La rinuncia a priori di un governante in carica lo lascia incredulo. «Farà sul serio? Legittimo dubitarne». Indi denuncia la decisione come «segno formidabile» dello «smarrimento» che attraversa il campo avversario. Psicodramma, sì. Lo è in egual misura, nondimeno, per la Gauche. Lo Chirac miraco¬ lato dai sondaggi le strappò la vittoria nel '95. Lo scippo sta forse per ripetersi. Lione! Jospin sarebbe allora il più formidabile «big looser» che la V Repubblica ricordi. Annusano la trappola, gli uomini del ps che bene o male il Potere lo conoscono davvero. Al pcf, invece - ove il solo evocarlo funge da carica euforizzante - trionfa l'esultanza. Per Robert Hue, Juppé lo trafigge la classe lavoratrice e non l'ex sponsor presidenziale. E domenica aspetta cada il Palazzo d'Inverno. Che la formi- dabile progressione sia quella ps, preferisce scordarlo. E malgrado manchi d'un soffio - 9,9 % - l'agognatissimo risultato a due cifre trasuda ottimismo. «L'intesa definitiva con il ps è alla nostra portata» dice. Jospin, lui, glissa. Il trionfalismo nuoce alla causa. E i suffragi rosa del 25 maggio volevano forse, in definitiva, più ammonire la Droite che rilanciare la Gauche. Per sua fortuna, dal Front National arrivano ottime notizie. Jean-Marie Le Pen proclama che i suoi candidati oltre il 12,5 % non abbandoneranno la pugna. Si attendono almeno 130 ballottaggi triangolari. E se la vittoria gli è preclusa, potrà sempre far perdere la Destra classica, l'obiettivo che ormai l'ossessiona più di Jospin o Delors a Matignon. Enrico Benedetto Il ministro dell'Economia Jean Arthuis «Gli hanno fatto fare il lavoro sporco e adesso lo gettano via per salvarsi» sinistra destra .front national vap.i'ecologis-tì. ì diversi' ®m\ univo I socialisti temono che la mossa possa rivelarsi vincente Il segretario del pc: possibile l'intesa con Jospin Il sorriso del leader socialista Lionel Jospin all'annuncio dei risultati

Luoghi citati: Bordeaux, Francia, Parigi, Russia