Un terrìbile flagello per l'agricoltura

Un terrìbile flagello per l'agricoltura Un terrìbile flagello per l'agricoltura SI raccontano storie terribili sui maggiolini, coleotteri scarabeidi noti con il nome scientifico di Melolontha melolontha, che ci arriva dai Greci, come suggerisce una battuta della commedia «Le Nubi» di Aristofane: «Aprite un varco al vostro ingegno, lasciatelo volare dove più gli aggrada, come la Melolontha legata per una zampa a un filo». Si dice che nel 1574 i maggiolini in Inghilterra furono tanto numerosi da impedire di girare alle ruote di molti mulini. In Irlanda nel 1688 formarono una nuvola così fitta da oscurare il cielo, distruggendo tutta la vegetazione, per cui il paese prese le desolate sembianze dell'inverno. Di giorno il rumore delle loro mascelle pareva quello che si produce segando un grosso pezzo di legno e la sera il loro ronzio sembrava un rullo lontano di tamburo. Gli irlandesi, privati di altro cibo da queste ingorde spaventose creature, furono costretti a cuocerle e mangiarle. Nel 1804 un forte vento fece precipitare nel lago di Zurigo frotte di questi insetti che formarono un banco fitto di corpi sulla sponda. Nel 1841 la città di Macon, in Francia, fu invasa da nuvole di maggiolini che coprivano le strade e si raccoglievano a palate. In Francia nel 1832 legioni di maggiolini aggredirono una diligenza accecando i cavalli che, spaventati, si rifiutarono di proseguire e dovettero essere riportati dal conducente al villaggio. Queste storie si narrano del maggiolino adulto, nel suo stadio immaginale, quello che dura lo spazio di una breve stagione, per il maschio il solo mese di maggio. E' questo il periodo in cui escono dal terreno, voraci divoratori di vegetali di ogni genere, con preferenza per gli alberi aTcjnoma' alta delle latifoglie. Le malefiche creature durante il giorno stanno immobili sotto le foghe che saranno vittime delle loro devastanti mascelle, al riparo dal sole che sembra intorpidirle. E al calare delle tenebre spiccano il volo, con quello slxaordinario modo che hanno i coleotteri, goffi e pesanti: aprono e chiudono ritmicamente le elitre anche per alcuni minuti, per riempire le trachee d'aria, e via verso il bosco, con un monotono ronzio. Dopo una quindicina di giorni la gran fame si placa e, satolli, si dedicano ah"amore, Si accoppiano tra le foghe e le erbe, i resti del loro frenetico banchetto. Il maschio sale sul dorso della femmina e unito a lei si lascia cadere all'indietro, rimanendo così sospeso parecchie ore, men- 2 m mm Nel 1688 in Irlanda l2||i|lj|§ distrussero m^ÙÈàmm completamente ogni vegetazione e i contadini affamati furono costretti a mangiarli Oggi non si vedono quasi più per le mutazioni dell'ambiente e per le arature profonde che distruggono i loro nidi tre la femmina resta aggrappata alla pianta. I maschi, facilmente riconoscibili per le antenne che terminano con una mazza costituita da articoli adagiati uno sull'altro, ma apribili come le stecche di un ventaglio, sono di solito i primi ad uscire dal terreno, e sono anche i primi a morire, qualche ora o al massimo qualche giorno dopo l'accoppiamento. Le femmine, dalle antenne bottoniformi, vivono il tempo necessario alla deposizione delle uova. Scelgono il terreno adatto alla sopravvivenza delle larve e delle ninfe, ben concimato, caldo, non troppo umido, e qui scavano un foro profondo da 5 a 30 centimetri e al fondo depongono un mucchietto di uova. Poi risalgono in superficie, scavano un altro foro e ne depongono un altro mucchietto. L'operazione si ripete fino a che vengono deposte da 60 a 80 uova, anche scavando gallerie orizzontali, per non salire più in superficie e per morire sotto terra. Le uova schiudono nel terreno dopo 4 settimane e le larve nascono in piena estate. Sono molto delicate, sensibili agli sbalzi di temperatura e all'eccessiva umidità del terreno. In un primo tempo si nutrono di sostanze umifere e poi di tenere radichette fino all'autunno, quando con il freddo si approfondano e restano inattive nell'inverno. La primavera succes¬ siva tornano alla superficie, più grosse e affamate e, sparpagliandosi in ogni direzione, scavano il suolo in cerca di radici più grosse. Così fino al secondo autunno, quando di nuovo tornano sotto terra a vita latente. Nella terza primavera sono grasse e massicce, lunghe 4 o 5 centimetri, biancastre, caratteristicamente piegate a C. Le loro forti mandibole nere lavorano incessantemente attaccando radici di ogni sorta, anche legnose, devastando orti e campi. Nei secoli passati i «vermi bianchi» erano in grado di distruggere ettari di bosco, attaccando le radici degli alberi prima dall'esterno, di modo che inaridivano le gemme corrispondenti a quelle radici, e poi la radice principale, fino a far morire la pianta. Durante l'ultima estate le larve