II premier: lascio dopo il ballottaggio di Barbara Spinelli
IIpremier: lascio dopo il ballottaggio IL VOTO DEGLI INGANNATI IIpremier: lascio dopo il ballottaggio IL VOTO DEGLI INGANNATI Ifrancesi che hanno votato al primo turno delle legislative, domenica, si sono comportati come sonnambuli disperati che conoscono una sola passione, tenace: la passione del risentimento, della nemesi vendicativa e dell'eresia. La passione che regna in Francia sin dal referendum sull'Europa nei primi Anni Novanta, sin dal lungo inverno dello scontento che paralizzò la nazione durante i grandi scioperi del '95. La passione di chi è stufo di sentirsi sistematicamente ingannato dalle proprie classi dirigenti e non solo ingannato ma tenuto all'oscuro su quel che aspetta la nazione, tenuto all'oscuro sull'avvenire che i politici le stanno preparando in maniera quasi sempre clandestina, quasi sempre inconfessata, mai davvero aperta, spiegata, soprattutto contrattata. Sono molti anni che la società francese resiste alle mutazioni dell'economia, si oppone ferocemente a quel che percepisce come declino della propria identità, come immolazione della loro idea di Stato sull'altare d'Europa, e i risultati di domenica possono sorprendere solo i disattenti istituti di sondaggio, possono sbalordire solo una classe dirigente che si è rivelata cieca, afasica, sorda ai fati del suffragio universale. Solo nella giornata di ieri questa classe dirigente ha mostrato d'intuire la natura del proprio possibile scacco. Solo ieri le destre minacciate hanno convinto Juppé ad annunciare le dimissioni dalla carica di primo ministro: dimissioni che avverranno comunque dopo il secondo turno, e che sia pure tardivamente rispondono a una domanda, assillante, da parte dell'elettorato. La nemesi vendicativa ha voluto premiare le sinistre in questo primo turno, restituendo loro lo spazio che avevano catastroficamente perduto alle legislative del '93. Ma non si è trattato di un'adesione massiccia ai programmi tra loro contraddit¬ tori di socialisti e comunisti, né di un'onda possente di entusiasmo, che fa crescere oltre misura gli uni o gli altri. Massiccio è stato piuttosto il gesto punitivo che ha colpito le destre moderate, e Alain Juppé in prima linea che le ha rappresentate durante la campagna, e Jacques Chirac infine che ai vertici dello Stato le incarna. Veramente massiccio, cruciale, è il disgusto rabbioso che penalizza da oltre un decennio, metodicamente, le classi politiche che si succedono al comando del Paese: disgusto che si esprime nell'astensionismo come nelle schede bianche, nella dispersione di minuscole liste protestatarie e nella forza ormai radicata, insopprimibile, del Fronte nazionale di Le Pen. Questa forma di repulsione non risparmierà le sinistre, il giorno in cui esse dovessero vincere il secondo turno di domenica 1° giugno e governare la Francia in coabitazione con Chirac. Questa forma di nichilistico rifiuto anti-establishment sta assumendo l'aspetto di una patologia endemica, che affligge stabilmente una delle nazioni più decisive d'Europa. Non è necessariamente rifiuto delle mutazioni e delle riforme austere, quello che si sta manifestando per l'ennesima volta in Francia. La maggior parte degli elettori vive già dentro una mutazione radicale da almeno quattordici anni, e sa che numerosi altri cambiamenti interverranno man mano che l'Europa monetaria si costruirà. La maggior parte pratica già forme di lavoro che son divenute precarie, flessibili, non più assimilabili alla tradizione del posto fisso. La sua protesta non scaturisce da idee del tutto pronte, precise, ma ha un'andatura ebbra per l'appunto, tipica dei sonnambuli: di sonnambuli che nessun politico risveglia con parole chiare, non ambigue. Di sonnambuli cui non Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA
Persone citate: Alain Juppé, Chirac, Jacques Chirac
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