Si uccide l'ex vicedirettore della Popolare di Valeria Sacchi

Si uccide l'ex vicedirettore della Popolare Forse sul gesto hanno inciso alcune indiscrezioni giornalistiche sulla perizia che lo rinviava a giudizio Si uccide l'ex vicedirettore della Popolare Milano: inquisito per falso in bilancio, si è impiccato MILANO. Si è tolto la vita impiccandosi ne ila cantina della sua abitazione Roberto Solito, sessantaquattro anni, ex vicedirettore della Popolare di Milano. Lo ha trovato il fidanzato della figlia. Il tragico epilogo è l'ultimo tassello delle tribolate vicende della banca di piazza Meda, iniziate otto anni or sono con il crack della Ifm leasing. Che hanno visto negli ultimi giorni emergere nuove prove contro ex amministratori dell'istituto. Quasi certamente sulla decisione dell'uomo, che secondo la moglie stava attraversando un momento di depressione, hanno pesato le notizie apparse negli ultimi giorni sulla stampa, che riportavano i dettagli di una perizia redatta dal consulente tecnico della Procura, Gian Gaetano Bellavia. Perizia che costituirebbe uno degli atti di accusa sui quali si è basato il pm Riccardo Targetti che, già da oltre un mese, ha chiesto il rinvio a giudizio dei componenti del comitato esecutivo della banca negli anni '92-93, tra cui l'ex presidente Piero Schlesinger (sul quale penderebbe una duplice accusa per conflitto di interessi con i fidi concessi ai Ferruzzi), e di alcuni ex dirigenti dell'epoca tra cui Roberto Solito. Targetti non ha però chiesto il rinvio a giudizio del consigliere Piergaetano Marchetti che, a quel tempo, aveva espresso riserve su alcune delibere, al punto da dare le dimissioni da consigliere prima della scadenza del mandato. Ora le carte sono al vaglio del Gip Maurizio Grigo, che dovrà decidere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. Fatto sconcertante: la perizia, come si legge nelle dichiarazioni di Carlo Gilli, legale di Solito, è arrivata ai giornali prima di essere a conoscenza degli avvocati di parte. Chi l'ha anticipata, e perché? Qualcuno ipotizza che possa essere un altro episodio delle lotte interne alla Popolare, dal momento che nella relazione di Bellavia si indicherebbero pagamenti per 17 milioni in consulenze a due sindacalisti Bpm: Meale e Del Favero. «E' una tragedia. Ha lasciato uno scritto? La notizia mi sconvolge, non riesco a capire» è stato il commento di Piero Schlesinger, presidente della Popolare di Milano fino alla primavera del '94, non appena ha appreso del suicidio del suo ex collaboratore. «I rapporti tra Solito e me erano istituzionalmente molto buoni - ha aggiunto Schlesinger - poi da quando ha lasciato la banca non ho più avuto occasine di incontrarlo. Ho saputo che aveva lasciato l'istituto, ma non so se per altra attività o per andare in pensione. Né so con quali rapporti personali ha lasciato la banca». E' stato chiesto a Schlesinger: pensa che Solito possa essere implicato nell'accusa di falso in bilancio e per i rapporti con alcuni componenti della famiglia Ferruzzi? «Me ne stupirei - ha osservato -. Come direttore dei Fidi Italia ha avuto a che fare con i crediti Ferruzzi, ma come alto dirigente della Popolare si è accupato dei Ferruzzi come di tanti altri. Tuttavia, non conosco il contenuto della perizia disposta dal magistrato, e pertanto non posso sapere se il suo nome compare o no nell'inchiesta». In realtà Polito, una carriera tutta interna all'istituto, negli anni della direzione di Naef (chiamato da Schlesinger alla guida della Popolare dopo l'incidente Ifm) era diventato il numero due dell'istituto, dedicandosi soprattutto ai rapporti con i «grandi clienti». Aveva poi abbandonato piazza Meda con l'arrivo del nuovo presidente Francesco Cesarini e del nuovo direttore Giuseppe Grassano. Per ritirarsi in pen¬ sione. Come per una sorta di nemesi, la Popolare di Milano non riesce a scrollarsi di dosso l'eredità lasciata dall'avventura Ifm, la società di leasing acquistata nel 1987 da Cristiano Mancini, Roberto De Gaetano e Aldo Selvaggi, travolti a loro volta in un crack da 600 miliardi. L'avventura, oltre a costare alla Popolare non meno di 200 miliardi, innescò una serie di reazioni a catena tra cui le indagini della procura e, nel '94, il cambio della guardia al vertice della Popolare con l'addio di Schlesinger dopo 18 anni di regno. La perizia di Bellavia, da otto anni consulente della procura nei processi di bancarotta (si dice addirittura che Targetti a volte si serva del suo studio per interrogare gli indagati), avrebbe portato alla luce attraverso indagini patrimoniali anche comportamenti il¬ leciti di alcuni dirigenti di allora, in prima fila quelli del direttore finanziario Michele Mennoia. Tra cui: occultamento di crediti in sofferenza, incrementi retributivi, operazioni non sempre lecite, oltre ad un versamento di 6,8 miliardi nel capitale della Banca Finanziaria Italiana, istituto che Mennoia intendeva creare, poi rimasto lettera morta. Sempre Bellavia, indagando sui rapporti tra Raul Gardini e Piero Schlesinger che di Gardini era legale di fiducia, avrebbe (il condizionale è di assoluto obbligo) confermato il conflitto di interessi per l'ex presidente della Popolare. Il quale, nelle decisioni di finanziamento al gruppo Ferruzzi, non si sarebbe astenuto. Tutti episodi che, nel passato, Schlesinger ha più volte smentito. Valeria Sacchi

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