Meglio Vltalietta dell'exJugoslavia. «Nonnismo» educazione alla violenza

Meglio Vltalietta dell'exJugoslavia. «Nonnismo», educazione alla violenza LETTERE AL GIORNALE Meglio Vltalietta dell'exJugoslavia. «Nonnismo», educazione alla violenza Non difendiamo i secessionisti Il lettore Fabrizio Bussacco sembra difendere, sulla Stampa del 16 maggio, il gesto armato dei secessionisti veneti, sbeffeggiando quella che chiama «Italietta», Preferisce forse la «Jugoslavietta», signor Bussacco? Se grazie all'evidente mancanza di senso critico sua e di tutti quelli come lei, si dovesse arrivare ad ima situazione jugoslava, mi permetterà di ritenerla personalmente responsabile. Per quanto pensare che quelli come lei possano ritenersi persone responsabili è un azzardo assai più coraggioso di qualunque azione possibile degli otto serenissimi patrioti. Antonello Ferraris Valenza (AL) «Ma ilrambismo è tollerato?» Il vergognoso fenomeno del nonnismo, che i comandi militari negano o danno per superato, continua a verificarsi contro le reclute, in particolare nella caserma per paracadutisti, a Firenze. Ragazzi sani e normali ne vengono sconvolti. Ci sono diversi che dicono: «Se continua cosi mi ammazzo». E si sa che su cinquanta o cento che lo dicono uno lo fa, I genitori di un militare mi dicono: «E' pura violenza, educazione alia violenza!». Non è possibile che gli ufficiali non sappiano e che non possano impedirlo, come impedirebbero e punirebbero un militare che soltanto parlasse contro gli eserciti e per la diserzione. Sospetto che il fenomeno sia conosciuto e tollerato come parte dell'«educazione militare», che è sostanzialmente educazione ad uccidere, che riduce l'uomo a forza fisica, specialmente in certi corpi di tradizione «rambistica» come quello dei para. Mi toglierà quel sospetto solo la prova provata che la violenza del nonnismo e condannata e severamente punita in tutte le caserme. Enrico Peyretti, Torino Le sponsorizzazioni, Domenica In e la Bnl Domenica 18 maggio la rubrica di Oreste del Buono ha ospitato una lettera di Francesca Ball arino (Vercelli) sui quiz in Tv. La signora cita anche la Banca nazionale del lavoro, sponsor del gioco finale di Domenica In, criticandola in questi termini: «Prima di tutto c'è da chiedersi perche la Bnl abbia deciso di elargire quei bei gruzzoli a favore del programma della Venier. Se l'istituto bancario gode di un esubero del suo capitale, perché non impiegarlo a riconoscere maggiori utili ai suoi correntisti o meglio provvedere a qualche sostegno a opere di cultura o di beneficenza?». Perché queste domande non rimangano senza risposta, mi sembra doveroso esporre alcune riflessioni. La Bnl è un'impresa che vende anche, anzi soprattutto, prodotti di massa. Tutte le imprese destinano una parte delle loro spese a far conoscere al pubblico se stesse o i loro prodotti attraverso la televisione, i giornali, i cartelloiù pubblicitari. Ciò non significa sottrarre fondi ad alcunché: la Bnl remunera infatti i suoi correntisti secondo le condizioni di mercato (se cosi non fosse, avremmo o troppa raccolta o troppo poca sotto forma di conti correnti), devolve miliardi alla beneficenza (l'impegno per Telethon non ha uguali in Italia e, credo, nel mondo), è assai attiva nella promozione della cultura (il restauro della famosa statua di Antonio Canova «Paolina Borghese ritratta come Venere vincitrice» è stato reso possibile dal sostegno della Bnl che è anche sponsor istituzionale dell'Accademia di Santa Cecilia). Premesso, dunque che la Bnl «deve» fare pubblicità, è legittimo chiedersi perché proprio a Domenica Li e perché regalando premi a chi risponde a domande insulse. La scelta della trasmissione della Venier è legata a quella di utilizzare lo strumento della telepromozione, uno spazio pubblicitario particolare che si discosta dal classico inserto commerciale. Nella telepromozione, che ha una durata molto superiore allo spot, sono i protagoni- Egregio Signor Del Buono, è ormai un anno che l'Ulivo ha raggiunto il tanto sospirato potere e vorrei, questa volta pacatamente e razionalmente, anche bandendo qualsiasi ironia, tentare di fare un bilancio, naturalmente in base alle informazioni che mi sono state trasmesse dai competenti organi. Non siamo, infatti, in uno stadio nel quale quello che è importante, anche se demenziale, è il colore di una maglia, ma in una nazione nella quale importante è la qualità dell'attività svolta da chi è al timone della barca, naturalmente se finalizzata all'interesse del Paese... Ing. Giovanni Bordoni, Torino sti della trasmissione a recitare uno sketch