L'ANIMA E IL CORPO OGGI VIVONO AI MARGINI di Beniamino PlacidoGianni Vattimo

7 7 SULL'IMMORTALITÀ' Le risposte della religione, della filosofia e della poesia LE risposte della religione e della filosofìa, ore 18,30, sala 500. Coordina Beniamino Placido. Intervengono: Khaled Fouad Allam, Alfonso Berardinelli, Enzo Bianchi, Elena Loewenthal, Giovanni Mariotti, Piero Melograni, Carlo Ossola. Alle 21, sempre sala 500: «Poesia per sempre. I narratori italiani leggono i loro poeti». Intervengono: Alessandro Baricco, Francesco Biamonti, Vincenzo Cerami, Daniele Del Giudice, Silvana Grasso, Marco Lodoli, Maurizio Maggiani, Nico Orengo, Tiziano Scarpa, Emilio Tadini. VOLTI Dal «Solitario» Soriano alla «Medea» di Christa Wolf SE i miti letterari (almeno loro) sono immortali», h. Il, nella sala 500, a cura del Salone del Libro: Anna Chiarloni a colloquio con Christa Wolf (ultimo titolo della scrittrice tedesca «Medea», edizioni E/O). Alle 14, nella stessa sala: omaggio a Osvaldo Soriano, lo scrittore argentino di recente scomparso, un romanzo su tutti «Triste solitario y final» (uscito da Einaudi). Intervengono Alessandro Baricco, Ernesto Franco, Carlo Lucarelli, Gabriele Vacis. Con musiche eseguite da Oscar Alessi. A cura del centro studi Holden. LAVORO Stili, comportamenti e diseguaglianze verso il 2000 IL piacere di lavorare: stili e comportamenti di lavoro alle soglie del terzo millennio». Ore 10,30, sala Berlino, a cura de «Il Sole 24 Ore». Coordina Ernesto Auci. Intervengono Franco Bosisio, Domenico De Masi, Bruno Manghi, Andrea Pininfarina, Maria Ludovica Varvelli Lombardi. Alle 15, nella sala Dublino: «La costruzione sociale delle diseguaglianze di genere nel lavoro». A cura di Scriptorium-Paravia. Intervengono: Bianca Beccalli, Maria Luisa Bianco, Daniela Del Boca, Laura Hoesch, Chiara Saraceno. REBUS Narraci o Musa che cos'è il romanzo e come sta CHE cos'è un romanzo? E come sta? E' morto o è in salute o è in convalescenza? Domande antiche che cercano una risposta nella sala Madrid, h. 18. A cura del Salone del Libro-Festival del Primo Romanzo e del Festival du Premier Roman. Coordinano Giorgio Ficara e Marco Neirotti. Intervengono: Louis Arti, Sergio Astrologo, Giacomo Battiate Giuseppe Caliceti, Giovanni D'Alessandro, Gianni Farinetti, Gabriele Ferraris, Giulia Fiorn, Enrico Fovanna, Jean-Yves Masson, Karine Naouri, Santo Piazzese, Dominique Sigaud, Bernard Simenone, Federico Starnone. CINEMA E ARCHITETTURA Tutti i miti dello schermo: e il «progetto» di Renzo Piano GLI immortali al cinema». (Sala Londra h. 11). Un secolo di celluloide, i miti dello schermo, Bogart e Jean Gabin, Greta Garbo e Marilyn Monroe, Oliver Hardy e Woody Alien. Chi resiste e chi no, i film indimenticabili e film destinati a evaporare. Un viaggio a cura di La Stampa e Specchio. Intervengono Maria Luisa Agnese, Paolo Limiti, Francesco Rosi e Lietta Tornabuoni. All'Auditorium, h. 14 (a cura di Passigli Editore): il mestiere dell'architetto, ovvero l'arte di progettare. Interviene un maestro quale Renzo Piano. L'ANIMA E IL CORPO OGGI VIVONO AI MARGINI Come si è trasformato l'eterno dualismo Sarem(m)o immortali? ANIMA E CORPO Venerdì ore 18 Sala 500 a cura di La Stampa-Tuttolibri e Premio Grinzane Cavour Coordina: Luciano Genta Intervengono: Enzo Bianchi Ferdinando Camon Giuseppe Culicchia Ruggero Pierantoni Edoardo Raspelli Elisabetta Rasy Augusto Romano ON è vero che ci eravamo dimenticati dell'anima e che ora la stiamo riscoprendo, dopo una (lunga) parentesi in cui è sembrato che l'unica realtà fosse il corpo. Piuttosto, ereditiamo una cultura in cui le due nozioni si sono continuamente trasformate, e le differenze o le vere e proprie svolte che ci sembra di registrare sono solo l'emergere in modo separato dei significati che corpo e anima hanno via via assunto nel nostro linguaggio. Se ipotizziamo che la tradizione più antica e consolidata da cui proveniamo sia quella che insegnava a pensare anzitutto all'anima e alla sua salvezza, mettendo in secondo piano, o addirittura negando, i diritti del corpo, allora è chiaro che la cultura novecentesca, con il prevalere di tendenze secolarizzanti, ha anche apportato un profondo riaggiustamento di questa prospettiva. Anche la predicazione della Chiesa e il catechismo hanno di recente accentuato, piuttosto che la dottrina dell'immortalità dell'anima (la quale, come una essenza aerea, lascerebbe il corpo al momento della morte per trasferirsi in cielo, nell'aldilà, ecc.), la promessa e la speranza della resurrezione che verrà alla fine dei tempi, e che dovrebbe restituirci la nostra intera individualità; anche il corpo, dunque - sperabilmente non nella sua condizione ultima, con gli acciacchi e le ferite che lo hanno condotto