«Quei raid, spia di un disagio»
«Quei raid, spia di un disagio» Milano, il presidente del tribunale dei minori: sono frutto della solitudine «Quei raid, spia di un disagio» La Pomodoro: attenti ai ragazzi vandali MILANO. «Gli atti di vandalismo giovanile non sono da sottovalutare: sono l'ennesimo segnale del malessere che percorre la nostra società adolescente». Livia Pomodoro è il presidente del Tribunale dei minori di Milano, che dovrà occuparsi dell'inchiesta sul raid di giovanibene alla festa di Carlotta, la figlia di 14 anni, del cantautore e professore Roberto Vecchioni. Spiega, pur non entrando nel merito dell'inchiesta, perché occorre più attenzione verso il mondo dei giovanissimi e cosa possono fare, in questi casi, i giudici minorili. Presidente, il raid in casa Vecchioni sembra non sia un episodio isolato. Avevate avuto altre denunce? «Direttamente al tribunale no. Alcune famiglie mi avevano segnalato episodi analoghi a quello denunciato civilmente da Vecchioni. E, però, alla mia sollecitazione a fare regolare denuncia per poter procedere nei confronti dei ragazzi e comunque per iniziare un'inchiesta mi è sempre stato risposto che preferivano evitare ogni clamore». Chi ha raccolto la denuncia di Vecchioni si è detto sorpreso dall'atteggiamento più che comprensivo tenuto dai genitori. Politici, industriali, avvocati... Lei è stupita? «No, nessuno stupore. Alcuni mesi fa, subito dopo la tragica vicenda dei sassi dal cavalcavia, furono presi a Milano dei ragazzi molto giovani mentre buttavano sassi da un terrapieno. Furono portati in questura e vennero convocati i genitori. Ebbene, anche allora gli agenti di polizia si trovarono di fronte a un atteggiamento minimizzante da parte dei genitori. Forse perché preoccupati da eventuali reati commessi dai loro ragazzi. In realtà, sottovalutavano i messaggi di disagio e di malessere che questi ragazzi inviano con simili atteggiamenti». C'è differenza nelle reazioni dei genitori a seconda dell'estrazione sociale, economica o anche culturale? «No. E non credo si possa fare una differenza tra ragazzi di famiglie di classi elevate e medie; purtroppo i comportamenti dei ragazzi sono tutti omologati su un livello d'incredibile superficialità e su un obiettivo "lasciare andare" da parte dei genitori». Vecchioni ha detto che lo Stato deve dare una lezione ai ragazzi perché capiscano che non sono, grazie ai potenti padri, degli intoccabili. Condivide? «La civiltà di Vecchioni sta nel fatto che ha denunciato un comportamento dei ragazzi che sembrerebbe essere stato assolutamente irrispettoso non solo delle cose ma anche delle persone. Avrebbero, ho letto, irriso e minacciato la sorella maggiore della ragazzina che faceva la festa. Credo che vada loro insegnato, in modo serio e severo, da parte dello Stato, che questi comportamenti non solo non sono tollerabili ma sono assolutamente da considerare incivili, in una società nella quale non ci sono uguali più uguali degli altri». Cosa rischiano questi ragazzi? E i loro genitori? «Non conosco ancora le imputazioni. Le richieste vengono fatte al tribunale dalla procura della Repubblica per i minori. Probabilmente di furto, di danneggiamento e, quanto ai genitori, il risarcimento dei danni. Decideremo cosa fare. Sono casi in cui deve essere soprattutto data una lezione di vita e di civiltà». Ma in situazioni simili ha senso l'intervento penale? «Sono sicura di sì: riconoscere le proprie responsabilità e rendersi attenti, rispetto a queste responsabilità, è un fattore di crescita per il ragazzo. Noi lo vediamo continuamente per ogni tipo di reato commesso dai ragazzi. Certo, in casi come questo, il discorso è più ampio. Coinvolge la capacità educativa dei genitori e la loro capacità di far comprendere ai ragazzi quali sono i livelli di disvalore dei loro comportamenti». Genitori spesso assenti. Mentre sono via per il weekend, i figli si scatenano alle feste. «I ragazzi comunque non vogliono la presenza di adulti alle loro feste. Fin qui tutto bene. Ma chi si è infiltrato a una festa, ha commesso reati o comunque tenuto atteggiamenti assolutamente irrispettosi; segnala il disagio di una grande solitudine e forse l'incapacità dei genitori di accompagnare i figli nell'età adole- scenziale, sicuramente la più delicata». Lei parla spesso di malessere dalle molte facce. Perché? Si riferisce ai suicidi di minori? «Le tragedie della solitudine purtroppo sono tante. C'è malessere tra gli adulti e spesso i genitori non sembrano in grado di avere attenzione, di comunicare sicurezza ai ragazzi. Attenzione, se i suicidi tra i minori non sono né aumentati né óUminuiti credo però che le situazioni di disagio si vadano moltiplicando. La fuga nella droga, nella passività, gli stati di depressione, tutto questo attraversa molto più che in passato la nostra società adolescente». Cosa può fare in questi casi il giudice minorile? «Quando questi segnali vengono portati alla nostra conoscenza, in tempo utile, possiamo cercare di aiutare i ragazzi e le loro famiglie. Cercare di fare un'opera di stimolo all'attenzione. Un atto di vandalismo commesso da un ragazzo, per esempio, può portare a una dichiarazione di non punibilità nei suoi confronti. A norma dell'articolo 27 si tratta di un fatto occasionale nella sua vita, che non esprime una personalità deviante. Ma, poi, invece di abbandonarlo a se stesso e magari a una famiglia incapace non solo nel controllo ma anche nell'aiutare una sua crescita sana, si può segnalare la situazione ai servizi sociali perché prendano in carico il ragazzo e la famiglia. Questo è il dovere che abbiamo come società». Chiara Beria di Argentine «Ho saputo di blitz simili a quello di casa Vecchioni: ma non hanno voluto denunciarli» «Mai veri responsabili sono i genitori: spesso in questi casi cercano di minimizzare» Milano, il presidente del tri Livia Pomodoro, presidente del tribunale dei minori di Milano e la galleria nel centro della città in piazza Duomo
Persone citate: Chiara Beria Di Argentine, Livia Pomodoro, Roberto Vecchioni, Vecchioni
Luoghi citati: Milano
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