La splendida eresia di Lippi di Roberto Beccantini

LA SPLENDIDA ERESIA DI LIPPI LA SPLENDIDA ERESIA DI LIPPI DBERGAMO ALLO scrigno del Centenario, la Juventus continua a estrarre gioielli. Dopo la gemma Intercontinentale di novembre, e la Supercoppa d'Europa, a febbraio, ecco lo scudetto in una appiccicosa sera di maggio. La Signora è campione d'Italia per la ventiquattresima volta, la seconda nelle ultime tre stagioni, da quando Umberto Agnelli ne ha ereditato il comando e scandito la rifondazione. Nell'albo d'oro, succede al Milan. Il pareggio di Bergamo (con invasione e pauroso fuggi fuggi, di heyseliana memoria) le consegna un titolo meritato, costruito sulla difesa, la migliore del campionato, e scavato a dicembre con violenti colpi di piccone (quattro vittorie consecutive: Bologna, Sampdoria, Udinese, Verona). Uno dietro l'altro, hanno ceduto tutti: l'inaffidabile Inter, il sorprendente Vicenza, la briosa Sampdoria, il roccioso Parma. Mai in corsa, Milan e Fiorentina, Roma e Lazio. E' lo scudetto di una rotazione scientifica e ossessiva, che ha ucciso il concetto di formazione tipo e polverizzato le barriere fra titolari e riserve. E' lo scudetto di Marcello Lippi, e del suo pragmatico eclettismo. Continuiamo a pensare che siano i giocatori a fare la differenza. L'ultimo Lippi costituisce una splendida eresia. Favorito non era lui, era il Milan, presto dissoltosi nelle nebbie di Tabarez e Sacchi. Se il campionato è stato globalmente mediocre, e se la Juve umbertina ha gli stessi punti della scorsa stagione, 64, e addirittura sei in meno della prima, non si può trascurare Roberto Beccantini CONTINUA A PAG. 31 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Lippi, Marcello Lippi, Sacchi, Tabarez, Umberto Agnelli