Il Welfare alla resa dei conti

Il Welfare alla resa dei conti Prodi riunisce la maggioranza, poi incontra i sindacati. Venerdì il Dpef Il Welfare alla resa dei conti Stasera vertice con Bertinotti ROMA. Resa dei conti con Bertinotti sul Welfare, oggi, nel vertice dei partiti di maggioranza, che dovrebbe svolgersi in serata per consentire l'arrivo del leader di Rifondazione da Lisbona. E poi confronto serrato con sindacati e Gonfindustria, probabilmente giovedì, sulla riforma dello Stato sociale, seguito il giorno successivo dal varo del Dpef nel Consiglio dei ministri. E per finire, sabato l'assemblea di Bankitalia, con il verdetto di Fazio. Ma sdrammatizza, Prodi, questa sequela di appuntamenti cruciali sulla rotta del governo, e parla di «una settimana faticosa, come le altre». Intercettato a Bologna, all'uscita dalla messa domenicale, Prodi stempera le tensioni parlando degli impegni internazionali che l'attendono questa settimana, da Parigi all'Aia, fino alla successiva riunione di governo. «Non è una settimana che abbia particolari problemi - minimizza -. Il Dpef lo abbiamo già meditato, impostato. Rimangono da definire solo pochi aspetti tecnici e da discuterlo con i partiti e le forze sociali. Il Dpef è l'ulteriore passo obbligato, poi c'è il piano di convergenza (fra i Paesi dell'Unione europea ndr.), poi si comincia a preparare il programma dell'anno prossimo in cui si inseriscono i cambiamenti strutturali che ci siamo impegnati a fare. No, non c'è mai una settimana decisiva». Ma non è la settimana della riforma del Welfare? Lo stringono i cronisti. E Prodi dispensa tranquillanti a piene mani, come se non dovesse superare le forche caudine bertinottiane e sindacali sullo Stato sociale. «Il Welfare l'abbiamo già cominciato a discutere - sminuisce il premier - e continuiamo a farlo. Ma sul Welfare non si conclude questa settimana. Nel Dpef entrano alcuni conti di riferimento che danno il quadro generale per il bilancio del prossimo anno». Una tattica alla camomilla, rallentando, diluendo i tempi della verifica che sfumano all'autunno, alla discussione sulla Finanziaria '98. E lo stesso atteggiamento aveva assunto anche D'Alema nell'intervista di ieri sull'«Unità» a proposito delle linee della riforma del Welfare contenute nel Dpef. Aveva chiarito, infatti, il leader del pds: «Il Dpef non può contenere una proposta di riforma, bensì le previsioni generali: grandi previsioni e obiettivi sull'andamento economico della spesa». Insomma, non il dettaglio sulla riforma, ma solo una direzione di marcia su cui si andrà al confronto con proposte in dettaglio. «Siamo allo snodo» aveva però sentenziato D'Alema, mettendo Bertinotti davanti a una scelta risolutiva sul Welfare: «Spero che Rifondazione voglia cimentarsi fino in fondo con la necessità di uno sforzo innovativo. A volte pare condizionata da resistenze conservatrici. Si facciano coraggio anche loro, una sinistra moderna non si arrocca nella difesa delle conquiste di una parte». Ma non c'è solo Bertinotti, ci sono anche i sindacati da convincere per la riforma del Welfare. E su questo punto, D'Alema indica un percorso: «Ho fiducia nel governo e nel sindacato, trattino e noi sosterremo con lealtà l'esito del negoziato. Da noi hanno carta bianca, possono stare tranquilli». Via allora, ai prossimi appuntamenti: oggi con Rifondazione, giovedì con il trio Cofferati- D'Antoni-Larizza. Alla ricerca di quel Welfare «più personalizzato e intelligente» indicato ieri dal ministro del Lavoro Treu. Mentre il premio Nobel dell'Economia Franco Modigliani continua a ripetere a Radio radicale che «le pensioni d'anzianità non sono una conquista sociale, ma servono ad arricchire i ricchi a danno dei più poveri». E incita perciò Prodi a «non proteggere i ricchi furbi a danno dei fessi poveri». I politici, poi, si sono sbizzarriti in una sventaghata domenicale di commenti sul Welfare e sul Dpef. Il ministro Rosy Binai preconizza, nel quadro della riforma dello Stato sociale, «un patto con i giovani». Mentre Giorgio La Malfa per il pri giudica «aberrante che invece di frenare la crescita della spesa pubblica, esponenti della maggioranza si immaginino di chiedere nuove tasse». Una raffica di critiche arriva, naturalmente, dal fronte dell'opposizione. Mastella (ccd) boccia il contributo di solidarietà prospettato da Marini e conferma il suo no alla «abrogazione brutale e spartana» delle pensioni d'anzianità. Per an, Maceratini denuncia «le acrobazie oratorie» del governo, mentre Alemanno sostiene che il governo vuole tagliare la spesa sociale per «non ridurre la spesa di regime». [p. pat.] Ma il premier sdrammatizza «Settimana come le altre»

Luoghi citati: Bologna, Lisbona, Parigi, Roma