Jospin sogna il sorpasso impossibile di E. Bn.

Jospin sogna il sorpasso impossibile Oggi la Francia vota, le grandi incognite sono l'astensionismo e il partito di Le Pen Jospin sogna il sorpasso impossibile I sondaggi (clandestini) indicano un boom socialista PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Rivendere Juppé in patria sarà più difficile che farsi comprare da Pechino 30 Airbus». Ma Jacques Chirac vuole provarci lo stesso. E la battuta, che si attribuisce all'Eliseo, ben fotografa le incertezze di un primo turno dopo il quale ognuno potrà cantare vittoria. La Gauche per prima: totalizzò un misero 29 per cento quattro anni fa, cristallizzatosi in appena 87 parlamentari. Lionel Jospin spera che il solo ps ne porti a casa domani il 30, cui aggiungere quel 10 per cento del redivivo pcf e almeno il 5 che la Sinistra raccoglierà attraverso le formazioni minori. A urne ancor chiuse, insomma, i socialisti già trionfano. Gli ultimi sondaggi - in Svizzera «La Tribune de Genève», oltre Manica il «Daily Telegraph» - le garantiscono 261 seggi (e nell'ipotesi più favorevole 323) su 577. Di che rallegrare quanti (esempio, un certo Jospin) smarrirono la poltrona nella tragica primavera '93. Il centro-destra conterà dunque a centinaia le vittime sul campo di battaglia. Ma Chirac giudicava il sacrificio indispensabile per vincere la guerra. Manda all'attacco le sue truppe - come i francesi fecero nell'aprile '17 - ben sapendo che torneranno decimate. Se tuttavia conserverà un margine anche esiguo sul nemico, il generalissimo Jacques avrà la ragionevole certezza di non dover ospitare fino al 2002 un premier ostile. E gli storici futuri loderanno lo stratega che anticipò le elezioni - il calendario regolare le prevedeva nell'88 - tra rischi e mugugni, sacrificando una maggioranza pletorica per serrare le file e impedire future débàcles. Gli piacerebbe un trionfo. Pronostica il comodo vantaggio di 100 deputati. E teme il peggio. Per Alain Juppé la situazione è più delicata. Qualora l'rpr-udf si aggiudicasse di giustezza lo scrutinio, l'Eliseo dovrebbe esautorarlo - e farne il colpevole per eccellenza - preferendogli all'Hotel Matignon Philippe Séguin che studia da premier temperando il suo vecchio antieuropeismo. Juppé lo riconosce, eccome. Confida: se un pugno di voti deciderà il governo, me ne tornerò a Bordeaux. «Preferisco fare il sindaco che il primo ministro» dichiarò con leggera coquetterie in tv. E' possibile gli elettori lo prendano alla lettera. Per il responso finale bisognerà tuttavia aspettare il 1° giugno. Nell'attesa, esploderà la disaffezione che astensionismo e suffragi protestatari dovrebbero coagulare. Con 6361 candidati - un record per la V Repubblica - e una vera galassia partitica dove abbondano gli ufo, il punteggio si annuncia magro per le forze storiche. Juppé lo sa bene. E si premunisce dichiarando che «l'interpretazione politica del primo turno sarà difficile, e mancheranno linee direttrici forti». Jospin, lui, non sa a qual santo votarsi. Un'eventuale sorpasso della Gauche stasera mobiliterebbe il campo nemico. Per l'intera settimana i suoi leader arringheranno gli indecisi spiegando che il comunismo è di ritorno, l'Europa una chimera. E tra 7 giorni la Francia ribalterà la sentenza. Il ps si augura perciò una buona progressione che renda l'exploit realistico - per non smobilitare i suoi fedelissimi ma senza voler strafare. Tattiche come non mai, le legislative trovano in ogni caso la grande incognita nel Front National. Lo danno al 15 per cento. La spietatezza del maggioritario gli offre le briciole. Forse un solo eletto, Bruno Mégret a Vitrolles. In cambio, si rivelerà decisivo nelle Triangolari. In Francia, il ballottaggio include chiunque superi il 12,5 per cento e non intenda abbandonare la pugna. Inutile dire che gli uomini - e le rare donne - di Jean-Marie Le Pen combatteranno sino in fondo. Ed è il primo choc per i gollisti. Significa non poter contare sull'appoggio fn in quasi 100 circoscrizioni-chiave per sconfiggere la sinistra. JeanMarie Le Pen ha inoltre osato affermare: «Juppé? Un Jospin in peggio». Ed è la seconda, grave delusione. Corollario del teo¬ rema Le Pen sarebbe un invito a votare Gauche ove la percentuale eliminasse residue candidature fn. Ma il quartier generale rpr si consoli: ancor più esterrefatta, dinanzi a tali affermazioni, è la base Front National. Malgrado tributino allo «chef» un'obbedienza cieca, chiedere che li si faccia votare Rosa o falce & martello per indispettire Chirac sfiora il masochismo. Potrebbero insomma ribellarsi. Ma è più probabile, in definitiva, che il Gran Capo moderi giovedì prossimo - nel comizio conclusivo, a Parigi - i suoi paradossi. Suspense estrema, inedia collassati, staff esangui dopo un mese di iperlavoro. Ma i francesi, a dire il vero, sembrano prendersela comoda. Malgrado lo zelo e i numerosi, lodevoli tentativi, non vogliono proprio saperne di appassionarsi. «On verrà». Anche Mobutu, peraltro, si affretta piano. Gli hanno fatto capire che potrà sbarcare nella sua villa non lontana da Mentone solo a inizio giugno. Chissà perché, [e. bn.]

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