Bertinotti: nessun duello con Prodi di Antonella Rampino

Bertinotti: nessun duello con Prodi Bertinotti: nessun duello con Prodi «La disoccupazione entri nei parametri di Maastricht» LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Un fantasma si aggira per l'Europa di Maastricht: il comunismo. Dodicimila persone per un comizio alla Plaza de Toros, e 15 oratori, deputati europei della «sinistra antagonista», che chiedono che il tasso di disoccupazione entri nei parametri di convergenza. Lo chiedono dal Portogallo, il Paese che ha varato una legge sulla flessibilità del lavoro chiesta e ottenuta dalle multinazionali, in nome e per conto della globalizzazione. E lo chiedono dei comunisti veri: qui siamo a sinistra dell'Internazionale, «ormai preda del liberismo», come puntualizza indignato il ministro degli Esteri di Rifondazione, Ramon Mantovani. E basta guardare proprio a Rifondazione, per capire anche un po' di quel che succede tra quei quaranta deputati che sono la quarta forza politica a Strasburgo. Di qua Bertinotti, anima da socialista radicale, storia di sindacalismo di sinistra, che s'imbarca per Lisbona con l'inevitabile portaocchiali di pelle di struzzo color cappuccino, su un volo carico di pellegrini della «Quo Vadis» in viaggio verso Fatima, e si lascia fotografare con loro. Di là Cossutta, un passato nel Pei, e rapporti col Pcus, che abbraccia comunisti puri e duri come Cunhal e mostra fiero la sua tessera del club di «Interisti-Leninisti», con sede a Rimini. Insieme, appena sbarcati a Lisbona, Bertinotti e Cossutta hanno preso un'auto e sono andati a Cascais. Pellegrinaggio a «Villa Italia»? No, pranzo al Mirador, con vista che si sperde nell'Atlantico. Anche i partiti «antagonisti» europei sono un po' cosi: c'è la segretaria spagnola Aleka Paparigha, e anche 2 segretario spagnolo Nicos Hountis, perché ad Atene i partiti comunisti sono due, come capita spesso. C'è il severo spagnolo Julio Anguita di Esquerda Unida che, stretto in un principe di Galles degno della City, ascolta lo scrittore José Saramango, «in Europa si cerca di unire Dio e il diavolo», gli dice. Ci sono i verdi portoghesi, e i comunisti finlandesi, così radicali che ai ragazzi di Rifondazione sembrano proprio vetero. Robert Hue invece non è potuto venire, proprio lui che, fatto l'accordo con Jospin, se vinceranno le sinistre si ritroverà al governo ed è il faro di tutti i «rifondazionisti». Il comunismo ai tempi di Maastricht, poi, è davvero da sangue e arena. La sede scelta, con la benedizione del presidente del Portogallo che ha ricevuto in visita privata Bertinotti e Cossutta, scandalizzando la grande stampa portoghese, è la Plaza de Toros. E il toro, se i simboli non sono acqua, è proprio lo stesso animale con il quale, in Borsa, si indica che le quotazioni sono alte. Il toro che tutti gli ultimi comunisti d'Europa vogliono infilzare è proprio quello: lo spirito animale del capitalismo. Nulla di meglio di un'arena, dunque, e di tante, ma tante davvero, bandiere rosse, compresi gli striscioni di Rifondazione, che sono tre: Torino, Frosinone, e la «cellula Lenin». Si scaldano tutti le mani, anche battendole sui tamburi, quando parla Bertinotti: l'idea è che in Europa sta cambiando il vento, che saranno i popoli a decidere il loro destino unito in Europa, che bisogna battere gli eurocrati all'attacco dello Stato sociale, e rifiutarsi di diventare «una provincia degli Stati Uniti d'America». Poco prima di entrare nell'arena Bertinotti aveva spiegato ai giornalisti che sullo Stato sociale non c'è mai stato «alcun duello, ma l'inizio di una discussione» con il presidente del Consiglio Prodi sulle ipotesi di tagli al welfare. Nessuna «contrapposizione», dunque. «Prodi ha detto giustamente e prudentemente cose molto generali», ha puntualizzato. Mentre Bertinotti propugna «la globalizzazione dei lavoratori», versione tecnocraticamente aggiornata di «compagni di tutto il mondo unitevi», piove su Lisbona. Piove sui volti da contadini induriti, come in Italia si vedono sempre meno, e spesso solo nelle pubblicità di Oliviero Toscani, piove sulla polvere di Plaza de Toros in Campo Pequeno. Gli ultimi comunisti si ritirano, riawolgono le loro bandiere che alla nascita della loro ideologia erano di seta, poi sono diventate di rayon e oggi son fatte di pohmeri aggregati. Tornano a casa, tutti. Alcuni, nei sobborghi di Lisbona che a Bertinotti han ricordato le favelas sudamericane. Ma nella capitale portoghese è sfatta anche la facciata della Banca Centrale, come Fausto il rosso non ha mancato di far notare ai giornalisti. Antonella Rampino Nella foto a sinistra Fausto Bertinotti al vertice di ieri a Lisbona Qui accanto Alvaro Cunhal