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Torna il cacciatore bianco In Kenya, dopo 18 anni, cade il divieto: restano protette le specie rare Torna il cacciatore bianco TLONDRA ORNA il cacciatore bianco. Torna Clark Gable con il fucile al braccio e Grace Kelly al fianco: con la differenza che questa volta spara davvero. Dopo un divieto durato 18 anni, in cui (unico Paese africano) tutte le specie animali erano protette, il Kenya riapre le porte alla caccia grossa. Per il momento soltanto gli animali non in pericolo di estinzione - zebre, gazzelle, impala, bufali - potranno essere fulminati dalle doppiette; ma non può capitare di sbagliare la mira e lasciar secco un leone? Mentre l'Europa - Italia compresa - chiude sempre più le porte ai souvenir esotici, l'Africa le riapre a suon di pallettoni. Tornano i trofei, le teste imbalsamate che si credevano cose del passato. Per il bene, si dice, delle popolazioni locali: evidentemente i safari fotografici rendono meno, l'uomo preferisce il sangue alla pellicola. Una gazzella può «costare», a chi la caccia, fra 60 e 200 dollari. Spiega chi sostiene il nuovo progetto di legge, il cui iter è una pura formalità: «La differenza è fra la sopravvivenza e il fallimento per molti agricoltori». E c'è già chi dice: perché non permettere la caccia - controllata - anche ai leoni, ai leopardi, agli elefanti e ai rinoceronti che già vengono uccisi con la benedizione delle autorità perché dannosi ai raccolti e pericolosi all'uomo? Il mese prossimo, alcuni Paesi africani, guidati dallo Zimbabwe, chiederanno l'abrogazione del divieto al traffico d'avorio. Le popolazioni impoverite e affamate, dicono, vengono prima degli elefanti. In termini di carità cristiana il ragionamento non fa una grinza. E anche il Kenya, riaprendo le frontiere agli avventurieri del fucile, non fa che rispondere ad analoghe esigenze. Ma viene anche il dubbio che la carità cristiana c'entri poco nel continente dei Mobutu; che gli interessi siano altri. Africa, addio. Fabio Galvano