« La Bicamerale? Azzeriamola »

« La Bicamerale? Azzeriamola » « La Bicamerale? Azzeriamola » Fisichella: certi rimedi sono peggiori dei mali IL PROFESSORE DI AN CROMA HE la Bicamerale sia entrata in un cui de sac, i politici di tutte le fazioni se lo stanno confidando da qualche giorno. Ma nessuno vuol passare da affossatore e così il primo ad uscire allo scoperto non può che essere un professore: «Prima della nascita della Bicamerale racconta il vice-presidente del Senato Domenico Fisichella - ho svolto un ruolo di prim'ordine nella decisione di An, dove prevalevano umori contrari. Ma ora, davanti alla piega che hanno preso alcune iniziative, mi chiedo se non convenga azzerare il tutto e fare una pausa di riflessione». Ispiratore della svolta di An, autore di saggi politici pubblicati in mezzo mondo, Domenico Fisichella non è un polemista a fette grosse: è uomo che calibra le parole, è personaggio rispettato dagli avversari proprio perché non va mai sopra le righe. Stavolta perché indulge al pessimismo? «Ci stiamo ponendo su una china assai pericolosa. Per la forma di Stato, la formulazione proposta da D'Onofrio, secondo la quale addirittura la "Repubblica italiana è costituita da comuni, province, regioni e Stato", è assolutamente inaccettabile. E molte altre non possono essere condivise». Senatore ma non c'è nulla di deciso... «Sulla forma di Stato si gioca una parte fondamentale dell'avvenire della nazione e non esistono le condizioni di omogeneità culturale necessarie per articolare su base federale il nostro Stato. Non possiamo predisporre riforme che accentuerebbero situazioni di disarticolazione e ridurrebbero a malpartito quel poco di Stato che ancora esiste». Ma lo statalismo non è una delle peggiori malattie del Paese? «Qui non si tratta di lottare con tro lo statalismo, si tratta di non distruggere lo Stato». A caldo il Polo non aveva parlato di cospicui emenda menti? «E' difficile intervenire con emendamenti al testo D'Onofrio: l'impianto complessivo è difficilmente accettabile. Le ri- forme si fanno per migliorare le cose. Qui invece si va verso un peggioramento complessivo e dunque il rischio è che alla fine i costi siano superiori ai benefici». Sul federalismo o su tutto? «La forma di Stato ha nessi evidenti con il resto. Serve una pausa di riflessione». Pausa di riflessione è un eufemismo per dire che la Bicamerale è già al capolinea? «Piuttosto che produrre riforme avventate su aspetti importanti, tanto vale azzerare, ricominciare da capo, con una dignosi fredda». In D'Alema finora ha pesato più la speranza di passare come il padre della nuova Costituzione; la salvaguardia del governo; o il tentativo di far passare una riforma favorevole al proprio partito? «E' legittimo che il presidente di una commissione voglia il successo della commissione; è legit¬ timo che il leader della maggioranza voglia tener in piedi il governo; è legittimo che un leader di partito voglia rafforzare la propria parte. Il problema è evitare riforme sbagliate». E Fini che si attesta su «presidenzialismo o morte», non finirà per ritrovarsi l'etichetta indelebile di «signor no»? «No. Posso testimoniare che Fini sulla forma di governo non è stato acriticamente rigido, ha registrato positivamente i passi avanti compiuti e non ha ostacolato la prosecuzione delle trattative per trovare un punto di equilibrio. Ma se si dovesse arrivare ad un fallimento della Bicamerale non darei la colpa a Fini, a D'Alema, né ad altri». Di chi la colpa se finirà male? «C'è stata buona volontà da parte di tutti, ma per qualche ragione si è presa una medicina sbagliata». Professore, qual è questa misteriosa ragione? «La diagnosi sbagliata sul Nord». Non dirà che la Bicamerale salta per colpa di D'Onofrio? «L'atteggiamento verso la Lega deve essere di fermezza e il movimento di Bossi non può essere considerato il sostituto di altri interlocutori. Questo è un errore politico». Fatto da chi? «Questo errore è stato fatto dal leader della Quercia». E se la Bicamerale fallisce, non riprenderanno fiato i fan della Costituente? «Sì, ma le obiezioni non sono venute meno: questo Parlamento non farà mai la legge istitutiva e in ogni caso una Costituente eletta con il proporzionale, diventerebbe antagonista rispetto alla logica bipolare». Ma se salta la Bicamerale, come si fanno le riforme che tutti dicono di volere? «Oggi siamo "costretti" ad occuparci di bicameralismo, forma di Stato e di governo, garanzie. In teoria si potrebbe approfondire in Parlamento la forma di governo». Ma lei ci crede? «Quando le crisi dei sistemi politici vanno molto avanti, le autocorrezioni diventano sempre più difficili». Fabio Martini «Non possiamo fare riforme che ridurrebbero a malpartito quel po' di Stato che c'è ancora» «Non possiamo fare riformche ridurrebbero a malpartiquel po' di Stato che c'è ancorNella foto a sinDomenico FisichIn il presiddella commissione BicameMassimo D'A Nella foto a sinistra Domenico Fisichella In alto il presidente della commissione Bicamerale Massimo D'Alema