Lippi: ancora uno sforzo di Fabio Vergnano

Lippi: ancora uno sforzo Lippi: ancora uno sforzo «Può diventare una stagione unica» BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO Emozione mista ad un pizzico di paura. Chissà quale mano maligna ha voluto progettare un finale così movimentato. La Juve ha dovuto attendere venti minuti negli spogliatoi prima di festeggiare. Poi è esplosa la gioia più sfrenata e anche più scontata. Si pattina sulla crema per massaggi con cui il solito buontempone di turno ha cosparso tutto e tutti. Una piccola novità rispetto alla solita spuma da barba e alla banalissma doccia di acqua gelata. Il resto era già scritto: i cori, gli occhi lucidi. Peccato, sarebbe stato tutto più bello e grande se lo scenario fosse stato quello del Delle Alpi. All'uscita dalla tribuna ecco Bettega: «Paura per l'invasione di campo? Ma cosa dite, abbiamo vinto lo scudetto, cosa ci può importare di tutto il resto? Sono contento non per aver conquistato l'ultimo, decisivo punto, ma per quello che questa squadra ha fatto nelle altre trentadue partite». A ruota, Antonio Giraudo che non vuole vincere, ma stravin- cere: «E' il terzo trofeo che conquistiamo quest'anno. Sta per delinearsi una grande stagione». E il presidente Chiusano è tutto per Lippi: «Il tecnico ha dato uno stile di gioco e ha fatto diventare tutti dei professionisti. Con quest'altra vittoria entra nella storia». Ed eccolo il Marcello Grandi Trionfi. Non trascende, non abbandona neppure questa volta il suo proverbiale distacco. La gioia per questo scudetto l'ha esternata ai suoi ragazzi, ma davanti a taccuini e microfoni ritorna il Lippi di sempre: «Io nella storia? Diciamo che sono entrato in una piccola parte di storia della Juve». Dimentica per un attimo la partita, il racconto del campionato per fare una dedica importante: «Speriamo che l'iniezione di fiducia che provoca in tutti noi questa vittoria possa essere trasferita a New York dove c'è Giovannino Agnelli che sta combattendo per A ine un campionato ancora più importante del nostro? Questa fiducia aggiunta alla sua, spero gli permetta di vincere. Gli mando un abbraccio e un saluto particolare». Un attimo di commozione, poi Lippi viene travolto dalle domande di chi vorrebbe che in tre minuti riassumesse trentatré partite. Il tecnico parte con un fatto statistico curioso: «Si vede che pareggiare la prima partita in trasferta porta buono. Due anni fa è successo a Brescia, quest'anno a Reggio Emilia. Sempre con Lucescu in panchina. A parte gli scherzi, è stata una stagione eccezionale: scudetto, Coppa Intercontinentale e Supercoppa. Eccezionale». E ripete quell'aggettivo con gusto particolare. Gli danno una bella porzione di merito per tutto questo, ma Lippi come al solito non prende nulla tutto per sé: «Ciò che abbiamo fatto è frutto dei sacrifici di quelle persone fantastiche che compongono il nostro gruppo. In questa vittoria c'è la mano di tutti, altrimenti non saremmo mai riusciti ad arrivare tanto in alto». Gli chiedono quale sia la pagina più bella scritta dalla Juve. Lippi non ha la memoria corta, ma volutamente dimentica il passato: «Oggi abbiamo scritto la storia più bella. E' stata una partita vera, Pinato ha fatto grandi parate, noi abbiamo liberato spesso l'uomo al tiro, ma lui ha sempre salvato. Poi è arrivato questo benedetto gol. Adesso dovremo essere bravi mercoledì a Monaco, per aggiungere anco¬ ra qualcosa e far diventare unica la nostra stagione». Forzare il muro di ostinata normalità del Marcello è impresa ardua. Scudetto più difficile degli altri? Lippi nega: «Sono tutti uguali. Vincere in Italia è sempre qualcosa di unico, in nessuna parte d'Europa è difficile come da noi. Ma c'è voluta una Juve bella sempre, proprio perché per essere i primi qa non puoi concederti mai una pausa». Adesso il Borussia. Oggi cominciano le grandi manovre di avvicinamento alla finale di Monaco. Lippi garantisce che è tutto sotto controllo: «La squadra è in buone condizioni, siamo sereni e concentrati. Sappiamo le difficoltà che ci aspettano. Tutte legate alla forza dei tedeschi, perché sui miei giocatori non ho dubbi. Ormai sono abituati a tutto». Infine, un pensiero per luliano, il goleador dello scudetto: «Lui è la prova che in questa squadra non ci sono mai state primedonne». Fabio Vergnano «Dedico la vittoria a Giovanni Alberto Agnelli che a New York sta combattendo per un campionato più importante del nostro»

Luoghi citati: Bergamo, Brescia, Europa, Italia, Monaco, New York, Reggio Emilia