Dieci anni d'eternità di Marco Neirotti

TORINO^ TORINO^ 39 smo - del quale ampiamente, testardamente partecipe -, non ci sia qualcosa di buono? Diversissimo dai torinesi, a Torino mi sento di casa. Per quel che mi riguarda, potrei rovesciare quella domanda iniziale: dove altrove volete che nascesse il Salone del Libro, che festeggia oggi il suo decimo compleanno? Beniamino Placido Dieci anni d'eternità ESSUNO'sa dire se ha incominciato Beniamino Placido oppure Guido Accornero. Ma sta di fatto che, a quanto pare, preparavano il decimo Salone del Libro ripetendosi l'un l'altro una frase dapprima in sordina poi sempre più comprensibile, che ha contagiato l'intero staff, a partire da Paolo Verri. Nei locali dell'ex fabbrica del Lingotto, raccontano, risuonava un delicato coro: «Saremo immortali». Salone del Libro, anno decimo, entusiasmo e gioia che generano una sindrome da onnipotenza? Può darsi, e può darsi che sia stata la prudente inventiva di Carmen Novella, responsabile dell'Ufficio Stampa, a suggerire dapprima di aggiungere una «m» tra parentesi e in seguito anche un interrogativo, così da stemperare l'esaltazione in un «Sarem(m)o immortali?» altrettanto intenso però molto meno Sospetto. E ancora sua l'iniziativa di vendere ai giornalisti l'idea non come disturbo della personalità bensì come un quesito collettivo: esiste l'immortalità dell'anima? e quella dell'arte? Così il Salone è rientrato nei ranghi. Ma non è vero. Dieci anni di Salone sono proprio la storia di una regolare uscita dai ranghi, puntigliosamente messi in ordine e poi utilizzati come tronchi su cui far crescere rami anche improvvisati. Certo, nessuno si è esaltato, nessuno ha avuto un delirio di immortalità della manifestazione. Però, ancora una volta, si è posto al centro delle giornate del Lingotto un tema (ne parla qui accanto Giorgio Calcagno) che è alto eppure di tutti, che è difficile eppure affascinante. La storia è quella di un'iniziativa che, nascendo, aveva bisogno di dimostrare il proprio diritto ai meriti. Nei primi anni erano i Nobel a presenziare all'inagurazione, però, in contemporanea, la gente rincorreva gli scrittori, divi da tv soprattutto, tra gli stand, li ammirava e rideva delle gaffes, tutti parte di uno stesso ambiente. I convegni internazionali attraevano pubblico, ma intanto si leggevano in anticipo le tendenze del mercato (come accadde con la grande ripresa dei tascabili). Poi, anno per anno, i grandi temi, di vasto richiamo ma pure occasione di fughe improvvise, di sorprese. Non a caso il convegno era un genere morto, non sepolto per una curiosa forma di carità. Il Salone ha restituito i convegni. E' il luogo dove, dall'esordio a Torino Esposizioni a oggi, è sempre successo qualcosa di nuovo. L'anno scorso è nato anche un figho, il Salone della Musica, ancora un poco incerto, ma molto vivace a giudicare dai suoi strepiti. Per questo forse, per questa capacità rigenerativa che, senza mutare la formula, ha reinventato ogni anno le proprie seduzioni, se non esiste delirio di immortalità, almeno possiamo ammettere che esiste il sapore di dieci anni d'eternità. Marco Neirotti IL TEMA DEL 1997

Persone citate: Beniamino Placido, Carmen Novella, Giorgio Calcagno, Guido Accornero, Paolo Verri

Luoghi citati: Torino