Trecentomila voci per la pace
Trecentomila voci per la pace Trecentomila voci per la pace Concluso a Gubbio ilpellegrinaggio delSermig GUBBIO DAL NOSTRO INVIATO «Grida pace con noi», cantano i 300 mila giovani di Ernesto Olivero, fondatore e ispiratore del Sermig, il Servizio missionario giovani di Torino, che in 24 giorni hanno risalito a piedi mezza Italia. Questo piccolo esercito della speranza, partito per un pellegrinaggio-staffetta il 1° maggio da Agrigento, ha attraversato Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo e Marche, per approdare ieri in Umbria, a Gubbio, e consegnare un messaggio al niinistro Rosy Binai, rappresentante del governo. «Vogliamo eliminare le furbizie e gli inganni; diventare uomini e donne trasparenti e disarmati», rivendicano. «Grida pace con noi»: lo slogan che l'anno scorso radunò migliaia di giovani ad Assisi in nome di un ideale grande, quest'anno, per lo stesso ideale, ha fatto il bis. E l'anno prossimo è già deciso - la marcia della speranza sfilerà da Siena ad Agrigento: «Di nuovo nel Sud, che tutti dipingono come patria del male, ma dove noi, invece, abbiamo trovato un bene inimmaginabile», dice il padre del Sermig. Olivero arriva trafelato alle 15 sul sagrato della cattedrale di Sant'Ubaldo che domina la città medioevale, e parte l'ultima fatica: 7 chilometri cantando, stringendo mani, distribuendo volantini con la scritta «Pace». Alle 16 ecco il messaggio che aspettava: «Il Papa ha saputo di questo pellegrinaggio. Ci invia la sua benedizione: "Prego e cammino con voi"». AgrigentoGubbio. Quasi 690 chilometri: 750 mila passi, segna il computerino che padre Giuseppe Pittau, rettore dell'Università Gregoriana a Roma, ha regalato a Olivero ad Agrigento. In 24 giorni i ragazzi e le ragazze hanno organizzato 422 incontri: nelle piazze, nelle scuole, in due carceri, in comunità religiose, municipi, cattedrali, persino in discoteca. Poi hanno discusso di avvenire con i vescovi di Palermo, Agrigento, Salerno, Loreto, e con monsignor Bottaccioli, ieri in prima fila. «Negli ultimi anni accusiamo sovente i giovani di disimpegno - dice il prelato -. Oggi comprendo la verità: sono ricchi di valori, siamo noi che non sappiamo comunicare. Anche la Chiesa: ha bisogno di linguaggi nuovi». In questo centro francescano la provocazione di Olivero è forte: «San Francesco ha convertito il lupo. Quanti "lupi" ci sono ancora: il lupo del denaro, del consumismo, del potere, del lavoro che manca, della scuola che non è per tutti, del tempo libero che finisce a tirare sassi, della famiglia che è troppo aperta o troppo chiusa». E poi: «Il lupo della fame, della guerra». «I sondaggi - aggiunge Olivero al ministro Biridi - dicono che il 98 per cento dei giovani è lontano dalla politica. Significa che evidentemente la scuola e la politica hanno fatto errori molto gravi». E allora ecco il senso della «Carta dei giovani» consegnata al ministro: «Chiediamo veri cambiamenti. Ma abbiamo bisogno di esempi credibili».
Persone citate: Ernesto Olivero, Giuseppe Pittau, Olivero, Rosy Binai
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