Blair al primo giorno d'Europa di Fabio Galvano

Blair al primo giorno d'Europa Al vertice di Noordwijk il neopremier inglese passa l'esame dei partner Blair al primo giorno d'Europa Ripete i vecchi no, gli rispondono sorrisi NOORDWIJK DAL NOSTRO INVIATO Questo era il «Blair Day». Senza vittoria alle elezioni inglesi non ci sarebbe stato il vertice europeo di Noordwijk per conoscerlo e farsi conoscere, senza le immediate aperture del Labour al «capitolo sociale» di Maastricht non ci sarebbe stata tanta attesa per il suo primo confronto con i 14 partner dell'Unione. Ha passato l'esame, ma soltanto con la sufficienza: i modi sono diveisi da quelli indisponenti del governo tory, su taluni punti Londra è anche disposta a venire incontro ai desideri dei compagni di cammino, ma i «no» continuano a piovere, secchi e numerosi. No a una politica estera comune decisa a maggioranza e non all'unanimità, no alla trasformazione dell'Ueo in braccio militare dell'Ile, no a una politica comune su frontiere, immigrazione e asilo. Ma lui sembra soddisfatto, mentre si avvia verso l'aeroporto di Valkenburg e verso il Ve-10 della Raf (quello che in futuro spartirà con la regina Elisabetta) che lo riporta a Londra. La prima «uscita» in terra europea è riuscita, come conferma il largo sorriso pieno di denti. L'impressione dopo una giornata nella tana dei leoni? «Costruttivi e ben disposti, ma non so come sarebbe finita se avessi dovuto resistere altre 24 ore». Su quello stesso aereo, 12 ore prima, il premier britannico aveva messo a punto il Blair-pensiero per questo atteso esordio. Affrontando con il ministro degli Esteri Robin Cook un breakfast all'inglese di uova, pancetta e salsicciotti, aveva dato gli ultimi ritocchi al discorso inaugurale. «Voghamo essere protagonisti costruttivi in Europa - avrebbe detto - ma difenderemo assolutamente e risolutamente gli interessi britannici, assicurandoci anche che l'Europa si riconcentri, stia attenta alle cose che davvero interessano alle sue genti: il lavoro, la competitività, l'ambiente, i diritti dei consumatori». Neppure parlando all'Europa Blair riesce a scrollarsi di dosso il «manto morale» che sfoggia a Downing Street. Ma evidentemente funziona: anche ai suoi no l'Europa ha risposto ieri con grandi strette di mano. Chirac ha parlato di un «cambiamento sensibile nell'approccio britannico alla costruzione europea». Kohl ha risposto con sorrisi ai sorrisi, lasciando intendere che pur di concludere fra tre settimane al vertice di Amsterdam la revisione del trattato di Maastricht è disposto probabilmente a non poche concessioni: «Amsterdam dev'essere un successo. Certamente lo sarà. Anzi, c'è già un trattato di Amsterdam». In un clima che è stato talora da primo giorno di scuola, non sempre Blair ha accettato di fare lo scolaro. Ma è riuscito a farsi perdonare: «La sua cordialità non è una cosa nuova», ha commentato Chirac. E poi Blair ha imparato da James Bond che non bisogna «mai dire mai». «C'è un desiderio generale di raggiun¬ gere un accordo», ha detto rincuorando i partner: «Occorre una nuova Europa per il nuovo millennio». L'età conta, eccome. Il più giovane dei partner europei, e probabilmente anche il più in forma, è riuscito per tutta la giornata ad apparire dinamico e scattante, con il ministro degli Esteri Robin Cook talora costretto ad arrancare nella sua scia. La presidenza olandese ha persino dovuto cedergli la sua sala di briefing - più ampia - per fare fronte alla ressa dei giornalisti. E lui, in un elegante abito fumo di Londra, con la cravatta rossa a pois argentei sovente scartata durante la campagna elettorale in favore di un più pacato blu, ha portato anche in Europa la nuova ventata dinamica: talora scanzonato, come quando nella conferenza stampa conclusiva si è congratulato per il «trionfo elettorale» del giornalista inglese Boris Johnson, candidato conservatore in realtà brutalmente trombato. Ma anche attento neofita: con eleganza, per esempio, ha chiuso con parole di amicizia e arnmirazione il «malinteso» con l'Italia, a suo dire «forte protagonista» europea. Ha trovato, insomma, il modo adatto e le orecchie disponibi¬ li per enunciare l'europensiero della nuova Londra. Le sue priorità sono chiare: completamento del mercato interno, allargamento dell'Unione, riforma della politica agricola, competitività, posti di lavoro, cooperazione in politica estera (ma non comune, come i partner vorrebbero). Ha mollato sul capitolo sociale, ma purché questo non si traduca in una miriade di regolamenti da Bruxelles che «creino un peso per il mondo del lavoro». Ha concesso qualche briciola in tema di voto a maggioranza (ambiente, politica regionale, ricerca, lotta antifrode e politica industriale) ma non sui temi più caldi. E sempre a ribattere sul suo credo pragmatico, che rifugge gli ideali federalisti di un'Europa che vuole riconoscersi come unità politica. «Voghamo un'Europa di Stati indipendenti», ha detto; e ha parlato di «cooperazione dove ciò sia sensato». Promesse a metà. Ma sono bastate, a un'Europa che delle battaglie con Londra ricorda i «no» di Maggie Thatcher e la guerriglia comunitaria - ripicca per mucca pazza - di John Major. «No all'antieuropeismo viscerale», ha detto ieri Blair per strappare un bel voto all'esame europeo, facendo dimenticare la sua minaccia di altri no se i Quindici non gli regaleranno una riforma della politica sulla pesca. Che poi nella sostanza Londra non abbia fatto grandi passi avanti è poco importante: a Noordwijk, sulle dune battute dal vento del Mare del Nord, la barca laburista era troppo attesa per poter deludere. E Blair, baciato dal sole che mitigava i freddi della primavera olandese, ha giocato fino in fondo la carta del fascino e dell'entusiasmo: «Mi hanno accolto - ha detto - come l'elettorato britannico». Sa bene che il vertice di Amsterdam, la «notte dei lunghi coltelli» del 16 giugno da cui l'Unione vorrebbe il trattato per il suo futuro, non sarà un altro «Blair Day». Fabio Galvano le sue mezze promesse sono bastate dopo le guerriglie comunitarie di Maggie e di Major * ★ ★ '" ★ ★ m Qui accanto Helmut Kohl Nelle foto In basso Prodi con l'irlandese Bruton e (foto à destra) Chirac con l'olandese Wim Kok e U'air [FOTO ANSA]