«L'Europa è Gauche» di Enrico Benedetto

«I/Europa è Gauche» «I/Europa è Gauche» Rocard: garantisce stabilità PARIGI. Rivale storico di Frangois Mitterrand nell'egemonia sulla Gauche, Michel Rocard il Socialdemocratico assapora oggi la vittoria laborista come la prova - postuma che le sue analisi innovatrici su riforme ed Europa avevano dalla loro la storia. Gli telefoniamo a Bruxelles, ove l'ex premier ps (ormai senatore: non è dunque in lizza stamane) ha il suo quartier generale. Michel Rocard, lei annuncia tempi duri per l'Unione Europea e 5 anni di tempeste. Tardivo europessimismo? «No. Cerco solo di essere lucido. Guardi i nostri quindici Paesi. Salvo Helmut Kohl non vi sono più leader di forte convinzione europea. E la Conferenza intergovernativa procede maluccio. Partorirà, credo, un topolino. Grave errore. Al contempo, sorrido nel sentir lanciare come parola d'ordine "Rinegoziamo Maastricht". Non è rinegoziabile, bisogna osare dirlo. E ribadire che oggi nessuno può permettersi il lusso di essere antieuropeista». Rigore, insomma. Nessuna indulgenza verso chi arranca? «Capisco dove vuole arrivare. I partner finiranno per convincersene: l'Italia è meno pericolosa dentro che fuori la moneta unica. Ipotizziamo che l'escludano dalla Zona Euro. Prima conseguenza: la sanzione degli operatori economici. Cui seguirebbe la caduta del governo Prodi. Morale: caos monetario nella Penisola. Affari vostri? Tutt'altro, perché il fenomeno sarebbe contagioso». Dovrebbe quindi prevalere, a suo avviso, una logica del «male minore»? Non bisognerà convincerne Bonn e - forse - anche Parigi? «L'inconfessabile congiura franco-tedesca contro Roma è pura fantasia. Nello sposare la causa italiana la Francia ha da sapere, nondimeno, il rischio che si accolla. Se la lira accede all'Euro avrà come esigenza primaria la stabilità totale. Ritengo ne derivi, lo si voglia o no, una politica filotedesca e antifrancese. Non vi sono però alternative: oltre a condannarvi, estromettere l'Italia malgrado l'indebitamento pubblico record danneggerebbe l'intero sistema. Ma occorre ancora persuaderne i notai germanici, quelli che alla Bundesbank o altrove privilegiano una "lettura contabile" ottusa sulle valutazioni concrete. I famosi "criteri" non sono il cuore del "caso italiano": chi lo sostiene elude il problema. E tuttavia bisogna porre condizioni precise per far evolvere al meglio il processo europeo. Il ps l'ha fatto nel suo Michel Rocard«I socialcondizi programma elettorale». Il suo articolo che «Le Monde» pubblicò in prima pagina dopo la vittoria Blair - «L'Europa a Sinistra, finalmente» - suggeriva una mutazione epocale. Se Jospin vince le elezioni, cambieremo epoca? «Sì. E aggiungo che il successo rimane alla nostra portata. Lionel Jospin è un politico rigoroso. Qualcuno può forse scambiare l'onestà per vaga reticenza o addirittura "paura di vincere". Ma gli elettori, illusi da Chirac nel '95, sanno ormai bene che le promesse sconsiderate non aiutano il Paese. La nostra è la campagna più realistica messa in opera dalla Gauche nella sua pluridecennale storia. Riconosciamo al compromesso sociale il ruolo di motore supremo. Altro che "arcaismo" come lo gabellano i nostri avversari». E la famosa onda lunga europea che lei invocava dopo la débàcle thatcheriana? «Alla Destra rimangono Germania, Spagna, Irlanda e Belgio. Se anche la Francia virerà a Sinistra, ribalteremo definitivamente gli equilibri. L'alternativa è ritrovarci nel 2030 una colonia cultural-finanziaria Usa e tecnologica del Giappone». Enrico Benedetto «I socialisti non metteranno condizioni all'Italia» Michel Rocard, ex premier socialista

Persone citate: Chirac, Helmut Kohl, Jospin, Lionel Jospin, Michel Rocard, Mitterrand, Rocard