Per i mafiosi festini in carcere

Per i mafiosi festini in carcere Ai boss spaghetti, favori e i nomi degli informatori che li avevano traditi Per i mafiosi festini in carcere Brooklyn, 11 guardie arrestate per complicità WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ricordate «Goodfellas», il film di Martin Scorsese in cui quattro mafiosi se la spassano in carcere bevendo e mangiando sotto l'occhio benevolo delle guardie corrotte? Ancora una volta è la vita ad imitare l'arte. La procura di New York ha reso noto l'arresto di undici guardie carcerarie del penitenziario federale di Brooklyn. L'operazione è durata dieci mesi e il suo nome in codice - Operazione Badfellas - contiene un ironico riferimento al film di Scorsese. Le undici guardie sono accusate di aver preso bustarelle dai mafiosi del clan Gambino e del clan Colombo. In cambio lasciavano fare mentre alcuni detenuti trasformavano a piacimento le loro celle. Ricevevano ospiti, pianificavano operazioni, e soprattutto si facevano grandi mangiate prepa andò i piatti ti¬ pici della cucina italo-americana: spaghetti e polpettine al sugo, cannelloni, pollo e peperoni. Il tutto innaffiato da vino rosso e - con un tocco più da mafia russa che da mafia italo-americana - da litri di vodka che arrivavano in bottiglie di acqua minerale. Pare che all'inizio i carcerati mafiosi si servissero di utensili di fortuna per preparare i loro piatti preferiti. Ma poi le guardie, oltre al cibo, hanno permesso l'introduzione di pentole, fornelli e perfino un forno a micro-onde. A pasteggiare dietro le sbarre, del resto, non erano proprio gli ultimi arrivati. Erano gli uomini di Nicholas Corazzo, che secondo la polizia di New York avrebbe sostituito John Gotti al vertice del clan Gambino, e di Victor Orena, capofila di una delle due fazioni del clan Colombo. Gli atti della procura descrivono con precisione le partite di cibo. A volte si trattava di forni- ture all'ingrosso: «Dieci chili di pasta, quattro litri di olio d'oliva e un'intera scatola di aglio». In un'altra occasione le guardie hanno scaricato una partita iper-proteica: «Quindici chili di polpettine, salsicce, mozzarella e cannelloni». Una partita era esclusivamente composta da «pasticceria varia». A volte i detenuti trovavano tutto pronto: piatti già cucinati che bastava riscaldare. Il procuratore Zachary Carter ha detto che non era mai successo che un numero così elevato di guardie carcerarie finissero nel mirino di un'indagine giudiziaria. «Ma il fatto è che la situazione era propizia all'intrallazzo: c'erano tanti carcerati molto potenti e molto ricchi e c'erano tante guardie con stipendi modesti e dunque piuttosto vulnerabili». Le guardie guadagnavano fino a cinquecento dollari alla settimana per chiudere un occhio su quel traffico. Ma pur di intascare qualche dollaro in più come nella sceneggiatura più prevedibile - alcune guardie sono andate al di là dei favori culinari, facendo accedere i carcerati ai computer con i dettagli dei loro rispettivi casi giudiziari. Dettagli che includevano i nomi dei «rats» - dei «sorci» - che stavano collaborando con la polizia e che avevano fornito i nominativi dei mafiosi. Per dirla con Lewis Scbiliro, capo dell'Fbi di New York: «In questo carcere i mafiosi conducevano i loro affari come se si trovassero in uno dei loro numerosi circoletti sociali a Brooklyn. Né più né meno». Andrea di Robllant Abbuffate e porte aperte agli ospiti come nel film «Goodfellas» Un'immagine del film «Goodfellas» in cui mafiosi banchettano in . carcere, come è accaduto ora nella realtà

Persone citate: John Gotti, Lewis Scbiliro, Martin Scorsese, Nicholas Corazzo, Scorsese, Victor Orena, Zachary Carter

Luoghi citati: New York, Washington