che parla del prodotto, rendendo il messaggio più gradito al pubblico. Il gioco finale di Domenica In va in onda tra le 19 e le 20 della domenica e ha un ascolto elevato, composto da intere famiglie a cui i nostri esperti hanno giudicato interessante spiegare le caratteristiche dell'offerta Bnl su prodotti ormai di larga diffusione, quali le polizze previdenziali, i fondi d'investimento e i mutui. Per poter fare una telepromozione a quell'ora in quel programma, la Bnl ha sponsorizzato, su richiesta della Rai, il gioco finale che sicuramente fa crescere l'interesse del pubblico e quindi l'ascolto, cioè la diffusione del mes¬ saggio commerciale. E' evidente che, con il senno di poi, le vicissitudini della trasmissione (l'inchiesta su presunte erogazioni in nero alla Venier per altre telepromozioni, certi episodi di cattivo gusto da parte dei protagonisti e dei loro ospiti e infine la presunta truffa dei quiz ordita dal fuzionario dell'Intendenza di Finanza) avreb- bero sconsigliato la scelta di Domenica In come canale preferenziale per veicolare i messaggi commerciali della Bnl. Sotto il profilo tecnico la decisione del settembre scorso mi sembra ancora inappuntabile. Mario Sarchielli, Roma Presidente della Bnl Contento lei, contenti tutti. [o. d. b.] «Vorrei ritrovare quel porto albanese» I recenti avvenimenti albanesi mi hanno riportato con la memoria a quando, ragazzo decenne, ascoltavo mio padre che, sottufficiale della Regia Marina Italiana, parlava con orgoglio delle sue missioni oltre Adriatico, in servizio di scorta alle nostre truppe colà destinate nel 1939. Sono quindi riemersi racconti legati a nomi oggi frequentemente ricorrenti come Durazzo, Valona, Re Zog (allora si diceva così, e non «Zogu» come sento dire oggigiorno) ecc. Tra i vari ricordi è anche riaffiorato il nome di un porto, di importanza minore, che si chiamava «Santiquaranta», del quale oggi non sento parlare e che negli atlanti non riesco a trovare. Per cui mi chiedo: a) è possibile che sia esistito soltanto nella mia fantasia? b) è possibile che sia esistito, ma che sia scomparso (o quasi) col tempo? c) è possibile che esista tuttora, ma con un altro nome? Sarò grato a chi mi aiuterà a risolvere l'interrogativo. Francesco Loparco, Torino La nuova vita della burocrazia Ho letto su La Stampa gli articoli dedicati alla semplificazione della pubblica amministrazione avviata con la legge 127 recentemente approvata dal Parlamento. Come ha sottolineato il vostro giornale, si tratta di un pacchetto dì provvedimenti che eviterà ai cittadini di passare molti giorni dell'anno in fi¬ la agli sportelli. Ma che va anche incontro alle esigenze del mondo dell'impresa e che snellirà l'attività delle amministrazioni. Vi sono grato dello spazio e dell'attenzione dedicati a questa legge. Non so se, come hanno scritto alcum commentatori, si tratti di una «rivoluzione». Di sicuro è uno sforzo serio di ammodernamento della pubblica amministrazione. E' però evidente che per verificare gli effetti della legge occorre un sia pur breve periodo di rodaggio. E, comunque, occorre che le amministrazioni abbiano avuto in mano le nuove disposizioni. La legge è stata approvata la sera di mercoledì 14 maggio. E' stata promulgata giovedì e pubblicata sabato in un supplemento della Gazzetta ufficiale che in molte città italiane non è ancora arrivato. E' dunque evidente che non poteva già essere applicata da tutte le amministrazioni nei giorni scorsi. Alcuni quotidiani hanno ciononostante ritenuto di dovere già sperimentare agli sportelli queste novità e ovviamente sono rimasti delusi: la burocrazia cambia ma nessuno se ne accorge, hanno scritto. Conclusione lecita ma oggi del tutto prematura. Lo si potrà dire caso mai tra un mese, se le inchieste giornalistiche daranno lo stesso esito. E allora le denunce saranno utili. Oggi non aiutano nessuno. Non i cittadini, che rischiano di essere scoraggiati dal far valere i propri diritti. E nemmeno chi lavora nella pubblica amministrazione, additato come il solito impiegato inadempiente. Per far funzionare questa legge è necessario che tutti facciano la propria parte, il governo predisponendo rapidamente i regolamenti attuativi necessari in alcuni casi; le anuiùnistrazioni mettendo in condizione i propri uffici di attuare le nuove disposizioni; i cittadini facendo valere i propri diritti; e il mondo dell'informazione continuando come ha fatto fino ad ora a far conoscere quei diritti. Franco Bassanini, Roma Ministro per la Funzione Pubblica e gli Affari Regionali

Luoghi citati: Durazzo, Firenze, Italia, Roma, Torino, Vercelli