l'effetto-cambio è finito l'export trovi altre strade di Alfredo Recanatesi

OLTRE LA LIRA OLTRE LA LIRA Veffetto-cambio è finito l'export trovi altre strade E si eccettuano i velleitari tentativi dei piani di settori partoriti daUa ventata dirigista che spirò tra gli Anni 60 e 70, la pobtica industriale in Itaba è stata realizzata essenzialmente attraverso il cambio della lira. Lo strumento può essere considerato insohto e surrettizio, e tale infatti è. Rimane comunque il fatto che la manovra del cambio è stata l'unica, o comunque la principale, variabile esterna alle imprese ad averne indirizzato gb orientamenti strategici. In bnea di larga massima ed estremamente sintetica, si può dire che un cambio forte induce le imprese a puntare la forza competitiva suba quanta e sui contenuti di innovazione dei loro prodotti; viceversa, un cambio debole le induce aba puntata opposta, quella sul basso. Possiamo così ricordare gb Anni 50 e 60, gb anni deba massima stabibtà dei cambi, nei quab l'industria itabana compì il balzo in avanti che la portò a recuperare i ritardi che da sempre segnava rispetto aU'industria francese, inglese o tedesca. Poi gli Anni 70 e fino aba metà degb 80, quando l'elevata inflazione e le ripetute svalutazioni promossero la competitività di prezzo interrompendo il positivo processo di allineamento ai Paesi più progrediti. E ancora, gb ultimi Anni 80 ed i primi 90 quando il vento nuovamente cambiò con una lira forte che spinse nuovamente le imprese e ristrutturarsi per accrescere quabtà ed innovazioni di prodotti che era sempre più difficile poter imporre in forza dei prezzi contenuti. Gb effetti di questa ristrutturazione - è la cronaca di questi anni - si sono poi sommati alla svalutazione del '92-'93, che le imprese non si attendevano, determinando quel ciclo particolarmente intenso di esportazioni che dura tuttora. Ciò nondimeno, la crisi valutaria è stata deleteria proprio perché ha indotto nuovamente le imprese a puntare sulla competitività di prezzo vanificando gb sforzi che in questa direzione si cominciarono a produrre sul finire del decennio passato. Ed infatti l'andamento delle esportazioni negb ultimi mesi conferma che, con la stabibzzazione del cambio, l'industria itabana torna nuovamente a soffrire. Queste ripetute modificazioni deU'indirizzo strategico verso il quale le imprese sono state spinte ha lasciato segni profondi nel loro assetto: la capacità produttiva complessiva è stata ridimensionata per abbassare i hvelb di produzione necessari ad equilibrare il conto economico; gli investimenti sono stati orientati all'innovazione di processo, per contenere i costi e per accrescere la capacità di agguantare le opportunità che il mercato può anche imprevedibilmente offrire. Per contro, sono stati per lo più trascurati quegb investimenti che vengono indotti daUa stabibtà di prospettive, ossia quelb necessari per offrire sui I mercati prodotti in grado di imI porsi per le caratteristiche quab- tative e per i contenuti di innovazione. Questo assetto è stato coerente con l'interesse debe imprese, le quab infatti hanno reahzzato buoni profitti negb anni immediatamente successivi aba svalutazione ed anche ora, pur in presenza di una congiuntura depressa, non se la passano male. Ciò nondimeno, neba prospettiva deba moneta unica europea, questo è l'assetto industriale meno favorevole. Moneta unica e globabzzazione accentueranno sempre più velocemente il processo di speciabzzazione che porta aba concentrazione debe attività industriab - e non solo industriah - di tutto b mondo in un numero sempre più ristretto di gruppi di dimensione sempre più grande i quab tendono a portare la manifatturazione nei Paesi che offriranno i costi più bassi. Alla incontenibbe forza centripeta di queste concentrazioni le aziende di maggiore dimensione possono sfuggire solo raggiungendo una eccebenza quahtativa e tecnologica diffirìlmente eguagbabOe dai Paesi di più recente industrializzazione, mentre il futuro di quebe piccole e medie è affidato aba loro capacità di attingere una pari eccellenza in un segmento redditizio di qualche mercato. A motivo deba stessa storia che abbiamo richiamato, l'Italia ha pochi grandi gruppi che, sul piano mondiale, appaiono in grado di costituire pob di concentrazione, ed ha anche poche aziende piccolo e medie in grado di presidiare una ristretta, ma sobda, nicchia. Giunti al tempo nel quale, per convinzione sempre più diffusa, a termini di trattato l'Italia ha raggiunto le condizioni per partecipare aba moneta unica, il dibattito finalmente si sposta sulle condizioni che possono consentire di cogbere l'unione monetaria per le opportunità che può offrire piuttosto che subbia per le limitazioni che può imporre. Dovrebbe essere scontato che tra queste condizioni, un coerente orientamento strategico del sistema produttivo, necessariamente diverso da quebo del passato, è questione di grande e determinante rilevanza, non inferiore a queba attribuita aba pobtica monetaria e aba pobtica di bilancio. Ciò nondimeno non se ne parla, come se tra governo, forze politiche, sindacati, gb stessi imprenditori, nessuno fosse interessato a queba correzione di rotta che pure è impheita nel sistema a moneta unica che tutti vanno invocando e neba «cultura deba stabibtà» che quel sistema comunque postula. Alfredo Recanatesi

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