Pensioni, Bertinotti boccia il governo

Pensioni, Bertinotti boccia il governo Ma spunta un patto segreto con Rifondazione. Entro venerdì il Dpef: tagli tra 7 e 9 mila miliardi Pensioni, Bertinotti boccia il governo Prodi: non è lui il premier ROMA. «Andremo avanti: Bertinotti non è il presidente del Consiglio», risponde Romano Prodi al nuovo altolà di Rifondazione. E allora sullo Stato sociale è davvero arrivato il momento delle decisioni? Sulle pensioni di anzianità - la questione che può spostare più voti - i partiti si stanno già schierando per la battaglia, in un ordine che scompagina anche le file del Polo, non solo quelle della maggioranza. Sono per la modifica Pds, Ppi, Rinnovamento italiano e Forza Italia; contro An, Ccd, Lega Nord (novità di ieri), e poi Rifondazione. Rifondazione? Il presidente del Consiglio si dice convinto che «si troverà un accordo», invita a comprendere il significato dei «se, se, se» pronunciati da Bertinotti. E tanto ha girato la voce che una qualche intesa segreta tra i due già ci sia, da spingere ieri il responsabile di Rifondazione per le politiche sociali, Franco Giordano, a farsi avanti per smentirla: «E' assolutamente infondata». La tabella di marcia del governo prevede di approvare il «Dpef», il documento di indirizzo con le linee generali della manovra '98, giovedì 22 o venerdì 23 dopo consultazioni con le forze sociali e con la maggioranza a livello forse solo di capigruppo, non di segretari di partito. «Siamo vicini ai calci di rigore», commenta il presidente onorario della Fiat, Giovanni Agnelli. Andando avanti entro venerdì con il «Dpef» il governo indicherebbe i vincoli del successivo negoziato per la successiva riforma dello Stato sociale; ed è questo che preoccupa i sindacati. La bozza di Dpef preparata al Tesoro indica in 7-9 mila miliardi i tagli necessari, non per ridurre la spesa sociale, ma per evitare che seguiti a crescere a rotta di collo. Non ci sarebbe alcuna suddivisione trai capitoli da cui ottenere questo risultato. Per le pensioni il testo indica alcuni punti di intervento, da 6 a 8, con alcune ipotesi alternative. «Del contributo di solidarietà non abbiamo discusso» assicura il ministro del Commercio estero Fantozzi. Però pare che tra i punti, sia pure come «eventuale», quel contributo ci sia. La logica è che non si possono imporre limiti alle nuove pensioni di anzianità senza chiedere un lieve sacrificio a chi ne ha goduto prima senza limitazioni. Le ipotesi sono: o togliere l'l% ai pensionati per anzianità che non hanno ancora compiuto i 60 anni, o ridurre ugualmente dell'1% la loro scala mobile; in entrambi i casi le pensioni di livello più basso sarebbero esentate. C'è anche un'alternativa: aumentare i contributi sanitari a carico di tutte le pensioni. Nuovi sondaggi riservati compiuti dal governo avrebbero dimostrato che la maggioranza degli italiani è favorevole a rivedere le «babypensioni». Ma ovviamente coloro che sperano di goderne sono una minoranza molto agguerrita, ed elettoralmente significativa. «Le pensioni di anzianità non si toccano. Taglino da qualche altra parte» se ne è uscito ieri Umberto Bossi. All'interno del Polo si tìtiga. Marco Taradash, liberal-radicale di Fòrza Italia, vede una «involuzione» nel no di An, e rimprovera a Gianfranco Fini, come a Clemente Mastella del Ccd, scarsa coerenza con il sì che dettero alla riforma delle pensioni di Berlusconi nel '94. Le cifre del «Dpef» probabilmente continueranno a oscillare fino a venerdì. L'importo totale della manovra '98 resta per ora fissato in 25.500 miliardi ma potrebbe salire un poco se il resto del governo approverà la concessione agli insegnanti in attesa di pensione annunciata ieri dal ministro della Pubbli¬ ca istruzione Luigi Berlinguer. Una nuova ripartizione della cifra, prospettata ieri dal sottosegretario al Tesoro Piero Giarda in una riunione con il Ppi, abbassa da 8 mila a 6 mila minami la quota da ottenere con le entrate fiscali. Si viene così incontro alle proteste del ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Ieri Visco, per l'appunto, ha confermato che si interverrà sull'Iva, alzando l'aliquota oggi al 4% che comprende soprattutto generi di prima necessità; ma assicura che «l'impatto sull'inflazione sarà ininfluente». In questo caso il gettito dell'operazione sarebbe modesto, non superiore ai tremila miliardi. Stefano Lepri Due ipotesi sull'anzianità togliere l'uno per cento a chi non ha ancora 60 anni o ridurre la scala mobile Per la modifica pds, ppi Forza Italia e Rinnovamento Contrari a cambiare An, ccd e Lega Nord In alto il ministro per l'Economia Carlo Azeglio Ciampi: è stato lui a fare la relazione sul Dpef al Consiglio dei ministri A destra il presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Fòrza Italia, Roma