«Quel vagito dalla busta» di R. R.

«Quel vagito dalla busta» «Quel vagito dalla busta» L'addetto alle pompe funebri «Mai visto niente del genere» ROMA. Appena nata Francesca non ha avuto l'amore delle braccia della mamma. Ma il gelido abbraccio di un addetto alla camera mortuaria del San Camillo chiamato per trasportare il «corpicino» all'obitorio. E' ancora emozionato. E' stato lui, insieme con un collega, ad accorgersi del «miracolo», della rinascita di Francesca che sul duro tavolo della morgue ha flebilmente «protestato», come a dire: «Sono viva». Nelle sue parole c'è tutto l'orrore e l'assurdo della vicenda. «Siamo stati io ed un mio collega - racconta questo involontario protagonista della storia - a renderci conto che da quel corpicino chiuso in una busta venivano vagiti e lamenti». L'uomo, che ha voluto mantenere l'anonimato, fa parte dell'equipe di collaboratori delle quattro agenzie di pompe funebri che gestiscono la camera mortuaria. «Lunedì mattina alle 8,40 - ha detto - siamo stati chiamati per andare a prendere il corpicino di Francesca. Siamo arrivati al reparto di neonatologia verso le 9,20 perché nel furgone avevamo caricato anche altri cadaveri. Ci hanno consegnato la bimba in una busta, come sempre in questi casi. Alle 9,25, però, subito dopo aver aperto la busta, mentre il mio collega stava registrando le genera¬ lità della piccola, l'abbiamo subito sentita piangere». Allora, dopo un attimo di sgomento, i due addetti alle pompe funebri capiscono che non c'è tempo da perdere. «Siamo corsi al reparto di neonatologia dove i medici l'hanno subito messa nell'incubatrice», continua nel racconto l'inserviente. Gli esperti assicurano che non è il primo caso di bambini nati in una situazione di «morte apparente», ma a lui queste parole non bastano per farsene una ragione. «Faccio questo lavoro al San Camillo da 34 anni - dice - e non mi era mai capitata una cosa del genere. Mai». [r. r.]

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