alla morte, ma in una forma in qualche modo perfetta e definitiva (però è anche scritto che «neque nubent neque nubentur»: questi corpi risorti non avranno relazioni carnali, le loro gioie saranno tutte spirituali; il che ne riduce alquanto l'autentica corporeità, anche se semplifica enormemente la vita...). gere solo a patto di lasciar da parte alcune sue caratteristiche niente affatto marginali, come la sessualità. Ma anche nella cultura laica il «riscatto del corpo», se tale è stato, si è accompagnato a una qualche forma cu spiritualizzazione. Così - quasi riecheggiando una tesi della scolastica medievale, secondo cui è la materia che individua le essenze, di per sé universali - molto pensiero novecentesco ha collocato le radici ultime dell'individualità proprio nel corpo. Quasi parafrasando Pascal, ha pensato che «il corpo ha le sue ragioni che l'anima non conosce»; o forse non sono vere e proprie «ragioni», ma chi ha detto che tutto deve essere riportato alla ragione? Il riscatto del corpo è Nel caso della dottrina cattolica, come si vede, la carne è riscattata e fatta degna di risor¬ gere solo a patto di lasciar da parte alcune sue caratteristiche niente affatto marginali, come la sessualità. Ma anche nella cultura laica il «riscatto del corpo», se tale è stato, si è accompagnato a una qualche forma cu spiritualizzazione. Così - quasi riecheggiando una tesi della scolastica medievale, secondo cui è la materia che individua le essenze, di per sé universali - molto pensiero novecentesco ha collocato le radici ultime dell'individualità proprio nel corpo. Quasi parafrasando Pascal, ha pensato che «il corpo ha le sue ragioni che l'anima non conosce»; o forse non sono vere e proprie «ragioni», ma chi ha detto che tutto deve essere riportato alla ragione? Il riscatto del corpo è stato spesso un aspetto delle tendenze irrazionalistiche della filosofia del nostro secolo, quelle che si sono rivoltate contro il dilagante dominio della «organizzazione totale» della società in nome della imprevedibilità delle nostre scelte individuali, e in generale in nome della libertà. Anche oggi, ci sono buone ragioni per pensare che ciò che davvero i computer non possono fare è riconoscere, cogliere, riprodurre i tratti fisici più minuti di una fisionomia o di una situazione; il senso amichevole o minaccioso di un'occhiata, di un'espressione del viso, di un gesto della mano, per esempio, o di un certo tono di voce, sono assai difficili, e forse impossibili, da ridurre alla logica del calcolatore. Dunque, quello che credevamo il patrimonio più segreto della nostra anima si nasconde forse alla superficie più periferica del nostro corpo? Certo, sembra poco convincente chiamare anima questi tratti marginali del nostro io, i suoi aspetti più contingenti, meno consistenti e stabili. Eppure ciò che ci commuove e ci fa «sentire» lo sfondo che davvero regge la nostra esistenza non è forse spesso il frammento di una musica ascoltata in un'altra situazione, la fragranza della «madeleine» proustiana, una certa luce a una certa ora del giorno che evoca quello che non esiteremmo a riconoscere / nuovi confini che cultura laica e cattolica hanno disegnalo tra spiritualità e materialismo come il nostro vero io? Se c'è qualcosa che può davvero chiamarsi anima, non dovrebbe essere molto distante da questo. Del resto, la vecchia anima della più ingenua immaginazione religiosa, che è esalata dal corpo con l'ultimo respiro, non aveva una consistenza tanto più solida. Com'era eloquente e vero il gioco felliniano (in «Otto Due immagini da «Identità mutanti» di F. A. M. (Costa & Nolan) Sopra, Orlan. perfomer di body art e mezzo»?) asa-nisi-masa: la parola anima nascosta in un enigma costruito con un codice infantile. Stiamo solo riscoprendo la poetica del fanciullino (del resto rispettabilissima), commuovendoci vanamente sulla verità che sarebbe svelata ai pargoli, mentre il mondo «reale», quello della politica, del potere, della produzione, si sviluppa secondo le sue leggi e si prepara continuamente a triturarci nei suoi inesorabili meccanismi? Anche questo, forse. Ma se ragionevole è ciò che si lascia dire senza rompere la continuità con l'esperienza vissuta, diremmo che questa concezione dell'anima e del corpo, del loro unificarsi sotto il segno della marginalità, dell'evanescenza, di una fisicità superficiale e sfuggente, è la più persuasiva che riusciamo a trovare nell'epoca in cui la gabbia d'acciaio del mondo totalmente organizzato si sta bensì trasformando radicalmente in un sistema immateriale di messaggi che però, non avendo odore sapore espressione, non possiederanno mai l'anima, e nemmeno un vero corpo. Gianni Vattimo

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