raggiungono il completo sviluppo, e allora scavano nel terreno fino ad un metro e mezzo di profondità per preparare una comoda nicchia in cui in settembre si compie la meravigliosa metamorfosi: diventano ninfe e dopo poco più di un mese, rotto il loro involucro, nascono gli insetti perfetti, gli individui immaginali, dapprima molli e biancastri, poi via via sempre più forti e affamati. In maggio inizia la loro risalita verso la superficie e se la temperatura non subisce sbalzi gli insetti escono dal terreno sempre più numerosi e famelici. Se la temperatura ni Da noi quindi le «an* ni. Da noi quindi le «an* nate dei maggiolini» si dbb i ' dovrebbero avere ogni tre . dovrebbero avere ogni tre i : In alto, in una incisione dell'epoca, una diligenza è aggredita da uno sciame di maggiolini in Francia nel 1832 A fianco e sopra a sinistra accanto al titolo, esemplari di specie diverse di Melolontha si abbassa gli sfarfallamenti si interrompono e riprendono quando le condizioni atmosferiche diventano più propizie. Il ciclo del maggiolino è dunque, almeno d. ' noi, triennale in pi: mira; in montagna'e" nei paesi d'Europa dove la temperatura media è più bassa (inferiore a 9°C) il ciclo dura 4 o eccezionalmente 5 an¬ ni. Da noi quindi le «an* nate dei maggiolini» si dovrebbero avere ogni tre anni, non sempre con uguale intensità, mentre il loro numero dovrebbe essere molto minore negli anni intermedi. Ma chi oggi ha potuto osservare questo terribile eserci¬ to? Sono passati i tempi in cui i fulmini della scomunica furono lanciati sui Maggiolini, causa di immani danni e carestie; accadde in Svizzera nel Quattrocento e la condanna del tribunale di Losanna fu che il loro immenso esercito fosse bandito dal territorio. Allora però non esistevano i mezzi per fare eseguire la sentenza e i maggiolini continuarono a vivere indisturbati. I loro pochi nemici naturali, il carabo dorato, alcuni ditteri, uccelli e mammiferi insettivori, sono insufficienti a tenerli a freno. Molto ha fatto l'aratura del terreno con i moderni mezzi agricoli, che contribuisce sicuramente a contenere le fameliche orde delle larve. Anche i pesticidi, i diserbanti e tutti quei prodotti chimici che tanto disprezziamo in nome della conservazione dell'integrità della natura, almeno in questo caso sono serviti a tenere a freno quello che era un vero flagello. La situazione si è ora rovesciata e i pericolosi insetti sono diventati sparuti testimoni delle modificazioni radicali che l'uomo infligge all'ambiente. Con la loro eventuale scomparsa si spegnerebbe un'altra nota nel concerto della natura. Caterina Gromis di Trana Base del Cnr nell'Artico E' diventata operativa il 15 maggio la base scientifica «Dirigibile Italia» impiantata dal Cnr al Circolo polare artico, nella Baia del Re, isole Svalbard (Norvegia). La struttura copre 320 metri quadrati e può ospitare otto ricercatori durante tutto l'anno. Le Svalbard ospitano già basi di Francia, Germania, Inghilterra e Giappone. Vitamina C: non esagerare Benché il premio Nobel Pauling abbia sempre sostenuto l'innocuità della vitamina C (acido ascorbico) ad alte dosi, è stato provato che una quantità superiore a 60 milligrammi al giorno può essere dannosa, specie per quel 10 per cento della popolazione che ha, per motivi genetici, un maggior assorbimento di ferro. Premio Gambrinus bando 1997 E' stata bandita la quindicesima edizione del Premio Gambrinus «Giuseppe Mazzotti», destinato a libri di ecologia, esplorazione, montagna e artigianato di tradizione pubblicati dal 1° gennaio 1996 al 31 luglio 1997. La segreteria del premio è a San Polo di Piave (Treviso) presso la Biblioteca comunale. Tel. 0422-855.609. La giuria è formata da Danilo Mainardi, Dino Coltro, Paul Guichonnet, Piero Bianucci, Lionello Puppi, Sandro Meccoli, Paolo Schmidt, Italo Zandonella e Antonio Beltrame (segretario). Cinema scientifico Ultimi giorni per partecipare al Prix Leonardo, il festival del cinema scientifico che si terrà a Parma dal 14 al 18 ottobre. I film devono essere inviati a: Prix Leonardo, via Gramsci 14 43100 Parma. Per altre informazioni: 0521-98.20.31. Internet: atlante di parassitologia La Fondazione Denegri e la Clinica delle malattie infettive dell'Università di Torino hanno creato su Internet un atlante di parassitologia con 350 immagini riguardanti malattie tropicali. Il sito è destinato a crescere con il contributo di scienziati di tutto il mondo. Indirizzo: http://www.cdfound.to.it Dottori ambientali: pagine gialle I laureati in scienze ambientali che desiderano essere inseriti nelle «Pagine gialle dei dottori ambientali» promosse dalla Fondazione Lombardia per l'ambiente possono inviare, entro il 30 maggio, una sintesi della loro tesi e i propri dati a Rosa Maria Panattoni, Foro Bonaparte 12, Milano. Per informazioni: 02-876.716.