Ultimo saluto a Francesca la bimba morta due volte di Maria Corbi
Ultimo saluto a Francesca la bimba morta due volte Si e spenta la neonata che dopo il parto era stata portata all'obitorio. Sospeso un dipendente dell'ospedale Ultimo saluto a Francesca la bimba morta due volte ROMA. Francesca non ce l'ha fatta. E' morta ieri mattina, nell'incubatrice che è stata per tre giorni la sua culla. E la sua speranza. Ma non c'è stato il lieto fine. La piccola, nata dopo solo 23 settimane di gestazione, è stata dichiarata morta. E questa volta, purtroppo, non c'è spazio per i miracoli. Se così voghamo chiamare il «risveglio» della piccola sei ore dopo la nascita, lunedì mattina. Quando distesa su un tavolo dell'obitorio ha fatto sentire i primi vagiti. Il papà di Francesca, Giuseppe Domenici, racconta che è stato un «dipendente di una ditta di onoranze funebri mentre stava attaccando il cartellino sul corpo di Francesca, avvolta in un lenzuolo, a sentirla piangere». L'uomo vuole essere lasciato solo. La sua è quasi una supplica. Ha solo la forza di consolare la moglie, sotto choc, ancora nel suo letto in corsia. «Mi hanno detto - spiega prima di fuggire dai taccuini dei giornalisti che è morta per insufficienza respiratoria». Più che un «miracolo», quella di Francesca è stata un'assurda storia in cui vi sono molte responsabilità per una troppo affrettata dichiarazione di morte. E adesso la Procura di Roma indaga. E' stato aperto un fascicolo per capire cosa è successo. Se la morte della piccola è da addebitarsi a negligenza e imperizia, oppure è un fatto in cui non si possono ravvisare ipotesi di reato. Gli articoli del codice penale rilevanti riguardano «omicidio colposo» e «abbandono di minore». Il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Angelo Palladino, ha affidato una consulenza ad un medico legale che dovrà accertare cosa abbia provocato la morte di Francesca Domenici. I genitori della piccola sono stati ascoltati tutto' il'pomeriggio dalla polizia. Quel che è certo è che le prime sei ore di vita di Francesca - che in realtà i genitori avrebbero voluto chiamare Simonetta sono state durissime. Chiusa in un sacchetto di plastica e portata in un camion, insieme ad altri cadaveri all'obitorio. Se il passaggio dal grembo materno alla luce è duro per tutti i neonati, per lei lo è stato di più. Il freddo, la mancanza di cure intensive, quanto possono avere stremato un corpicino già debolissimo? Domande che hanno torturato i genitori di Francesca e che adesso dovranno avere una risposta. Agli atti c'è la cartella clinica dell'ospedale San Camillo e il referto di morte. Intanto la direzione sanitaria del San Camillo ieri ha deciso di sospendere dal servizio due medici e un operatore sanitario fino alle conclusioni della commissione d'inchiesta dell'ospedale. In serata la sospensione è stata revocata per due dei tre operatori anche se rimane il procedimento disciplinare aperto nei loro confronti. Claudio Donadio, il primario del reparto di ostetricia e ginecologia dove è ricoverata Annunziata Virdò, la mamma della sfortunata neonata, spiega che il termine tecnico adatto al caso di Francesca sarebbe quello di «aborto» visto il largo anticipo con cui è terminata la gestazione. «Comunque la bambina - ha detto il professore - avrebbe avuto seri problemi cerebrali e handicap neuromotori, perché con meno di 28 settimane di gestazione molti organi non sono ancora completamente formati. Già a febbraio la signora aveva avuto un principio di aborto». Se per la scienza medica Francesca è «un aborto», provate a raccontarlo ai genitori. L'hanno pianta credendola morta e poi l'hanno potuta riavere, viva per poche ore. La piccola, nell'incubatrice, sembrava come tutti i neonati, anche se molto più piccola. Solo 600 grammi di grinta. Ma non è bastata per sopravvivere. Maria Corbi Annunziata Virdò, la mamma della sfortunata neonata e un'immagine di un reparto maternità
Persone citate: Angelo Palladino, Claudio Donadio, Domenici, Giuseppe Domenici, Virdò
Luoghi citati: Roma
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